Editoriale

I miserabili che si fanno rimborsare 50cent e il sistema che autorizza le spese

Il vero scandalo? Che non esista un protocollo su quali siano le spese rimborsabili

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

i risiamo con gli scontrini e i rimborsi. Dopo il clamoroso caso Fiorito che ha scoperchiato il vaso di Pandora delle spese sconsiderate e anche un po' truffaldine nel Lazio, cui è seguito a ruota il caso del Piemonte e della Lombardia; in Sicilia non provano neppure a controllare nella regione delle macro spese: il più alto numero di addetti stampa, gli emolumenti più alti e via andando all'insù in tutto, sarebbe quasi ridicolo controllare le spesucce minute dei consiglieri.

Ora tocca alla "rossa" Emilia Romagna. Anche in questo caso a dimostrazione (se ce ne fosse stato bisogno) che la politica è il luogo del furtarello autorizzato in maniera assolutamente trasversale, che le vere larghe intese sono quelle sui soldi da spartirsi equamente in misure diverse.

Di nuovo leggiamo di richieste di rimborsi che ci lasciano attoniti. Pensavamo che il barattolo della Nutella messo in conto alla regione Lombardia fosse il colmo della miseria intellettuale, morale, etica per non dire amministrativa e politica.

E invece, poiché non c'è limite al peggio, c'è stato un miserabile che ha messo in conto e si è fatto rimborsare i 50 cent di un bagno pubblico.

Mi chiedo però: a fronte dell'indubbia vocazione all'accattonaggio di chi chi fa politica negli enti pubblici, a fronte della ignobile pochezza etica e morale di chi cerca di "mangiare" anche le briciole ad un erario estenuato; infine a fronte della risaputa tendenza (da sempre e in ogni luogo ahinoi) a rubacchiare dalle casse pubbliche nella forma delle spese gonfiate, perché i rimborsi vengono pagati a prescindere?

Voglio dire che a fronte del disgusto che provo per il miserabile che si è fatto rimborsare il barattolo della Nutella, o 50 cent del bagno pubblico, provo ancora più disgusto nei confronti di chi quei rimborsi li ha autorizzati.

Possibile che non esista un protocollo per cui vengono rimborsate soltanto alcuni tipi di spese legate al mandato? E se c'è come può rientrarci il barattolo della Nutella o il bagno pubblico.

Il fatto che siano spese minime mi disgusta assai di più degli scontrini sulle cene per 20 persone. Comprendo infatti, e mi sembra anche giusto, che si conceda, a chi fa politica o comunque ha una rappresentanza pubblica, un tot per le cosiddette spese di rappresentanza nelle quali una cena anche costosa, ci sta; i viaggi ci stanno se documentati, i convegni ci stanno (per documentarli basterebbe che i relatori invitati fossero pagati solo dietro deposito della relazione scritta).

Quindi non si tratta di contestare il principio delle spese all'individuo, ma al sistema che permette all'individuo di sfogare le peggiori pulsioni al profitto truffaldino.

Basterebbe non rimborsare certe spese, esattamente come avviene in qualunque azienda privata dove si stabilisce un budget (di solito al ribasso e non con inusitata larghezza) ma all'interno di quello non si accetta qualunque scontrino.

Da noi esiste il sistema che i fondi stanziati per i rimborsi spese, per esempio, devono essere spesi altrimenti l'anno successivo il bilancio contemplerà un tetto inferiore. Una follia che induce a spendere anche se non necessario per mantenere invariato il budget che potrebbe essere indispensabile quando si abbia una vera necessità di spesa.

Follia, follia, follia.

Ma all'interno di questa follia a fronte dei super emolumenti dei politici non si pensa neppure a stabilire una forma di franchigia riguardante le piccole spese, che un consigliere un assessore ecc. possono tranquillamente permettersi.

No signori, non mi scandalizzano 500 euro per una cena che può essere di rappresentanza, mi scandalizzano i 50 cent per il bagno pubblico o i 2 euro del barattolo della Nutella perché sono il simbolo e il segno di un animo e di un atteggiamento miserabili.

E i miserabili sono i più dannosi.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Franco Rossi il 25/10/2013 16:25:56

    Concordiamo sulla "miserabilità". NON concordiamo invece sul fatto di dover riconoscere "spese di rappresentanza elettorale o politica". Quando sono stati eletti la prima volta dove hanno preso i soldi??? E dove sta scritto che, solo perché eletti, oltre alle prebende (laute) gli spettino "spese politiche pubbliche" che i loro "futuri concorrenti" non hanno a disposizione????

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