Alice e il male

Quello strano dietologo a pochi passi da casa -Terza e ultima Parte-

di Il Raccontafavole

Quello strano dietologo a pochi passi da casa -Terza e ultima Parte-

«Tutto è al peggio nel più malvagio dei mondi possibili. Non sulla porta dell'inferno, bensì su quella della vita, bisognerebbe scrivere: Lasciate ogni speranza». Louise-Victorine Ackermann Choquet

E, infatti, Alice aveva perso ogni speranza per uscire da quell’inferno, che talvolta, sola con lui, poteva anche trasformarsi in un paradiso maledetto, dove Delgado sapeva mutarsi nel più dolce degli amanti.

In quei momenti la donna credeva veramente di avere davanti un’altra persona, un uomo dai modi delicatissimi, quasi principeschi; poi, l’irrefrenabile realtà.

Le pupille del dietologo si volgevano a nord, ogni luce si spegneva, e i delicati momenti, di qualche minuto prima, si trasformavano in pura violenza fisica e psichica.

A rimetterci era soprattutto la mente di Alice, sempre più dominata da quell’essere.

Un giorno, quando il malefico dottore, dovette spostarsi in un’altra stanza per una misteriosa telefonata la Pikton, nel cercare dei fazzoletti da naso, aprì il cassetto del comodino di fianco a lei e rimase sorpresa nel vedere una specie di doppiofondo lasciato aperto involontariamente che conteneva un libriccino nero dal titolo “Commutatiónibus fauores Messiam Mali” (Scambi di favori col Messia del Male).

Lo scorse velocemente, andando quasi istintivamente alla fine di quelle 66 pagine, ove nell’ultima lesse “Quo pacto signati sanguine: cumque ego procurerai quotidie saltem duae mulieres animas pura, concede tibi amplius quam XXX annis, qui regulariter vivere” (Con questo patto siglato col sangue, in cui mi procurerai giornalmente almeno due anime pure, di sesso femminile, ti concedo 30 anni in più di quelli che dovresti vivere perpendicolarmente).

Improvvisamente, Alice, si rese conto di non aver mai studiato il latino e di saper a stento sì e no tre parole, amen, gratia plena, dux, ma di non trovare difficoltà nel tradurlo.

Prima che tornasse Delgado riposizionò il tutto come l’aveva trovato.

C’erano momenti, in cui la donna non era sotto l’influsso del dott. Delgado, e fu proprio in uno di quegli attimi che decise di rivolgersi a Suor Clarissa, amica di vecchia data della madre e profonda studiosa e scrittrice di un libro sulla malvagità e i suoi derivati: “Azioni, frasi, comportamenti malvagi. Le loro origini”.

L’impatto con la religiosa fu traumatico perché Suor Clarissa, appena si trovò davanti Alice, non poté trattenersi dal dirle: “Un uomo infinitamente malvagio ti sta strappando a Dio, prega figliola, prega e mantieniti lontana da lui, sebbene io sappia che è molto difficile”.

Dopo la visita alla suora, la Pickton, invece di riceverne giovamento, sentì ancor più travolgersi dal richiamo di quel Dio Oscuro, che penetrava la sua mente, straziandola, fino al dolore fisico. Ma, Alice, ora aveva un libretto di preghiere, appositamente compilato dalla suora, e ogni volta che sentiva l’arcano richiamo doveva iniziare a pregare incessantemente sovrastando, con tali orazioni, i voleri di quel demonio in terra.

Furono giorni dolorosi e luttuosi allo stesso tempo.

Le morì l’adorato Constance, il barboncino femmina, che da anni le scodinsolava allegramente in casa e le teneva compagnia.

Una telefonata, in seguito, l’avvertì che Suor Clarissa era stata travolta da un camion mentre attraversava tranquillamente le strisce pedonali.

Margaret Nordstrom, la sua amica del cuore, con la quale aveva diviso tutta la sua gioventù, venne colpita da un male incurabile e decedette dopo pochi mesi.

Lei sentiva che c’era lo zampino maledetto di Delgado, e spesso era tentata, per spegnere questi dolorosi incendi mortali, di riconsegnarsi a lui.

Ma, ogni notte, le appariva in sogno Madre Clarissa, che le dava la forza per continuare.

Alice dovette combattere strenuamente per arginare quel demone, che pareva ormai implacabile e imbattibile: tra assedi, battaglie mentali cruente, finte alleanze e tradimenti, Alice riuscì a non perdere la speranza di salvarsi e di liberare, abbattendo questo emissario del male, altre innocenti vite.

Poi, un giorno avvenne l’inevitabile.

La Pickton, sola in casa, venne sorpresa in cucina da Delgado, il quale, con la sola forza del pensiero la scaraventò a terra, dopodiché le fu addosso.

Un tremendo colpo ai quartieri bassi del malefico dottore, permise a Alice di allontanarselo di dosso, e d’impulso afferrò il libriccino di preghiere.

L’uomo, nel frangente, si era del tutto spogliato e con il membro eretto, stava cercando di possederla, mentre nella mano sinistra reggeva un frusta con chiodi arrugginiti.

Si dice che Dio creò i cieli il secondo giorno, - cominciò a leggere Alice-,  creò anche splendide creature a sua immagine e somiglianza, dotandole così di qualità come l'amore, la bellezza, la forza, l'intelligenza e la gentilezza e altre buone virtù”. 

La belva a quelle parole s’incattivì ancora di più, e cominciò a sputare sangue infetto dalla bocca che raggiunse la Pickton negli occhi.

Imperterrita, però, continuò la sua lettura : “Poi Dio creò gli Angeli, e la loro dimora fu il cielo, accanto al suo creatore. Ognuna di queste creature era prive di cattivi sentimenti, così il cielo tutto era armonia e convivialità. Poi, l’hanno aiutato nella creazione della Terra, e per un certo periodo tutta la vita lì fu feconda ... uccelli, animali, creature marine di ogni genere, le piante e gli alberi con tutti i tipi di frutta ... e l'uomo ... che all'epoca era un essere perfetto, dotato di intelligenza e saggezza, con la capacità di ragionare, così come altre qualità molto simili a quella degli angeli. 
Ma c'era uno di loro, forse dotato di più intelligenza degli altri, forse perché ebbe a iniziare a nidificare nel proprio cuore quella che sarebbe diventata nota come "ambizione", che lo portò o a Dio, sostenendo il fatto che anche lui aveva una forte capacità, sufficiente per governare, e iniziò lentamente ad avvelenare i pensieri puri di queste creature celesti, causando in alcuni di loro una mania di grandezza che li condusse a tentare di rivoluzionare lo status preesistente”. 
A quel punto Delgado, non resistette più e colpì violentemente con un calcio Alice, mentre fuori il cielo diventava scuro come le tenebre e la battaglia si stava trasformando in qualcosa di terribile, con la bestia che insultava e percuoteva violentemente la donna e, con quest’ultima, che continuava irremovibile a leggere il libro che pareva incollato alle mani.

Il pavimento della cucina, in breve, fu macchiato copiosamente dal sangue della donna, che veniva ora stuprata violentemente dall’orrendo essere.

Quando il demone esplose il suo seme dentro di lei, Alice si sentì invadere da una colata di magma bollente e non poté trattenere un urlo di dolore straziante.

Ma, continuò a leggere, con le pagine del libriccino cosparse del suo sangue: “Da allora l’angelo non riuscì più a trovare un posto in cui vivere, così decise di scendere a terra, facendo di essa la sua nuova casa e conquistando un potere sotterraneo per governare gli altri angeli caduti con lui. Questi esseri avrebbero poi formato l’inferno, e quindi sarebbero stati differenziati dagli abitanti del Cielo. Gli angeli caduti riempirono la terra con il caos e il male, l'uomo diventò corrotto e ambizioso, gli fu insegnato a uccidere, a idolatrare le cattive abitudini e i peccati, i vizi e le depravazioni, così cominciarono a comparire malattie e parassiti di ogni tipo”. 
“E l’angelo fu chiamato demonio, e riuscì a passare inosservato tra gli esseri umani, permettendo così di prendere il loro aspetto, mimetizzandosi”.

Stavolta, Delgado, l’afferrò per il collo e la morse fino ad aprirle un ruscello si sangue che iniziò a sgorgare copiosamente.

Ormai, alla povera Alice, non restavano che pochi istanti di vita, e con questi rimasugli d’esistenza arrivò a leggere: “ Alcuni demoni sposarono certune donne della Terra, procreando figli anormali. Questi ibridi nacquero con qualità incredibili e poteri soprannaturali, in possesso di una forza incredibile e sovrumana, ma sopra ogni cosa, con un'insaziabile desiderio di possesso di anime”
Mentre stava pronunciando queste parole, la bestia cominciò a bere e leccare il sangue della sciagurata, sino a quando una frase di Alice ebbe a stralunarlo:

E quando loro si dissetarono alla fonte sanguinolenta dell’uomo, Dio se ne accorse e colpì loro profondamente, scaraventandoli negli abissi degli abissi, nel buco infernale del più profondo oltretomba… E loro, allora, si dissolsero…”

Alice cadde definitivamente a terra, senza emettere un sol gemito, solo il tonfo sordo della caduta si poté udire.

Delgado, si avvicinò, cercando di carpire gli ultimi istanti di vita della donna, alzò il braccio per colpirla alla tempia, quando sentì venir meno le forze, una fitta gli invase il cervello e il cuore cominciò a battergli all’impazzata, fino a che la tanta pressione gli fece perdere i sensi. Si ridestò, ma nel frattempo, Alice era come rinata, potendo finalmente concludere la sua preghiera: “… e così Dio come ebbe a crearli ebbe a distruggerli, rintanandoli nelle meschine profondità dell’averno, mentre gli uomini che s’apprestavano a divenire demoni, crollarono senza vita a terra, col sangue che usciva loro da ogni orifizio… e il bene ebbe il sopravvento”.

A quest’ultime parole, il perfido dietologo, rantolò mortalmente in una pozza di sangue fuoriuscito dalla bocca e dalle orecchie… chiuse gli occhi e dipartì.

Fuori il cielo si era riaperto e la natura si riappropriò della sua primitiva bellezza. Alice tornava a vivere.

New York, qualche anno dopo.

Alice, con il marito, e i figli, erano tranquillamente seduti nel ristorante dell’elegante center-shop di Bergdorf Goodman a New York, quando una reclame, che pubblicizzava prodotti per la pelle, annunciò : “Alice Pickton, è la fortunata vincitrice, estratta a sorte fra i cliente del center-shop, di un set di prodotti della linea DELGADO & SONS Advanced Multi-Protection Anti-Oxidant Creme. Mrs. Pickton è pregata di venire a ritirare il premio in direzione al sesto piano”.

Alice, guardò i suoi con amore e disse loro : “ Per fortuna ho una pelle da ventenne ancora. E, poi, ci sarà il solito trucco, andiamocene da qui per favore”.

Strette il suo libriccino che portava sempre con sé e uscì dal centro commerciale col vento che le accarezzava dolcemente la fronte.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.