Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Dopo qualche attimo di panico Romelio si riappropriò del suo solito sangue freddo e senza esitazione rispose: “Un momento che vi faccio vedere cosa ho qua dietro, cosa giustifica questo colore rosso sangue.”
Fu un attimo, aprì lo sportello e, con tutta la veemenza che poteva esercitare su quell’ascia, da poco raccolta sotto il tappetino, la fece roteare finendo la sua breve circumnavigazione sul collo di uno degli agenti, mentre l’altro si era allontanato per andare a controllare la bauliera.
Nell’attimo stesso in cui cercò di aprire il bagagliaio sentì toccarsi un piede da una massa sferica: la testa del suo collega.
Non ebbe tempo di impressionarsi che una violenta pugnalata lo centrò in mezzo alla schiena, e a cui ne seguirono due, tre, quattro ...ventisei.
Il rispettato farmacista, però, a quel punto si sentì molto preoccupato; doveva infatti –oltre a liberarsi dei corpi- disfarsi anche dall’auto della Polizia.
Erano le 5 del mattino quando, dopo varie imprecazioni e molta fatica, riuscì a ricoprire la buca contenente i corpi dei due poliziotti.
Si diresse allora verso la macchina delle due vittime, nascosta dietro una foltissima vegetazione: vi versò dentro un po’ di benzina estratta dal serbatoio, prese l’accendisigari dell’auto e un attimo dopo un falò imponente illuminò il volto esterrefatto dalla stanchezza di Romelio.
La mattina dopo, alle nove in punto, aprì la sua farmacia, fece entrare le due commesse e guardò sull’elenco telefonico una balera che lo potesse accogliere il giovedì prossimo, ben distante, come da suo progetto, dall’abitazione.
Improvvisamente sentì un dispiegarsi di sirene dei carabinieri, dei vigili del fuoco, del Pronto Soccorso; molti stridii di freni e dopo qualche minuto una voce che parlava attraverso un megafono.
Erano tutti schierati in ordine circolare con un capitano dei Carabinieri che ordinava immediatamente di uscire.
“Ormai sappiamo ogni cosa. Ieri sera ti hanno visto. Esci, o verremo noi a portarti fuori con la forza e, dopo il macello della scorsa notte, non avremo problemi a spararti ad altezza d’uomo”.
Il farmacista impietrito da cotanto gridare e dalle dure parole guardò verso le commesse e un cliente che stavano discettando su cosa fosse realmente accaduto.
Senza por verbo in mezzo si diresse verso la porta, mentre le impiegate lo sollecitavano a restarsene ben chiuso all’interno.
Sordo ad ogni consiglio, aprì la porta e si diresse verso l’auto. Prese l’ascia e il coltello e si avviò verso le forze dell’ordine deciso a vender cara la pelle.
Avvicinò un giovane militare e lo colpì al braccio destro, poi si voltò verso il capitano brandendo l’ascia, ma venne investito da una serie di colpi di pistola alle gambe; non ancora persuaso, estrasse dalla giacca una piccola pistola e sparò verso il più alto in grado che, schivando il colpo, a sua volta fece fuoco e uccise Romelio.
Le forze dell’ordine, e chiunque fosse lì, rimasero stupiti dalla follia dello stimato farmacista.
Ma subito dopo, si aprì la porta di fianco alla Farmacia e ne uscì Mariano Pastorazzi, che la sera prima aveva investito nei pressi di Arezzo una coppia di persone anziane, uccidendo l’uomo e ferendo gravemente la moglie. Ma, ancora peggio, fu l’omissione di soccorso che gravitava pericolosamente sulla sua testa. Infatti, il giovane completamente ubriaco non ebbe a fermarsi pur essendosi accorto dei due corpi a terra.
Notato da alcune persone venne immediatamente rintracciato il giorno dopo.
Il Capitano Vince Lancella era venuto lì solo per lui… il resto fu solo la causalità, mera relazione intercorrente fra la condotta di Romelio Uguccionne e l’evento reale che fece muovere le forze dell’ordine.
Come dice un vecchissimo proverbio toscano: “Chi ha la coda di paglia ha sempre paura che gli pigli fuoco”.
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