IN UNA LETTERA I MOTIVI

L'attore Lando Buzzanca tenta il suicidio

77enne, è stato uno degli straordinari protagonisti della commedia all'italiana.

di Tuarum  investigationum gratiâ

L'attore Lando Buzzanca tenta il suicidio

Lando Buzzanca, secondo quanto riportato dai media, ha tentato il suicidio tagliandosi le vene dei polsi prima di essere soccorso all’alba di stamane a Roma ed essere trasportato in ospedale. L’attore avrebbe anche lasciato una lettera in cui spiega i motivi del gesto, dovuti al rifiuto di una scrittura da lui proposta.

A chiedere i soccorsi, verso le 6.35, sarebbe stata una persona che era con lui in casa.

L’attore 77enne, è stato uno degli straordinari protagonisti della commedia all'italiana.

Studia nella sua città fino ai 16 anni, poi parte per Roma per realizzare il sogno di intraprendere la carriera di attore. All'inizio svolge lavori umili come il cameriere, il traslocatore o la comparsa.

Inizia poi una carriera che si rivelerà lunga e piena di soddisfazioni. I suoi personaggi sono identificabili con l'italiano medio nella sua versione di estrazione meridionale, rappresentante l'emigrato benestante degli anni del miracolo economico.

Nei suoi film si racconta il brio degli anni '60, '70 e anche '80, in bilico tra il crescente benessere e la stagnazione nella piena realizzazione economica, personale e professionale degli italiani. Ha interpretato il "merlo maschio", in situazioni grottesche sulla frustrazione dell'italiano medio e dell'uomo comune: il matrimonio come istituzione borghese, il voyeurismo come linfa della commedia erotica di quegli anni.

Vi sono sue interpretazioni che per alcuni lo pongono al livello dei massimi attori del genere comico, anche all'estero (come in Francia). Una delle qualità del talentuoso Buzzanca è stata anche la sua camaleontica capacità mimetica: per Fulci ha riprodotto esattamente le fattezze del politico democristiano Emilio Colombo in "All'onorevole piacciono le donne", per D'Amico è stato la copia perfetta di Concetto Lo Bello ne "L'arbitro".

Va riconosciuto come il successo ottenuto sia stato maggiore all'estero che in patria: in Francia, Grecia, Spagna, Svizzera, come in Giappone e Israele, è considerato come simpatica icona dello stereotipo internazionale dell'italiano "provincialotto", elegante, virile, furbetto ma non troppo, che non riesce a costruire nulla di concreto.

Occhi sgranati, mascella granitica, è stato anche la maschera del tipico siciliano infoiato, ma lo ha fatto con variazioni geniali: il gallo Giovanni Percolla impotente a Milano nel "Don Giovanni in Sicilia" (suo primo ruolo da protagonista), l'italiano nella libera Danimarca ne "Il vichingo venuto dal Sud" (che raccolse successi fin nelle isole Filippine), il professore sessantottino de "L'uccello migratore", l'uomo tritesticolare di "Homo eroticus", il regista che dialoga con il proprio membro di "Io e lui" (da Moravia), il servo per tutte le stagioni ne "Il domestico".

I registi che lo volevano nei loro film - da Salce, a D'Amico a Steno - l'hanno sempre trovato in forma. Ma i caratteristici tratti di focoso, ardente, siciliano un po' imbranato erano già stati cuciti addosso da Germi (in "Sedotta e abbandonata" è l'inetto fratello di Stefania Sandrelli), da Pietrangeli (ne "La parmigiana" è l'ottuso fidanzato di C.Spaak) e da De Sica (in "Caccia alla volpe" è un carabiniere babbeo).

Altri personaggi interpretati in modo geniale - a maggior ragione se si considera che sono decisamente insoliti per la commedia di quegli anni - sono il cavernicolo Kao di "Quando le donne avevano la coda", il sindacalista spontaneista Saverio Ravizza ne "Il sindacalista" e l'astuto Lidio de "La calandria" (dove per metà film indossa abiti muliebri).

L'unico difetto è un'esuberanza talmente ridondante che ha alla fine infastidito il suo pubblico.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 07/08/2013 15:28:30

    Una notizia che rattrista. Speriamo che tutto si risolva nel migliore dei modi. Quello che è sempre più strano in questo mondo è la solitudine che non riguarda solo la gente comune ma anche i personaggi di successo. Urge gridare ai quattro venti che bisogna dialogare e aggregare, due verbi ormai troppo dimenticati. Il pessimismo va bandito a tutti i livelli. C'è da sperare che i filosofi e i tuttologi di professione provvedano al riguardo facendo opera di convincimentol.

  • Inserito da Sabyda il 07/08/2013 11:49:56

    Io penso una cosa, essendo stato un' icona degli anni 60, 70 , anni d'oro per l' economia per la scoperta sociale, per il vivere godereccio e libero. Anni importanti per risvolti di un walfare state che funzionava che andava a gonfie vele, quindi tutto ruotava in una certa ridondanza, e le produzioni cinematografiche nn erano certo in crisi, riflettevano un italiano medio benestante e poteva permettersi quasi tutto. L' anziano attore ritrovandsi in tutt' altra situazione come cittadino nn ha resistito ad una cultura totalmente cambiata in peggio e per niente gratificante ecco che un rifiuto nn si accetta e va ad aumentare i caso di tentato suicidio riusciti o meno delle persone degli anni neri cioè' i nostri.

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