Editoriale

Condannati allo spread sociale

Quando la sovranità nazionale è perduta non ci sono soluzioni, ma chi voterà la ricetta lacrime e sangue?

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

roviamo a riassumere quello che sta succedendo. Berlusconi  è fuori gioco con le dimissioni annunciate per sabato, Monti rapidamente nominato senatore a vita per far finta che non si tratti di un governo tecnico, e coagulare intorno al suo nome il maggior numero di consensi.

Poiché il prossimo premier non ha il compito di dar vita a un programma politico, ma di applicare il programma scritto per noi dall’Europa, che è lo stesso dei 39 punti che avrebbe dovuto applicare il governo uscente e che a quanto pare erano indigeribili a tutti, opposizioni in primis, ci chiediamo come è possibile che quegli stessi 39 punti, fra cui la revisione dell’articolo 18, l’innalzamento dell’età pensionabile, la cassa integrazione per il pubblico impiego (due anni con meno il 20% dello stipendio) ecc. ecc. inaccettabili fino a che c’era Berlusconi dovrebbero essere accolte con Monti?

È ormai dimostrato che in questo paese la politica si fa solo a fini elettorali; ammesso che Monti faccia il premier fino alla scadenza naturale della legislatura per applicare il programma economico che l’Europa ci costringe a mettere in pratica, le varie parti di quei 39 punti dovranno di volta in volta essere approvate dai due rami del parlamento che sono costituite da quegli stessi che poi dovranno ripresentarsi agli elettori con il peso di aver votato una manovra cosiddetta “lacrime e sangue” che metterà in ginocchio il ceto medio, e farà crescere lo spread sociale (ovvero il differenziale fra la ricchezza di pochissimi e la povertà di moltissimi).

Nessuno in un sistema come il nostro sembra abbastanza pazzo da rinunciare al potere per prendersi solo gli oneri di una manovra dolorosa e sanguinaria.

E allora Monti da chi si farà votare l’applicazione di quei 39 punti?

Mistero.

D’altra parte se andassimo alle elezioni anticipate la faccenda non cambierebbe di molto perchè chi si candiderà a governare dovrà far suo il programma dei soliti 39, e quindi avremmo paradossalmente candidati con lo stesso programma perché a quanto ci dicono quelli che le cose le sanno non si può non applicare i 39, e allora che senso ha scegliere chi deve fare una medesima cosa?

Sì, certo la nostra scelta di elettori potrebbe essere di tipo filantropico, a parità di risultato per me cittadino, posso scegliere chi deve godere dei privilegi della casta che nessuno ha provveduto a smontare. In cambio di nulla, ma altrimenti non sarebbe filantropia!

 

 

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