Parla Valentuomo

Piero Ostellino per «Il Corriere della sera», 5 ottobre 2013

Da cinquant'anni la mia famiglia assomiglia a quella della pubblicità televisiva della pasta Barilla: la moglie, che ha cucinato (bene) e che serve marito e figli; l'uno e gli altri, a tavola, in attesa di essere serviti. La famiglia di mia figlia — lei, il marito, due figli — assomiglia anch'essa a quella della Barilla. Sono quelle che si dicono comunemente due famiglie «normali» — di cui, peraltro, noi non ci vantiamo affatto — anche se io preferisco dire «tradizionali». Ma, per la presidentessa della Camera, la mia famiglia è, invece, il segno distintivo di una cultura «sessista». Forse, dovremmo vergognarcene.
Dopo il pubblico linciaggio del povero Barilla — bastonato per aver pubblicizzato la propria pasta rivolgendosi alle famiglie più numerose (quelle tradizionali) come suggerisce ogni manuale di marketing, e la lezione di «politicamente corretto» che ci è stata impartita — noi ci sentiamo discriminati. Penso che la signora Boldrini dovrebbe farsi promotrice di una legge contro la discriminazione degli eterosessuali. Cerco di spiegare perché la sua sortita a me pare una gran fesseria. Mia moglie ed io siamo amici di una coppia gay. Quando questi nostri amici vengono da noi per una cena informale aiutano mia moglie non perché siano gay, ma perché sono gentili. Loro non intravedono del machismo nel fatto che io non cucini o non serva a tavola (non ne sono capace e farei solo pasticci); noi non pensiamo siano gentili perché sono gay. Se loro pensassero di noi che siamo una famiglia sessista e noi di loro che sono gentili perché gay, cadremmo in una forma di discriminazione gli uni degli altri.
Strano Paese il nostro. Ha una ben singolare idea della democrazia. Non fa una piega se dei fanatici insultano e minacciano chi non la pensa come loro e, poi, si scandalizza perché molte mogli cucinano e servono a tavola marito e figli. Se la ragione della stranezza sta, anche qui, nell'applicazione-interpretazione, del secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione, non vedo francamente come la Repubblica potrebbe eliminare le differenze «di fatto» in questione — che sono la conseguenza della libera scelta di uomini e donne di gestire la propria sessualità come credono — se non punendo penalmente i gay come si faceva in Urss, anche di quelli maggiorenni e consenzienti, ovvero relegando le famiglie tradizionali in una condizione di minorità di fronte ad un'opinione pubblica completamente instupidita.
Diamoci, allora, una bella regolata. Noi italiani non siamo più democratici di altri popoli perché abbiamo l'irrealistico e inapplicabile articolo 3 della Costituzione e lo vogliamo applicare anche là dove sarebbe ridicolo solo parlarne. Sembriamo unicamente più stupidi. Sarebbe, perciò, bene ci si informasse tutti meglio — a cominciare dai rappresentanti delle pubbliche istituzioni — su che cosa sia la democrazia e si evitasse il politicamente corretto quando finisce palesemente di tracimare nel ridicolo. Come è accaduto nel «caso Barilla»

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Roberto Botturi il 21/08/2015 09:35:09

    Buongiorno. Liquidare il lettore con "non sarei capace di servire a tavola, farei solo pasticci" (e anche di sparecchiare e rigovernare, immagino) è troppo sbrigativo. Mi creda, si comincia con lo spostare le cose per poi lavarle. E' un lavoro che ora viene fatto mentre lei fuma la pipa sulla poltrona. E' un lavoro che ha un peso maggiore di cucinare e certamente meno visibilità. Si comincia da piccoli, facendo pasticci, come dice lei, e poi si prosegue migliorando ogni giorno e con risultati sempre più incoraggianti, come le sarà successo per i lavori più "maschi" come forare il muro o montare un antifurto. Lavori che sicuramente condurrà con grande dignità. In pratica, ora lei ha l'abilità di un bambino ma le si prospetta un futuro di grandi miglioramenti su tutti i fronti. Deve solo abbandonare il giornale, il divano, la pipa e forse, anche il trapano. Sarà pronto, qualora dovesse rimanere solo in tarda età, a cucinare, rassettare e stirare per se e i suoi famigliari, ricordando quel giorno che non era in grado di farsi un caffé. Come è successo a mio padre a sessant'anni, con una figlia disabile (alla sua amorevole moglie auguro comunque lunga vita). Cordiali saluti e faccia leggere questa risposta a sua moglie e ai suoi amici gay, mentre lei è intento a cambiare l'olio all'auto. Roberto Botturi (quarantasettenne etero)

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