Grande successo della Prima della Pergola

Firenze: un mefistofelico Lavia per un esordio grandioso

Repliche fino al 15 novembre (eccetto il lunedì) ore 20,45, domenica ore 15,45.

di Domenico Del Nero

Firenze: un mefistofelico Lavia per un esordio grandioso

Gabriele Lavia

Diabolico.  Gabriele Lavia, protagonista e regista,  si conferma grande mattatore e dà vita a un personaggio davvero repellente, vero prototipo dell’uomo d’affari per cui il successo è tutto e  nessun mezzo è abbastanza spregevole per raggiungere i propri fini. Henrik Ibsen punta spietatamente il dito contro il perbenismo borghese e i suoi asfissianti e malefici effetti, svelando davvero “di  che lacrime grondi e di che sangue”; e Lavia, da par suo, raccoglie la sfida del grande drammaturgo norvegese e senza nulla concedere ad allestimenti stravaganti o forzatamente attualizzati ne fa una messa in scena davvero memorabile.  Una Prima Nazionale con cui il teatro della Pergola ha inaugurato al meglio una stagione ricca di titoli e allestimenti di grande interesse. Una serata senz’altro speciale, a cui hanno preso parte personalità quali Sergio Givone, assessore alla Cultura e Cristina Acidini, soprintendente della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Firenze: tutto esaurito in un teatro rimesso a nuovo, con un nuovo parquet  e un’atmosfera che finalmente parla di una cultura vincente e non in ritirata. Il direttore generale della Fondazione del teatro della Pergola Marco Giorgetti ha preso la parola prima dello spettacolo, ricordando con giustificata soddisfazione il cammino percorso negli ultimi tre anni  e che la presente stagione è dedicata a Alfonso Spadoni in occasione del  ventesimo anniversario della sua scomparsa:  Spadoni fu per ben trentadue anni direttore del maggior teatro di prosa fiorentino, sollevandolo da una situazione di crisi che sembrava senza uscita a un livello di eccellenza internazionale. Un esempio, senz’altro, per i nostri giorni.

Coproduzione della Pergola, del teatro di Roma e dello stabile di Torino,  I pilastri della società  sono incentrati intorno alla figura del console Bernick, perfetto modello  di sepolcro imbiancato che ha costruito la sua vita e il suo formidabile potere in una città della sua Norvegia grazie a una serie di menzogne e di inganni che sono costati la vita di una giovane donna  e la cui colpa è ricaduta ingiustamente sul fratello della moglie (Johan Tonnesen, bene impersonato da Graziano Piazza), che ha dovuto, accompagnato dalla sorellastra Lona, emigrare negli Stati Uniti per non essere travolto dallo scandalo.   Apparenza e menzogna sono dunque le pietre angolari di un “pilastro” che regge una società marcia e corrotta almeno quanto lui, e per di più meschina e stupida: Bernick lo sa e fingendo di spendersi per il  pubblico bene sfrutta la cieca meschinità altrui a proprio vantaggio.  E se alla fine dell’opera il drammaturgo norvegese risponde con chiarezza alla domanda “su cosa si regge una società di uomini” , affermando vigorosamente che i fondamenti sono libertà e verità, nella magistrale interpretazione di Lavia anche la confessione finale con cui il protagonista dovrebbe riscattarsi  ammettendo le sue colpe assume una sfumatura ambigua, per cui sembra  che Bernick riesca ad essere ipocrita sino in fondo,  persino quando è sincero, riuscendo a distorcere per i propri fini anche la verità. E’ questo che dà un ulteriore tocco all’interpretazione di oggi, aggiungendo forse una ulteriore – e purtroppo giustificata – nota di pessimismo in più rispetto al testo ibseniano e mostrando dunque di avere l’occhio ben puntato sulla contemporaneità; ma l’attualizzazione è tutt’altro che invadente e molto credibile.  Splendide anche le scene ( Alessandro Camera) e i costumi (Andrea Viotti), che ricostruiscono in modo brillante un ambiente alto borghese di secondo ottocento senza le smanie di mettere abiti o habitat  “marziani” che trasformano sovente un classico in una farsa in cui c’è ben poco da ridere. Ottima la prestazione di tutta la compagnia,  perfettamente calibrata – già dunque dalla prima assoluta – da una regia sapiente, dinamica ed  efficace: tutti gli attori rendevano benissimo i propri “personaggi”, dalla pie dame in versione protestante che popolano il salotto della moglie del console, prontissime ad alternare un canto pio ad uno spietato pettegolezzo; Giorgia Salari è stata una signora Bernick ingenua e un po’ sciocca, ma anche struggente nel suo ruolo di madre e soprattutto di vittima del mostruoso egoismo ed egotismo del consorte; Andrea  Macaluso un professor Rolund ipocrita e fariseo quanto basta, perfetto prototipo del perbenista protestante; Federica di Martino una Lona  Hessel forse a tratti un po’ troppo “yankee”, ma aggressiva e convincente, perfetta antagonista dell’ipocrita Bernick che pure – almeno così dice – l’aveva perdutamente  amata.

Al termine, una vera cascata di applausi per Lavia e  tutta la compagnia: senza dubbio sinceri e meritati, nonostante … Bernick.  La nave della Pergola, simbolo della presente stagione, ha avuto uno splendido varo: che la navigazione sia altrettanto felice e con il vento in poppa, a tutti i livelli!

Repliche fino al 15 novembre (eccetto il lunedì)  ore 20,45, domenica ore 15,45. 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da chioggia il 06/11/2013 12:43:52

    bello! deve esser stata una recita riuscita perché è notevole leggerne pure il resoconto davvero ben scritto di Totalità. e un bravissimo ai carneadi attori della serata che han saputo fingere la falsità che raggiunge fino agl'imi fondamenti denunciata dal grande Norvegese. rimesto a questo mio omaggio la burla dei carneadi perché qui, nella mia Chioggia, quando i mattoni si son addormentati, e gl'intonaci rossi son fatti viola dal mantello blu della notte io scendo in strada a incontrare il fantasma di Eleonora fanciulla. e lei mi recita Ibsen per me solo. non ci servono luci di palcoscenico: i deboli fanali notturni e le stelle accese bastano. l'acqua dei canali colle sue scaglie tremule di luce riflessa è più viva del pubblico più entusiasta. e io quando questo dolce fantasma di bambina deve tornare da dove venne non posso far altro che attender i rintocchi del mattino dell'orologio del Dondi e ritornare al solito teatro quotidiano. per questo vi lascio all'istante e torno ai miei uffici. salutone a tutti bacione a tutte.

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