Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Benché il mio interesse e la mia formazione riguardino precipuamente la Storia dell’Arte, soprattutto quella del Medioevo e del Rinascimento, non posso dimenticare che, memore dell’insegnamento di Fernand Braudel, sono debitore culturale anche ad alcuni altri studiosi che non appartengono strettamente a tale campo specifico. Insieme quindi a Guenòn, Evola, Schuon, Burckardt, Coomaraswamy e altri ancora, non posso dimenticare l’opera fondante di Mircea Eliade.
La Storia dell’Arte infatti, è quella curiosa disciplina che, sebbene dati ormai mezzo millennio, è sempre contemporanea ed in perenne evoluzione essendo un “melange” di due elementi culturali: il primo, quello storico, composto di date e documenti oggettivi ed incontrovertibili quasi “scientifico”, il secondo più “umanistico” è creato dall’”intuizione”, da una sorta di “sensibilità” che ci permette di interpretare, leggere e a volte comprendere, un’opera d’arte anche quando non abbiamo elementi scientifici sufficienti. Questo non vuol dire che si possano dire o scrivere castronerie così come troppo spesso avviene. Prima di parlare o scrivere sarebbe bene studiare, conoscere, sapere.
Eliade in tutto ciò è, almeno per me, di enorme importanza, perché ha creato un “metodo”, ha saputo “intuire” e indicare un cammino laddove altri sono stati troppo a lungo ciechi. La comparazione, anche e soprattutto in Arte con le altre discipline come per esempio l’Antropologia Culturale, la Storia delle Religioni, l’Archeologia etc. è dunque fondamentale.
Alla bibliografia dello scrittore rumeno mancava l’ultima fatica edita da Bietti che reca il titolo: “Mircea Eliade. Salazar e la rivoluzione in Portogallo”.
Testo che non conoscevo e che dimostra ancora una volta come l’operato intellettuale di Eliade sia stato a tutto campo e a trecentosessanta gradi, riuscendo così ad essere sempre scomodo e difficilmente “assimilabile” alle grandi correnti culturali di un certo Novecento.
È quasi stupefacente dunque, questa sua approvazione di una “rivoluzione spirituale” in un Portogallo, che, non dimentichiamolo, è stato uno dei pochi paesi ad aver sempre conservato una fedeltà alla Tradizione già all’epoca dei Templari.
Certamente di grande interesse anche per tutti coloro che, contrariamente a me, occupandosi di politica ed economia non potranno che ritrovarvi straordinari richiami, e forse risposte, al nostro momento così caotico e confuso, questo libro vanta inoltre un ottimo apparato critico ed una ineccepibile traduzione.
“Mircea Eliade
Salazar e la rivoluzione in Portogallo”
A cura di
Horia Corneliu Cicortas
Con un saggio di
Sorin Alexandrescu
Bietti Editore
Collana L’Archeometro
Milano 2013
Pagine 304
Euro 24,00
Inserito da piccolo da Chioggia il 27/11/2013 14:38:53
È sera. Quasi notte a dire il vero, dato che mi sono attardato a disegnare. Con ultimi scarabocchi che non hanno né capo né coda. Non sono un pittore, in fondo. Sono solo un disegnatore tecnico e d’architettura, autodidatta per giunta, che a volte si inventa per diletto e melanconia dell’imprendibile una qualche fantasia futurista o astratta. E invero, fatta salva la profonda filosofia dell’Arte Astratta di Evola, con quel bell’inciso …E qui l’arte ha, finalmente e per la prima volta, trovata la sua soluzione spirituale: ritmi illogici ed arbitrari di linee, colori, suoni e segni che sono unicamente segno della libertà interiore… che libera infine nel segno e nel colore assolutamente liberi ed arbitrari una volontà d’espressione non figurata, che cos’è l’astrazione se non pure la possibilità ultima di espressione per chi vuole esprimere ma non ne ha avuto la formazione ordinata in un iter accademico? O non è stato accompagnato, fin da fanciullo, dalle Muse? Mi sdraio e mi lagno con me stesso per la scarna ispirazione eppure sono consapevole che la via futurista o astratta è quella che unica mi rimane per dar volo ad una fantasia messa a dura prova dallo Zeitgeist… A letto accendo la radio e ascolto una voce anonima leggere un articolo di giornale che dalla metà in poi si fa davvero interessante. Si dice che dai dati delle librerie italiane risulta essere salita una domanda inaspettata di libri del poeta Eminescu, di Mircea Eliade, e di fiabe romene e moldave. L’autore dello scritto vedeva, con massima ragione, la causa della ricerca di questi libri nel consistente numero delle donne di quel lembo di Europa orientale che assistono le famiglie italiane nell’allevare i bambini o nell’alleviare la difficile cura dei malati. Queste donne, non essendo il loro compito fatto di sole cure materiali, sono tornate a quell’antico uso di raccontare delle storie ai loro assistiti, e da qui la necessità di rinverdire e nutrire la fantasia con la lettura del grande Eminescu, il poeta dell’”Isola di Euthanasios”, di Eliade e, possiamo aggiungere (l’autore dell’articolo non nominava altri), forse di Vasile Alexandri, o di Ion Gavanescul. L’articolo letto alla radio termina presto ma mi ritorna a tutta una teoria di ricordi. Sono ricordi di letture serrate ed estranee al patetico e monotono regime scolastico. Letture serrate e disordinate eppure meravigliose e libere. Come i vivi brevi paragrafi del trattato di storia delle religioni di Eliade nella piccola libreria di mio padre e mia madre. Come le fiabe romene con i disegni di Val Munteanu e irte del mito antico e di profonde metafisiche. Ancora nella biblioteca familiare. Sono in giro per l’università patavina. Per semplice curiosità sono a lettere straniere dove mi leggo distrattamente i programmi dei corsi. Per l’esame di cultura romena un professore tiene un corso monografico dal titolo: “la narrativa fantastica di Mircea Eliade”. Ecco che tornano altri ricordi luminescenti innescati da questa scarna teoria di parole: la narrativa fantastica di Mircea Eliade sono le storie d’amore raccontate nella casa dai due invitati rimasti soli: Nozze in Cielo. E dove si celebrano le vere Nozze se non a cospetto del cielo e della sua volta stellata? Solo il titolo di questo romanzo è un diamante! E la storia dell’aviatore Andronico e di Dorina fuggiti nella selva e ritrovati a dormire nell’isola di una Romania costellata di boschi e laghi: Il serpente. La trama misteriosa e fiabesca di Notti a Serampore con gli inesplicabili viaggi nel tempo. Le donne romene e moldave raccontano dunque, e danno un nuovo respiro a quella riga di Eliade che ho letta ma non ricordo più dove i popoli non finiranno mai di raccontare storie non poteva che essere così: non sono appunto donne che devono inventarsi di essere anche maestre e vengono dal popolo di un indimenticabile maestro romeno della pedagogia come Gavanescul, del quale intravedo in una sbiadita foto trovata chissà dove il volto gentile e fiorito del bianco della chioma? Qualcosa dunque è rimasto anche presso di noi di un mondo antico e lontano che credevo ritiratosi in un piccolo giardino nascosto. E questo qualcosa vive e si fa sentire ancora. Anche per il mezzo apparentemente disanimato delle onde radio captate nella casuale veglia notturna…
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