Editoriale

Finita la destra della rappresentanza politica torniamo alla Comunità che è sopravvissuta

È l'idea fondante e imperitura facendo leva sulla quale si può riaggregare persone, progetti idee

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

d ora che tutto davvero sembra finito, dico politicamente, ma ancor più specificatamente (e banalmente) dal punto di vista elettorale appare terminato e privo di futuro, voglio parlare di ciò che resta. Ora che tutti hanno detto ogni cosa gli veniva per la testa e legittimamente, dal canto loro, hanno parlato di fine della destra italiana, voglio dire, voglio evocare quello che nulla potrà mai ridurre in nulla e che nessuno potrà spingere, senza remore, nel baratro buio e muto dell’oblio.

Voglio parlare del concetto di Comunità, ne voglio parlare privo di tentazioni “reducistiche” (che pure avrei, sia chiaro), ne voglio parlare da anarca quale sono e rimarrò per il resto dei miei giorni: umile guardiano di me stesso, giudice implacabile della mia coscienza e monarca assoluto del mio regno interiore. Desidero appellarmi al concetto di Comunità pur in un collettivo di uomini e donne, in un popolo, dove l’individualità è un valore incondizionato e fondativo, dove il singolo è l’inespugnabile scrigno del proprio onore. Ah, fantastico paradosso e risorsa della destra eterna: diecimila rivoli di un unico e solo grande fiume…

Una comunità è l’estensione non solo numerica della famiglia, è il luogo dove si costruisce e si conserva l’identità, la lingua, la storia, la costellazione di valori e di codici comportamentali. E’ il luogo dove il testimone di tutto questo si trasmette di padre in figlio, dove la tradizione arde e si rinnova, di generazione in generazione, imperitura per sempre.

Non si tratta, dunque, di apprezzare il valore dell’acqua, visto che ora il pozzo pare sia asciutto, ma di vedere meglio dentro quel pozzo per verificare se la sorgente che lo ha per secoli alimentato, abbia ancora acqua pura e sorgiva per rifornire il nostro futuro. Una cosa a me ora appare chiara: bisogna ripartire dalla Comunità di donne e uomini di destra, riaggregarli in un unico progetto che sappia essere prospettico, ma che sia esclusivamente e, nel contempo inclusivamente, di destra.

“Il meraviglioso non suscita in noi nessuna sorpresa, perché il meraviglioso è ciò con cui abbiamo la più profonda confidenza. La felicità che la sua vista ci procura sta propriamente nel fatto di veder confermata la verità dei nostri sogni”. Scriveva quasi a monito Ernst Jünger. Dovremmo iniziare a meravigliarcene, invece.

Credo che chi ha ancora voce ed autorevolezza debba, quindi, chiamare a raccolta in una sorta di “stati generali della destra” (o “delle destre”, se piace di più) tutti coloro che negl’ultimi anni, anche seppure molto poco gratificati, hanno alimentato, comunque rafforzato (o già solo preservato), questo spirito di appartenenza che qui chiamo Comunità: intellettuali, giornalisti, blogger, giovani e meno. Chiamarli a raccolta per ragionare, capire, proporre. Ci vuole, credo, il risveglio delle coscienze tutte e la consapevolezza dei politici, soprattutto, che oggi l’imperativo (anche il loro) è ritrovare il senso culturale di una Comunità. Perché, in fin dei conti, le destre “politiche”e parlamentari che negl’anni si sono succedute, non sono altro che delle riduzioni - sia detto in senso pratico e non sommario - delle nostre e loro idee. Ne sono state il “prezzo” e non l’autentico valore.  

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