23 maggio 1929

Paolo Poli, un grande del teatro azzoppato dalla sua omosessualità

La finezza interpretativa e il virtuosismo tecnico di Poli si manifestano soprattutto negli spettacoli preparati da lui

di  Totalità

Paolo Poli, un grande del teatro azzoppato dalla sua omosessualità

Paolo Poli

Paolo Poli, nasce a Firenze il 23 maggio 1929.

Dopo varie esperienze nel cinema (Le due orfanelle, 1954; Le braghe del padrone, 1978), in televisione e nel teatro d'avanguardia, nel 1961 metteva in scena Il Novellino, cui seguirono Paolo Paoli di Adamov (1963), Il candelajo di G.Bruno (1964), ecc.

Ma la finezza interpretativa e il virtuosismo tecnico di Poli si manifestano soprattutto negli spettacoli preparati da lui stesso, spesso in collaborazione con Ida Omboni, sua co-sceneggiatore: antologie di testi letterari e musicali o libere rielaborazioni demistificatrici di autori minori o d'avanguardia del Novecento (La nemica di D.Niccodemi, 1966; Il suggeritore nudo di F. T. Marinetti, 1967; Rita da Cascia,1969; Carolina Invernizio, 1970; Soirée Satie, 1982; Il coturno e la ciabatta da A.Savino, 1990).

Alcuni dei suoi spettacoli sono stati scritti e recitati in collaborazione con la sorella Lucia, anch'essa attiva nel teatro a partire dagli anni Settanta. Tra le interpretazioni più recenti si ricordano: L'asino d'oro (1996); I viaggi di Gulliver (1998); Il tranello di medusa (2000); Aladino mi cali un filino (2001);Jacques il fatalista (2002); Sei brillanti (2006); Il ponte di San Luis Rey, commedia tratta dal romanzo di T.Wilder (2006).

Nel 2007 con il pianista A. Ballista ha portato in scena Favole , recital dedicato alle più belle favole del mondo e alle musiche a loro ispirate, cui hanno fatto seguito gli spettacoli Sillabari, tratti dall'omonimo testo di G. Parise, e Il mare (2010), da A.M. Ortese.

Paolo Poli è uno dei pochissimi grandi attori italiani che non ha mai fatto mistero della sua omosessualità, anche in anni non facili e ciò, nell’Italia bigotta in cui viviamo da periodi immemori, non ha fatto altro che creargli problemi su problemi.

Da un’intervista di Andrea Pini, del 2004, all’attore toscano.

Quando avevi 20 anni vivevi a?

«Vivevo a Firenze ed eravamo nel ’49. Io son figlio di un carabiniere e di una maestra e siccome quando ero bambino c’era ancora il regime fascista, invece di andare a giocare ai soldatini coi fascisti, preferivo frequentare i riti ecclesiastici che per me erano già una specie di teatro… Adoravo andare vestito di rosso, con la cotta, coi ricami… Una mia zia, geniale, invece di regalarmi il fucilino mi portò a 5 anni a vedere King Kong e quando lo scimmione viene ammazzato…. urli e strilli! Perché è stato il mio primo innamoramento. E la zia mi portò in un negozio e mi comprò uno scimmiotto peloso che mi portai a letto e da lì poi ho continuato.

Quando avevo 10 anni mio padre si è ammalato di tubercolosi e allora sono stato un anno con lui sul lago di Como, e non si vergognava di me e la mia effeminatezza non gli dava fastidio, mi diceva “Vieni qua, Sor Camilla”! E mi coccolava…La mattina mi pigliava nel suo letto, mi tirava il pisello e io glielo tiravo a lui e io : “Ma mi verrà lungo come a te”? “E anche di più”, scherzava lui! Ho avuto molto amore dai miei genitori. Certo a 10 anni parevo un po’ una bambina e certe volte mi toccava tirar fuori il pisello per mostrare la virilità … E così ho sempre saputo, spontaneamente, ma non ho fatto nessuna esperienza giovanile. A 20 anni all’Università ho rincontrato un amico d’infanzia, si usciva assieme e ho cominciato ad avere delle piccole avventure… Non con lui! Si andava a rimorchiare e lui aveva l’automobile. Quando ero solo andavo alla stazione ferroviaria, che è sempre uno snodo di vita. La prima volta mi si avvicinò un soldatino… io ero un po’ effeminato, castano, ma piano piano poi cominciai con l’acqua ossigenata a 12 volumi a dare una schiarita, a sottolineare un fascino anglicizzante…! E allora qualche soldatino mi veniva dietro, senza domandar denaro ma per … bellezza e per piacere! Poi scopersi gli operai che stavano costruendo nuove strade e avevano come dei gabbiotti di metallo in cui riposavano. Spesso mi facevano un cenno, un fischio e mi chiamavano dentro. Ed ho trovato dei giovanottoni pieni di muscoli, e c’era il meridionale col pelo e con la fronte bassa, erano molto amorosi. Ma non c’era mai un’inclinazione sentimentale da parte mia.

Quando invece trovai un turista francese, carino, mon petit, non potevo fare nulla con lui perché c’era la piena dei sentimenti ma anche l’angoscia del sentimento…. L’ho portato a vedere Pisa, Lucca, Siena, tutte le città intorno a Firenze dove stava l’ostello della gioventù… Alla fine mi disse “L’hai fatta troppo lunga! Se era una cosa più semplice si poteva anche fare…ma così diventa Giulietta e Romeo».

E come avrebbe potuto ergersi a grande attore di platee teatrali… qui da noi?

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