Editoriale

Risotterriamo Pompei, ma anche Ostia antica...va'

Abbiamo un immenso patrimonio culturale, ma i nostri politici (incolti e ignoranti) non sanno farlo fruttare per produrre la ricchezza di cui avremmo bisogno

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

ono giorni tristi questi per il nostro paese, nei miei quasi cinquanta inverni di vita non ricordo un periodo altrettanto oscuro e segnato dal multiforme caos in ogni sua declinazione. Uno stato del “non essere” questo che non può certamente essere risolto con la nota tecnica del Barone di Munchausen come si sta cercando di fare. Mi piacerebbe dire che “ci vorrebbe una guerra” e forse è vero, la “sola igiene del mondo” probabilmente insegnerebbe qualcosa ai sopravvissuti, purtroppo nulla si profila di così eroico all’orizzonte, i Maya ci hanno gabbato, l’apocalisse stenta ad arrivare, gli alieni non ci invadono e pure gli asteroidi ormai ci schifano. Non me la sento in verità di dare del tutto torto agli asteroidi… schifo lo facciamo eccome!

Quest’Italietta ha raggiunto il fondo, ma non paga ha cominciato a scavare e il mio disgusto nei confronti dei suoi rappresentanti ormai ha raggiunto i massimi vertici.

Ora siccome non sono uno “sfascista”, bastian contrario sì, demodè e controcorrente sempre, ritengo invece che esistano alcune soluzioni a tutto questo e siccome il mio orgoglio luciferino è sì grande ve le espongo di seguito con dovizia di aggettivazioni.

Parliamo di Arte e di Cultura, o meglio di Arti e di Cultura. Tutti argomenti “inutili e futili” mi si obietterà dal momento che il nostro paese ha problemi ben più gravi che l’occuparsi di alcuni pittori passati o anche presenti o di qualche letterato più o meno vivente. Il problema è lo spread, è il “Pil”, sono certamente l’”Imu” e la “Tares”, l’”Irpef” e tutte le altre stramaledettissime gabelle inventate da uno stato incapace, ottuso ed inconcludente. Il problema è certamente quello del lavoro, degli “esodati”, delle “emergenze abitative”. Tutto vero, tutti problemi gravi, reali ed importanti, non sarò certamente io a negarlo, ma…

Ma, c’è un ma. Seguitemi con attenzione adesso voi che avete “gli intelletti sani”, certamente anche tra i rari politici ed amministratori della cosa pubblica che, fieri ed impavidi, sono giunti a leggere fin qua ci saranno dei rappresentanti di tale specie sempre più rara.

L’Italia è un paese alquanto “vecchiotto”, e non mi riferisco per una volta all’età media del nostro Parlamento, mi pare che gli ultimi ingressi “a cinque stelle” l’abbiano abbassata e con essa anche il non già altissimo livello culturale; intendo Antico, molto più antico di quanto vi abbiano insegnato sui libri di scuola. Pensate, almeno quattromila anni ci gravano sulle spalle, quando fu fondata Partenope già esisteva un suo sottosuolo abitato, prima degli Etruschi, e già Re Latino viveva sui Colli Albani. C’era Roma ancor prima che Roma sorgesse.

Dunque migliaia di anni si sono succeduti e stratificati sul nostro patrio suolo con tutte le civiltà che si sono succedute.

Quattromila primavere hanno così potuto generare un patrimonio culturale, e perciò artistico, storico, antropologico di proporzioni uniche al mondo creando l’ambiente ideale per tutti coloro che nel secolo scorso hanno potuto specializzarsi nei più disparati campi degli ora cosiddetti “beni culturali”. L’Italia ha, fino agli anni sessanta forse o poco oltre, prodotto i migliori operatori culturali a livello mondiale nel campo dell’archeologia, dell’antropologia e della storia dell’arte. Nessun altro paese ha fatto tanto.

Questa proprio perché noi soli, noi “felici pochi”, possediamo il sessanta se non il settanta per cento dell’intero complesso artistico, monumentale e storico del mondo. Il resto per la maggior parte è diffuso in Europa tra Francia, Grecia, Spagna, Inghilterra, Germania e Fiandre, immaginatevi cosa resti ed è ancora l’immensità.

Quindi noi attualmente posiamo le nostre chiappe proprio su una ricchezza economica di proporzioni gigantesche tale da rivaleggiare  con i giacimenti petroliferi del Medio Oriente, con la differenza non da poco che le nostre “risorse” sono inesauribili ed ecosostenibili, inoltre quasi a “costo zero”.

Sono un utopista? Forse, questa è la stessa “musica” che altre voci, ben più importanti della mia hanno detto, scritto e urlato in questi ultimi trent’anni. Tutte inascoltate.

Dicevo che il nostro “petrolio” è la fontana inesauribile che scaturisce appunto dall’enorme patrimonio artistico e culturale di cui possiamo disporre, dai nostri palazzi del Cinquecento, dalle pievi romaniche, dalle basiliche barocche, dalle pinatoteche, i teatri, gli oratori. Quando alcuni tra gli “amministratori della Res Publica” apriranno gli occhi troppo a lungo cisposi, spalancheranno le orecchie troppo assordate dai clamori dei loro strapagati lacché; allora anche loro affetti da miopia, cecità, sordità ed ottusità intellettuale si renderanno conto di star letteralmente affogando nella ricchezza allora, forse, si potrà vedere un barlume di speranza. Ma ci vorrebbe umiltà ed autocoscienza, due qualità che difettano in larga copia a chi occupa alti – o bassi - scranni.

Sotto  le poltrone di Montecitorio o altrove – poco conta il luogo –hanno a disposizione una ricchezza economica, ripeto “e – co – no – mi – ca” imparagonabile al mondo, si chiama Arte.

Quattromila anni di Arte, che non va a male, anzi invecchiando migliora e frutta di più. Il più fantastico investimento economico che possiamo immaginare.

Ma si continua ad ignorarlo. Non essendo nessuno o pochissimi tra i vari gradi di Onorevoli – ed ora anche i Cittadini - adusi a frequentare gallerie, mostre, musei e neppure – lo dice un grande come Riccardo Muti – concerti; è naturale, ma non troppo, scusabile ma non perdonabile, che non sappiano neppure il valore e dunque la possibilità di fare fruttare una qualsiasi opera d’arte. L’ignoranza è la loro fortuna e nel contempo la loro maledizione.

Essi non sanno quanto valga un Tintoretto o un Parmigianino, un manufatto di età romana o una moneta coniata da Benvenuto Cellini perchè se soltanto lo intuissero da lontano forse comprenderebbero minimamente.

Dunque in un modo fin troppo semplice, ma non così semplice per loro evidentemente, mettendo finalmente a frutto la ricchezza culturale dell’Italia tutto il complesso economico, politico e sociale ne gioverebbe.

Invece ne hanno favorito la distruzione e la dissipazione, assenti, distratti e troppo spesso disattenti. Hanno lasciato devastare un paesaggio che è un’altra delle grandi fonti turistiche e culturali che abbiamo a disposizione, e dunque una straordinaria risorsa economica, con l’impianto di incubi eolici inutili e orribili, con campi di stupidissime cellule fotovoltaiche sui vigneti e sugli uliveti. Hanno consentito la cementificazione dove bastava una ristrutturazione eseguita con criterio.

Non avendo mai ricevuto alcuna educazione al Bello, hanno prodotto non soltanto il brutto ma anche una diminuzione economica laddove invece l’Arte, il Bello e la Cultura in genere avrebbero potuto implementare lavoro e benessere.

Troppo semplice. Molto meglio chiamare le archistar a creare obbrobri strapagati quanto inutili, a progettare oscenità come il grattacielo che all’Eur dovrebbe vedere la nuova sede della regione Lazio mentre via Giulia, la più bella via di Roma, giace in uno stato di ignobile abbandono. Sì meglio pagare i Meyer, i Fuksas, i Piano di turno o erigere quello schifo immondo di statua ad un Papa - che non era oligocefalo - proprio davanti a Santa Maria degli Angeli.

Almeno avere l’umiltà e l’intelligenza, sì lasciatemelo dire perchè si tratta di intelligenza pura e semplice, di affidarsi a competenti, a consulenti veri, ad “esperti” anche non accademici, tanto talvolta essi sono migliori dei paludati professori universitari con cattedra incorporata, invece di collocare, anche maldestramente tra l’altro, parenti, amici  e sodali a capo od in prossimità di società a capitale pubblico o semiprivato che si occupano della gestione della Cultura.

Almeno li avessero messi capaci.

Intanto mentre noi attendiamo che facciano un nuovo governo - a fare un nuovo pontefice ci hanno impiegato ventiquattr’ore circa e questo dovrebbe dirci qualcosa sulla nostra pretesa democrazia - tutto va in malora, tutto precipita – tranne lo spread – e a nulla serve il “nuovo sangue” dell’ottusità a “cinque stelle”, l’ignoranza perennemente in streaming di quest’ultime serie di parvenue arroganti quanto esteticamente discutibili.

Intanto Pompei ogni giorno diviene sempre più precaria, tanto da farmi accettare la provocatoria proposta di un Amico: Riseppelliamola! Almeno così forse la salveremo e già che ci siamo ricopriamo anche tutta Ostia Antica… ah no? Non lo sapevate che c’è Ostia Antica?

Burloni… voi e lo spread.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Inesluna il 11/04/2013 14:21:33

    Incisivo, come sempre!

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