da Martedì 9 fino a Domenica 14 aprile

Dal Maggio Musicale alla Pergola, ritorna il Viviani Varietà di Scaparro e Ranieri

L’atmosfera è stata ricreando prestando attenzione ai particolari

di Laerte Failli

Dal Maggio Musicale alla Pergola, ritorna il  Viviani Varietà di Scaparro e Ranieri

Il cambiamento si ottiene credendo in un valore, in un sogno, in un programma, cercando di trasmettere un messaggio di esortazione, di conforto verso il prossimo. Non stiamo alla finestra ma sulla strada.

E' anche questo il messaggio che  si ricava da Viviani Varietà, lo spettacolo che va in scena da Martedì 9 fino a Domenica 14 aprile (spettacoli ore 20,45, domenica 15,45) al teatro fiorentino della Pergola,per la regia di Maurizio Scaparro con Massimo Ranieri come protagonista, tratto da un episodio della vita dell'attore e poeta Raffaele Viviani (1888-1950)

Nel 1900, morto il padre, cominciarono  per lui anni di lotta ininterrotta contro la fame e la miseria, in giro per compagnie di circo e piccoli teatri di periferia, fino alla scrittura (all’età di quattordici anni ed insieme alla sorella Luisella) come artista di Varietà nella Compagnia Bova e Camerlingo per una tournée in Alta Italia. A Napoli, nel 1904, fu scritturato dal Teatro Petrella, dove interpretò per la prima volta lo Scugnizzo, una macchietta scritta da Giovanni Capurro e musicata da Francesco Buongiovanni, che Viviani aveva ascoltato al Teatro Umberto I, interpretata da Peppino Villani. L’interpretazione offerta da Viviani fu straordinaria.

Dopo di essa, una dopo l’altra, nacquero quelle sue caratteristiche figure di tipi partenopei.

Per Viviani fu tuttavia la scrittura all’Eden a siglare la sua affermazione e la fine della sua miseria. All’Eden debuttò presentando sei melologhi di ispirazione realistica ed il debutto fu salutato dal pubblico in maniera straordinaria.

Gli anni dal 1918 al 1920 sono quelli della stagione creativa più fertile di Viviani; infatti, scrive e rappresenta con grande successo Tuledo ’e notte, ’Nterr’ ‘a Mmaculatella, Caffè di notte e giorno, Piazza Municipio, Eden Teatro. Dal ‘20 comincia a portare le sue opere in giro per l’Italia, mettendo in scena spettacoli che gli permisero di acquisire prestigio a livello nazionale e non solo: due tragedie, I pescatori e Zingari, ma anche commedie come Napoli in frac, La festa di Montevergine, Vetturini da nolo, La morte di Carnevale e Putiferio.

Nel ‘29, Viviani e la sua compagnia partirono per una tournèe in America Latina, riscuotendo notevoli approvazioni da pubblico e critica. Ritornato in Italia, Viviani conquista definitivamente le platee nazionali con commedie come L’ultimo scugnizzo e Guappo ‘e cartone.

C’era nei primi decenni del ‘900 (come c’è oggi) un forte desiderio di cambiamento, di mettere in discussione con ironia, con lo scherzo, con la sorpresa, con il distacco anche malinconico, talvolta con la satira, lo stesso fare teatro. Quello che in fondo, sia pure su un piano ben diverso, faceva lo stesso Pirandello.  E del resto, gli studi che si sono fatti e che si vanno facendo in Italia e in Europa sulla musica “pop”, trovano una felice testimonianza in Viviani e questo spettacolo ne è anche un voluto riconoscimento.

In questo Viviani Varietà viene rappresentato il viaggio che nel 1929 Viviani e la sua compagnia avevano fatto sul piroscafo Duilio da Napoli a Buenos Aires per una lunga tournée nel Sud America, e Sulla base di una documentazione storica, in parte inedita (le lettere di Viviani ai familiari, curate dal nipote Giuliano

Longone), il regista Maurizio Scaparro ha ricostruito l`episodio autentico dello spettacolo (e  soprattutto della sua preparazione) messo in scena sulla nave, durante la lunga traversata col simbolico passaggio dell`Equatore:

 “ Abbiamo voluto immaginare le prove dello spettacolo realmente destinato agli emigranti italiani che con loro attraversavano l’oceano per un avvenire incerto da costruire, confortati in questo anche da inedite testimonianze scritte, proprio durante quel viaggio, dallo stesso Viviani.” (Maurizio Scaparro)

L’atmosfera è stata ricreando prestando attenzione ai particolari; con i testi curati dal nipote Angelo Longone Viviani  e con la perfetta elaborazione musicale di Pasquale Scialò, nella bella scenografia, un salone della nave su cui si affacciano due ordini di cabine, di Lorenzo Cutoli. E  Massimo Ranieri dà a quelle parole e melodie una misura, di gesti e intonazioni, di sentimenti sorrisi e sofferenze, oltre che di una lingua non facile ma affascinante, con cui gli restituisce tutta la loro verità coinvolgente, la dolcezza e il dolore a cui può giungere la poesia, grazie a uno spettacolo calibratissimo di vero teatro, tutto cantato e suonato dal vivo come è sempre più raro sentire. Così, durante le prove,  è parso qualche volta di rivedere la grande forza e il disperato ottimismo di chi come Viviani in quegli anni non si arrendeva alla crisi economica, né allo schermo che calava sulle teste dei “comici” troncando lo spettacolo dal vivo , come scrive il regista Scaparro.

Resistere dunque alla crisi e alle tecnologie che invadono le scene teatrali ,lasciando più di una perplessità agli uomini del mestiere.

La scena: II grande ponte di un piroscafo con un finestrone sull`azzurro mare aperto, il chiarore di quel tanto sospirato mondo nuovo, in basso la piccola orchestra, al piano superiore dietro una ringhiera “vivono” passeggeri e uomini dell`equipaggio. Un ponte che diventa la piazza del quartiere popolare, il palcoscenico dove sfilano i tanti personaggi coi loro numeri di spettacolo, di canto e di ballo... Siamo a bordo del Duilio.

Vasco Pratolini, grande estimatore di Viviani scriveva: “Quel che c’è di tragico nella sua opera, la sua spietata ironia e la sua profondità umana, non nascono mai da un ripensamento di verità antiche esemplate sui modelli offerti dalla realtà contemporanea; né dinanzi a cotesta realtà Viviani si limita all’impressione, alla notazione gustosa dell’aneddoto e della cosa vista. Egli è un artista che piuttosto che colorire, sta continuamente addosso alla figura umana, la sbalza, la indaga, sempre pronto ad inserirla in un racconto, in un bassorilievo, per ampliarne il significato nella coralità... Viviani non sta, come di Giacomo, alla finestra, e non 'scende' sulla strada come Russo; sulla strada egli vi nasce. Questo è il suo limite, ma anche la sua forza. La sua opera non è la conseguenza di una osservazione attenta e illuminante, né il risultato di una trasfigurazione lirica della realtà napoletana. Dapprima, la realtà gli si presentò come un fenomeno naturale: egli c’era di mezzo, la viveva; successivamente, non suppose mai di poterne evadere, di aver da dire qualcosa d’altro che non fosse ispirato alla vita, ai fatti, ai caratteri della Napoli di cui egli stesso era personaggio... Il popolo napoletano, da pretesto diventa soggetto di poesia e, rappresentandosi, si rivela a se stesso, grida le proprie ragioni, si giudica e si conforta. Questo spiega come l’atteggiamento di Viviani non ci appaia, per contrasto, né populista né bonariamente umanitario; come la sua opera ci offra non la più alta, ma la più attendibile interpretazione dell’anima napoletana e ideologicamente si possa classificarla tra i più autentici esemplari di letteratura socialista; e come, infine, il suo teatro e la sua poesia, così strettamente legati al dialetto, vincolati a dei contenuti altrimenti inesprimibili, siano rimasti isolati nel quadro della poesia del teatro contemporanei…”

Ranieri e Scaparro ripristinano e rappresentano il geniale modo di Viviani di mettere in scena la gente di strada, scugnizzi, ambulanti e prostitute, mescolando recitazioni e canti, ancora oggi trasmette quel sapore di varietà popolare che risulta estremamente apprezzabile e ricco.

La Pergola, riprendendo uno spettacolo che già nel giugno dell’anno scorso fu presentato  per la chiusura del Maggio Musicale Fiorentino,  torna dunque all’amata figura dell’artista metaforicamente e realmente in viaggio; al centro Raffaele Viviani, napoletano che non sta alla finestra a cogliere colori e umori e non scende sulla strada: sulla strada egli vi nasce

Fondazione Teatro della Pergola - Compagnia Gli Ipocriti

MASSIMO RANIERI

Viviani Varietà

poesie, parole e musiche di RAFFAELE VIVIANI in prova sul piroscafo Duilio in viaggio da Napoli a Buenos Aires nel 1929

regia

MAURIZIO SCAPARRO

con

ERNESTO LAMA

e con

ROBERTO BANI ANGELA DE MATTEO MARIO ZINNO IVANO SCHIAVI GAIA BASSI RHUNA BARDUAGNI ANTONIO SPERANZA SIMONE SPIRITO MARTINA GIORDANO

l’orchestra: chitarra MASSIMILIANO ROSATI pianoforte FLAVIO MAZZOCCHI contrabbasso MARIO GUARINI fiati DONATO SENSINI batteria MARIO ZINNO

elaborazione musicale PASQUALE SCIALÒ

testi a cura di GIULIANO LONGONE VIVIANI

scene e costumi LORENZO CUTÙLI

movimenti coreografici FRANCO MISERIA

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