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Teatro delle emozioni

Le terzine dantesche in ideogrammi giapponesi

Soiki Nogami ha tradotto la divina Commedia nella lingua del sol levante, amante della letteratura italiana si è fatto interprete della nostra cultura letteraria nel suo paese

di Laerte Failli

Le terzine dantesche in ideogrammi giapponesi

Il Teatro delle Emozionia Firenze rende omaggio al traduttore giapponese di Dante, in una sede che più dantesca non si potrebbe: la chiesa di Santa Croce, nei locali del cenacolo, dove domenica 3 giugno alle ore 16 si svolgerà un incontro tanto singolare quanto suggestivo: la commemorazione del primo grande interprete di Dante in lingua nipponica: Soiki Nogami (1910-2001) che non è stato un semplice  “traduttore”,  ha insegnato Storia della Letteratura Italiana all'Università di Kyoto; e dal 1973 ha rivestito il ruolo di docente nell'Università Cattolica Sacro Cuore di Tokyo.

Appassionato studioso della Letteratura Italiana, Nogami ha lavorato alla pubblicazione di un importante vocabolario italiano-giapponese, edito nel 1954, e di una Grammatica italiana. Di lui ci rimangono le traduzioni della Divina Commedia e della Vita Nova, del Decameron di Boccaccio e del  Principedi Machiavelli. Nel 1951 ha fondato l’Associazione di Studi Italiani in Giappone, e nel 1969 il Centro Culturale Italo-giapponese di Kyoto. Nel 1965 è stato premiato dal Comune di Firenze e dalla Società Dantesca Italiana, riconoscendogli il grande merito di aver reso in lingua giapponese concetti cristiani in una società di cultura scintoista; e il sei novembre di quello stesso anno ebbe l’onore di rappresentare il suo paese in Palazzo Vecchio per la firma tra gli accordi di gemellaggio tra Firenze e Kyoto.

In un breve saggio dell’ormai lontano 1965[1],  Nogami affermava che la fortuna di Dante, e della letteratura italiana in genere, in Giappone non era stata molto grande, anche per l’isolamento culturale in cui il suo paese si era trovato sino al 1868.   Ma sempre in quello scritto, Nogami procedeva a una critica acuta delle traduzioni di Dante che sino a quel momento avevano circolato in Giappone:  «Ma questi  studiosi lessero Dante tramite le traduzioni e i commenti inglesi e tedeschi, perciò caddero facilmente in moltissimi errori».

E’ di grande interesse la breve rassegna che Nogami fa sugli studi danteschi nel suo paese, non senza qualche notazione umoristica, come quando cita un collega che afferma: «Ho una traduzione inglese della Divina Commedia, tradotta dal Kerry (…) e che ho letto diverse volte portandola con me anche in viaggio, così che la copertina è diventata tutta sudicia per il sudore delle mie  mani.» Alcune sue notazioni possono forse un po’ far sorridere e non avrebbero certo trovato d’accordo il grande Erich Auerbach, come quando Nogami afferma: «Oramai si è diffusa per un certo periodo in Giappone l’opinione di un certo patologo che vorrebbe spiegare l’amore di Dante verso Beatrice come una specie di fenomeno patologico-sessuale; neppure con questa tesi sono d’accordo. Piuttosto trovo più suggestivo pensare che Dante non fosse molto contento della moglie Gemma, forse una donna gelosa, e trovasse necessario avere un conforto nella idealizzazione di una bella e ingenua ragazza come Beatrice». La divina Beatrice infatti sembra sia davvero esistita e viene identificata in Beatrice Portinari, detta Bice, maritata Bardi.  Anima pura e candida che si innalza sino al raggiante Paradiso e funge da “tramite” tra il divino e l’umano.

Ma l’acutezza di giudizio e la sensibilità di Nogami si rivelano quando individua due passi che, da soli, sembrano rivelare  «tutta la grandezza dell’arte di Dante, la sua esperienza della vita e la sua grande poesia»:

Fu il sangue mio d'invidia sì rïarso,
che se veduto avesse uom farsi lieto,
 visto m'avresti di livore sparso.

(Purg. XIV 82-84)

E gli immortali versi della profezia di Cacciaguida:

Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo esilio pria saetta.

Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.

(Par. XVII, 82-84)

Con legittimo orgoglio Nogami poteva concludere che la situazione in Giappone era comunque già allora cambiata e se una casa editrice giapponese  vendeva ogni anno 15.000 copie della Divina Commedia e della Vita Nova; sicuramente il merito era in buona parte, se non totalmente, suo. 

Ma il contributo di Nogami fu del resto in duplice senso: già nel 1942 presentava al pubblico italiano un interessante volumetto dal titolo Teatro Giapponese- Sette no[2]. Nella breve prefazione, Nogami – autore anche di una della traduzioni – scriveva che «Una delle caratteristiche e la più notevole del teatro No è l’uso della maschera, che dispensa l’autore dalla truccatura e gli permette di rappresentare sulla scena personaggi diversi per età e sesso. Sotto questo aspetto il dramma No rassomiglia all’antico teatro greco; ma le maschere del NO per l’effetto drammatico che raggiungono sono forse superiori a quelle greche. Le maschere NO sono fatte e adattate in tal guisa che l’attore riesce a rendere con una sola di esse, facendola abilmente muovere, le più diverse espressioni di tristezza e di gioia del personaggio e le più delicate sfumature del dramma»

Di grande interesse questa notazione: «l’azione del dramma si spiega in modo simbolico. Ad esempio: percuotere il ginocchio con una mano significa eccitazione, pochi passi in avanti indicano la fine di un viaggio e così via.»  Gesti ed espressioni comunicano senza l’utilizzo di parole.. il suono della scarpa che batte sul palcoscenico scandisce la conclusione del viaggio; il frenetico passaggio della mano sul ginocchio indica l’opposto di uno stato d’animo disteso e rilassato.

L’omaggio a Nogami è stato organizzato dal Teatro delle Emozioni, diretto da Erminia Zampano: un teatro nato e pensato per evocare la magia e la musicalità della  poesia, soprattutto quella dantesca. Il programma prevede la lettura di passi scelti della Divina Commedia in italiano e nella traduzione in lingua giapponese del Prof. Nogami. Le letture in italiano saranno affidate ai giovani del Teatro delle Emozioni; per quelle in lingua giapponese è prevista la partecipazione di una o più voci recitanti di madrelingua. Collaborano le associazioni ed enti giapponesi presenti sul territorio. In particolare, le esibizioni di musica, canto, danza saranno realizzate con costumi tipici della tradizione nipponica.

Non per nulla la manifestazione ha raccolto vari prestigiosi patrocinii: tra cui quello dell'Ambasciata del Giappone in Italia, del Comune di Firenze,  della Società Dantesca Italiana, e la collaborazione di Associazione Giapponese in Toscana,  Associazione Culturale Giapponese – LAILAC. La manifestazione vedrà in apertura alcuni interventi tra cui quello della “padrona di Casa” Stefania Fuscagni, presidente dell’opera di Santa Croce, di Eugenio Giani, presidente della società dantesca italiana, di Mieko Maraini, che parlerà dei rapporti amichevoli tra Nogami e Fosco Maraini, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, celebrato in modo particolare al Gabinetto Vieusseux. Le letture e le declamazioni dantesche saranno contornati da musiche di un’ arpa italiana e di una nipponica e da eleganti passi di danza; il tutto rigorosamente in Kimono, con l’accorta regia della Zampano.  Imperdibile occasione nella quale culture diverse hanno l’occasione di fondersi intorno ai temi dell’amore sia terreno che trascendente, della politica, della natura umana e dunque delle pene e premi che vi corrispondono e che ruotano attorno all’inimitabile poema dantesco incentrato sulla giustizia.

Rileggendo e approfondendo i passi danteschi saremo nuovamente risollevati dalla convinzione che lo stesso Sommo poeta dispensa, ovvero di un ordine “divino” delle cose.

Ancora più interessante sarà notare le similitudini tra la società del 14° secolo e quella attuale, sperando che il linguaggio giapponese renda fedelmente certe sfumature.



[1]Soichi NOGAMI, Dante in Giappone, in  Dante nel mondo, a cura di Vittore Branca e Ettore Caccia, Firenze, Olschki, 1965, pp. 229-235.

[2] Teatro Giapponese, Sette No, a cura di E. Folchignoni, prefazione del prf. Soichi Nogami, Edizioni Italiane, Roma, 1942.

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