Parla Valentuomo

Pietrangelo Buttafuoco, «il Foglio», 10 ottobre 2013
L'Ambrogino al prossimo giro. E' stata rimandata di un anno la candidatura di Guido Barilla alla massima onorificenza del comune di Milano. I due esponenti di Forza Italia - Pietro Tatarella e Matteo Forte, due consiglieri comunali - hanno deciso di soprassedere sulla propria proposta appena lanciata e hanno congelato il tutto in attesa di tempi migliori. Quando - è ovvio - il Mulino Bianco prenderà i colori dell'arcobaleno e il povero pastaio, fatto colpevole di omofobia, verrà rieducato definitivamente. Infarinato nell'omofilia, per come già si intuisce.
L'Ambrogino, dunque, al prossimo giro. "Vogliamo evitare di continuare una polemica" hanno detto i due politici, "per questo abbiamo deciso di rimandare la candidatura al prossimo anno, quando, si spera, ci sarà maggiore serenità". Quando, pare di capire, Barilla avrà finalmente fatto i suoi spot con un'idea di famiglia non più patriarcale, bensì boldrinianamente avvertita e chi più ne ha, più ne metta.
L'Ambrogino val bene un gay pride, dunque. E siccome i due - Tatarella e Forte - non sono di Sel ma di Forza Italia, salta agli occhi che non stanno rivelando se stessi, stanno piuttosto scimmiottando gli altri e il fatto - pur così minuto, pur così municipale - dà da pensare perché è rivelatore: l'ideologicamente corretto è molto più potente a destra che a sinistra.
Tutta la superstizione laica della modernità passa attraverso quella botola delle banalità che è la variabile liberale e poiché la destra, in Italia, non ha saputo darsi un assetto di valori finisce sempre in un modo: accodarsi al sentire comune. Non poteva fare altrimenti, quel povero figlio di Guido Barilla - ha dato uno spettacolo penoso, scusandosi - e così non potevano fare altro i due di Forza Italia.
Si sono messi nella sequela del pensiero dominante anche loro quando - sempre che l'etimo dentro la parola "liberalismo" abbia un senso - avrebbero dovuto rabbiosamente difendere l'imprenditore e il suo diritto di esprimere il proprio punto di vista, specie in tema di pasta, pane, famiglia e focolare. Invece no.
Il conformismo di complemento della destra, surrogato in salsa liberale del politicamente corretto, è il nauseabondo risultato di una pochezza culturale cui politici ed esponenti di tutta una stagione - dall'animalismo di Maria Vittoria Brambilla al pacsismo di Giancarlo Galan, senza dimenticare l'esibito antifascismo di un Gianfranco Fini, parlandone da vivo - hanno volentieri idolatrato al fine di recuperare applausi e compiaciuti placet a sinistra sottoscrivendo sempre una sudditanza psicologica verso la cultura progressista.
E non c'è nulla di più disarmante di una destra progressista, dannosa al punto di rendere vano il progetto politico quando poi la stessa sinistra ha smarrito la ragione sociale del proprio marchio - il ribellismo libertario - per vestire l'uniforme del conformismo e costringere così la destra, scimmietta qual è dello Spirito del Tempo - in un ribaltamento di senso - a diventare succube di un riflesso condizionato o replica di un tic culturale.
L'Italia è l'unico posto al mondo dove gli artisti, invece che bere, drogarsi, darsi alle orge e fare risse si sono ridotti a fare i moralisti e battere le mani ai pm. La sinistra s'è creata una rendita di consenso su questo perché nella terra dei senza morale tutto è diventato moralismo - radice velenosa di un istinto totalitario - ed è stato solo per moralismo che i due esponenti di Forza Italia hanno poi messo in mora l'Ambrogino. E così l'Italia è l'unico posto al mondo dove gli uomini di destra invece che stare dalla parte di Dio, Patria e Famiglia, vanno dove li porta il vento in voga. Dal Mulino Bianco al Mulino Arcobaleno.

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