Predatori sui generis

Caccia grossa!

Il cuore di Matt cominciò a battere all’impazzata, quasi volesse uscire dal petto

di Il Raccontafavole

Matt, ormai da tempo, aveva fiutato quell’effluvio strano che si chiama pericolo.

L'impulsività gli urlava di andarsene quanto prima, ma sapeva che se avesse fatto ciò non avrebbe avuto alcuna possibilità di rimanere in vita, e per quell' animale sarebbe stato uno scherzetto da nulla acciuffarlo.

Si uniformò il più possibile all’erba fradicia di pioggia e tentò di nascondersi lì.

Intanto, però, l'esalazione del felino si faceva sempre più forte, in altre parole si stava pericolosamente avvicinando.
Con l’orecchio appoggiato a terra udì i suoi pesanti passi affondare nel suolo zuppo d’acqua. Vide con la coda dell’occhio l’erba spostarsi, come per salutare l’arrivo di quell’imponente bestione.

Il cuore di Matt cominciò a battere all’impazzata, quasi volesse uscire dal petto.

La tigre lo aveva fiutato e si stava approssimando ogni attimo di più.

Il ragazzo non riuscì più a bloccarsi e, con uno scatto da centometrista balzò in avanti.

Sebbene, come molti giovani, della Harbour University di Città del Capo, possedesse delle forti e veloci gambe per il tanto sport praticato, nulla erano in paragone ai maestosi arti della tigre. Infatti, dopo pochi metri lo raggiunse, e… lo sorpassò con uno scarto che lasciò a Matt il sapore fetido del suo alito e l’insperata sorpresa della vita.

Si fermò sfiancato dal tanto correre, desiderando quanto prima di raggiungere la sua Land Rover, ove si sarebbe dissetato.

Ma, appena, vide la tigre dileguarsi in lontananza, venne colpito di striscio da una pallottola di un fucile da safari; e poi un altro colpo lo centrò quasi all’inguine.

Si voltò e si rese conto che ben altro animale gli stava dando la caccia.

Era un safari organizzato per la caccia all’uomo.

A quel punto cosa gli serviva chiedere aiuto?

Improvvisamente, un altro sibilo di carabina squarciò l’aria; Matt sentì il proiettile penetrare le viscere e un liquido caldo e rosso ricoprì in un attimo la sua camicia bianca.

Un dolore cocente si diffuse dall’addome fino al cervello, così insostenibile che le sue ultime contrazioni muscolari, per quanto rapide, parvero non avere mai fine.

Morì in un singhiozzo soffocato, mentre la belva umana cominciava a decapitarlo, mostrando a tutti il trofeo di caccia.