Editoriale

Il disastro dell'economia montiana affonda l'Italia

Con che coraggio Berlusconi propone il professore come ideale capo dei moderati?

Alex Voglino

di Alex Voglino

Saggista, organizzatore culturale, attualmente è direttore di Biblioteche di Roma

eggo sui giornali – non senza stupore e vivo disappunto – che nel fare il suo (era ora!) passo indietro rispetto a qualunque ipotesi di ricandidatura a capo del governo nel 2013, Berlusconi ha indicato l’attuale premier Mario Monti come suo ideale “leader dei moderati” (moderati in cosa? Nel consumo di alcolici? Di carboidrati?).

La cosa suscita il più vivo sconcerto per motivi obbiettivi – oserei dire “aritmetici” – motivi anzi che proprio a un professore della Bocconi come Monti dovrebbero risultare particolarmente convincenti.

Da quasi un anno siamo strizzati nelle maglie di una politica rigorista e bilancistica lacrime e sangue, per – scrivono compatti e acritici tutti i giornali – “salvare l’Italia” (sul piano economico, precisiamolo).

Ora, a meno che tutte le leggi di quella presuntuosa e approssimata non-scienza che è l’economia debbano intendersi stravolte, i principali indicatori dai quali dovremmo potere rilevare – dopo tanti e tanto dolorosi sacrifici – il migliorato stato di saluto economico della nostra nazione sono chiari, precisi, certi e non contestabili: 1) il PIL; 2) il sempre evocato e incombente debito pubblico; 3) l’andamento dell’occupazione; 4) il livello delle retribuzioni e soprattutto il loro potere di acquisto; 5) la spesa delle famiglie.

Vogliamo chiederci una volta per tutte quale sia il bilancio del governo Monti a oggi?

Il nostro debito pubblico si segnala per un nuovo record negativo. Infatti nel secondo trimestre del 2012 è schizzato al 126,1% del Pil secondo i dati resi noti da Eurostat. Nel primo trimestre aveva già raggiunto il picco di 123,7%, il più alto dal '95 quando era al 120,9%. L'Italia si conferma seconda solo alla Grecia, il cui debito è ora al 150,3%. In termini assoluti, il debito italiano nel secondo trimestre dell'anno in corso è stato di 1.982.239 milioni di euro, contro i 1.954.490 del trimestre precedente e i 1.910.024 del secondo trimestre 2011. Il debito italiano è cresciuto di 2,3 punti percentuali di Pil rispetto ai tre mesi precedenti e di 4,4 rispetto al secondo trimestre 2011, quando era al 121,7%.

 Per quanto riguarda il PIL del secondo trimestre 2012, l’ISTAT ne ha rivisto la stima al ribasso: il calo è stato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nei confronti del secondo trimestre 2011. L'economia italiana è ormai in profondo rosso, è il fanalino di coda del mondo industrializzato. Essa con un calo del 2,6% su base tendenziale, si colloca infatti dietro alle grandi economie del pianeta. Nel secondo trimestre, in termini congiunturali, il Pil è aumentato dello 0,4% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Germania e in Giappone, è rimasto stazionario in Francia, mentre è diminuito dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si sono registrati incrementi del 3,6% in Giappone, del 2,3% negli Stati Uniti, dell'1,0% in Germania e dello 0,3% in Francia, mentre nel Regno Unito il Pil è diminuito dello 0,5%. Nel complesso, l'area Euro ha registrato un calo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in confronto allo stesso trimestre del 2011.

Sempre nel secondo trimestre 2012 il tasso di disoccupazione è salito al 10,5%, in aumento di 2,7 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2011. 

Le retribuzioni sono praticamente ferme anche a settembre (rispetto ad agosto 2012 sono cresciute appena dello 0,1%). Su base annua l'aumento è stato dell'1,4% largamente sotto al livello d'inflazione annuo (+3,2%), e così la forbice salari-prezzi si allarga e raggiunge quota 1,8 punti percentuali.

Il potere di acquisto delle famiglie – nel secondo trimestre 2012 - si è ridotto del 4.1% rispetto alla stesso periodo dell’anno precedente.

Di conseguenza la spesa delle famiglie è crollata. L'Istat ha rilevato che sul territorio nazionale, nel secondo trimestre 2012, ha registrato un calo del 3,5%, dovuto a diminuzioni del 10,1% degli acquisti di beni durevoli, del 3,5% per quelli non durevoli e dell'1,1% per gli acquisiti di servizi.

A fronte di questa autentica Waterloo (altro che salvataggio economico dell’Italia, una nave che affonda giorno dopo giorno, nella abulica rassegnazione di un popolo inerte!) il governo sta facendo qualcosa per favorire una qualche ripresa economica, per rilanciare i consumi, per dare ossigeno al mercato interno?

Come no! La pressione fiscale “ufficiale toccherà in Italia nel 2012 il 45% del Pil” – confermandosi comunque la più alta del mondo - ma quella reale è già al 55% secondo gli studi di Confindustria e Confcommercio e nel 2013, tolto il sommerso, arriverà al 55,2%!

Il tutto mentre il tanto evocato “spread” viaggia intorno a 338 punti, in salita di 5 rispetto a ieri.

Come dire: Dio ci salvi dai salvatori!

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