Editoriale

S’ode a Destra uno squillo di … tomba?

A volte ritornano; e ci riprovano. Si incontrano a Palermo per

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

'ex coordinatore del PDL  Domenico Nania,  il coordinatore di quel che resta di quel movimento mai nato che è il FLI (Roberto Menia) e il leader della Destra Storace si sono incontrati recentemente a Palermo, in vista di un rassemblement che potrebbe portare a una presenza comune alle elezioni europee del 2014.

Come? In politica la presenza è d’obbligo e c’è da immaginare che questi (ed altri) soggetti, che da un pezzo non vivono più in una casa comune, nutrano una sana reciproca diffidenza,  senza contare rancori più o meno latenti. Su tutto loro inoltre aleggia il fantasma del guru a cui, per periodo di tempo più o meno lungo, hanno prestato omaggio e che gli elettori hanno ridotto a quel nulla che era sempre stato, anche se purtroppo bisogna dargli atto che sapeva fingere niente male e che potrà sempre consolarsi  in quel di Montecarlo.

Segno buono o negativo? Sicuramente, il tonfo della destra politica italiana si può senza iperboli paragonare al crollo di Wall Street del 1929, tanto che oggi in parlamento non ci resta che la pattuglia di Fratelli d’Italia, che sicuramente non rappresentano affatto buona parte di chi, per radici politiche e culturali, sente di appartenere a un mondo che oggi più che mai è orfano di rappresentanza politica. E allora, quanto sta accadendo può essere un segnale di speranza?

Molto difficile, per non dire estremamente improbabile, o addirittura impossibile. Quello che questi signori non capiscono è che manca loro un requisito fondamentale e  indispensabile: la credibilità. Difficile pensare che questa operazione non abbia caratteri nostalgici: la nostalgia della poltrone, dell’essere e del sentirsi “qualcuno”. Perché – occorre dirlo con chiarezza  nuda e cruda – cosa sono questi personaggi, fuori del palazzo?

Nulla. La Destra politica si è per anni riempita la bocca con meritocrazia etc, ma buona parte dei suoi più autorevoli rappresentanti ha fatto della politica una “professione”. E ora che il loro datore di lavoro, ossia il popolo italiano, ha presentato  un bella lettera di licenziamento, si sentono “disoccupati” anche se certo di lusso e senza  gli angosciosi problemi che affliggono migliaia di italiani che hanno perso un lavoro frutto magari di lunghi e duri anni di formazione, trovandosi senza prospettive e sull’orlo della disperazione (con i tragici risultati sotto gli occhi di tutti).

Alcuni ragazzi di un gruppo autonomo che potremmo definire (e questa volta sul serio) di Destra, nel senso più alto e nobile della parola, sono stati a Firenze a visitare una famiglia italiana che è ridotta a vivere in un camper, con bambini piccoli, dando loro conforto e anche un aiuto concreto. C’è da chiedersi quanti di quei  “signori” che hanno per anno goduto di palazzi, segretarie e segreterie, abbiano mai fatto un qualcosa che somigli lontanamente a questo bellissimo gesto.

Per anni si era parlato, nelle sezioni del MSI, di onore, fedeltà, senso del dovere, militanza. Ci si era commossi leggendo pagine di Codreanu, esaltati forse persino a sproposito;  ma eravamo giovani  prima di tutto dentro, c’erano dei meravigliosi ragazzi di sessanta e anche settanta anni che noi ragazzetti  si stava a sentire come incantati, che non avevano fatto grandi studi ma che avevano da insegnare più di tanti blasonati accademici; e ci narravano di come, per un ideale, avessero avuto il coraggio di gettarsi tutto dietro le spalle,  bruciando con un solenne e beffardo  “ me ne frego” prospettive di carriera e a volte persino di sopravvivenza, pur non arrendersi al flebile, compromissorio e opportunistico pensiero dominante.

Oggi ci si esalta- o ci scandalizza – ai libri, certo meritori, di Giampaolo Pansa, ma molti di noi quelle storie le avevano già sentite e in qualche caso persino scritte, molto tempo  prima, ricavandone in cambio il silenzio o la beffa.

E mentre agli ex  (ex?) terroristi di sinistra si regalano pulpiti e cattedre, a chi si è schierato dalla “parte opposta” vale solo e sempre il marchio d’infamia perpetua.

E’ forse per questo che qualcuno, a “destra”, ha pensato che non ne valeva più la pena? Che in definitiva, se  Parigi val bene una messa, Montecitorio, palazzo Madama, (per non parlare dei palazzi ministeriali) valgono bene anni di coerenza e di dignità, poco importa se “altrui” oltre che propri, anzi forse più altrui che propri?

Ecco perché questi signori oggi  non sono credibili. E’ significativo, sin troppo, che il loro progetto (o meglio le loro intenzioni) sia un ritorno ad Alleanza Nazionale, anche nel simbolo e nella denominazione: ripartire da Fiuggi, che avrebbe dovuto essere un trampolino e invece fu un capolinea.  Quel movimento, cioè, che rinnegò il passato senza una idea concreta per il futuro; che con il pretesto (che sarebbe stato anche condivisibile, entro certi limiti e a certe condizioni) di allargare la propria base emarginò quasi tutti coloro che avevano combattuto in trincea sino al giorno precedente, perché non più “presentabili” a meno che non accettassero di diventare, da “alternativa al sistema”, una sua esatta (e per certi aspetti persino peggiore) fotocopia.

E per sostituirlo con che cosa? Quello che doveva essere un necessario rinnovamento, la capacità di affidare alla storia il passato ma alla politica il futuro della nazione, divenne solo un inseguire il successo elettorale fine a se stesso.

Quale idea di comunità nazionale, di valori della società e della persona, di socialità (che è cosa ben diversa dell’assistenzialismo) e soprattutto di IDENTITA’ è stata mai espressa da AN? Quale CULTURA?

A questi signori che oggi vogliano rifondare AN viene davvero da ribattere con gli splendidi versi del coro manzoniano dell’Adelchi:

Tornate alle vostre superbe ruine,
All’opere imbelli dell’arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor

Servo sì, anche se ben retribuito. Ma la credibilità e altra cosa. E’ poter guardare in faccia le nuove generazioni dicendo loro: abbiamo sbagliato perché abbiamo lottato, ma non ci siamo mai arresi a lusinghe di nessun tipo. Siamo persone che lavorano, studiano, lottano ed hanno da lasciarvi un testimone.

Ai poveri  relitti di una destra che poteva essere grande e che oggi grazie a loro è solo un cumulo di insignificanti rovine, gli ultimi rimasugli di un potere ormai tramontato.  Ad altri, si spera, che non siano grilli o grulli, ma neppure zombie o riciclati,  il compito di essere una speranza e una alternativa al politically correct,  allo spregio di ogni valore tradizionale, al tramonto – o meglio al naufragio – dell’Occidente.

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