Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti, un binomio che ha fatto la storia del giornalismo italiano. Due personaggi diversi per carattere ma simili per vocazione: l’uno riservato e a tratti sfuggente, l’altro più incline all’impegno pubblico, allo spendersi nella società civile. Ben inteso, entrambi hanno assecondato la passione per la divulgazione, la comunicazione d’eccellenza, per la letteratura e per l’arte, espressioni considerate essenziali per una civiltà che voglia chiamarsi tale.
Carla Sodini nel suo interessantissimo testo: Amici per sempre. Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti tra Lucca e Roma, analizza, tra l’altro, un aspetto meno conosciuto dei due: il loro rapporto con la città d’origine, con gli intellettuali lucchesi: Guglielmo Petroni, Enrico Pea, Mario Tobino, Carlo Ludovico Ragghianti, tanto per fare alcuni nomi. Personaggi che hanno dato un impulso formidabile al dibattito letterario, artistico, più generalmente culturale, e che si ritrovavano spesso al caffè Caselli, nel cuore di Lucca, o nei locali di Forte dei Marmi, dove nascevano progetti, sbocciavano amicizie, si consolidavano affinità elettive.
L’ anno in cui si potenziano tali amicizie, specie con Benedetti, è il 1933 è da allora, come documenta con cura puntuale Carla Sodini, che Pannunzio tornerà a Lucca più spesso, si era trasferito a Roma con la famiglia a causa delle persecuzioni di cui era oggetto il padre, di simpatie comuniste. Mario Pannunzio non è stato soltanto un personaggio che ha fatto la storia del giornalismo italiano, è stato una figura di intellettuale e organizzatore culturale unica nel suo genere, che ha attraversato le fasi cruciali del Novecento ponendosi il più delle volte controcorrente rispetto alle famiglie politico-culturali dominanti.
Critico verso il fascismo quando era regime, poi nei confronti del comunismo e della sua pretesa di egemonizzare “gramscianamente” la società civile, nel dopoguerra, infine dell’Italia democristiana e un po’ bigotta, senza tuttavia scadere mai in quell’anticlericalismo di principio che tanto ha nociuto a una visione autenticamente laica, ma non laicista, della società e dello stato. Liberale per vocazione, fondatore, insieme all’amico Arrigo Benedetti, del Partito Radicale, il grande giornalista fu anche un uomo fortemente impegnato nelle battaglie politiche.
Mario e Arrigo si erano formati professionalmente al settimanale «Omnibus» il primo rotocalco italiano, fondato e diretto nel da Leo Longanesi, a Pannunzio era stata affidata la rubrica del cinema anche perché proprio al centro sperimentale di cinematografia, al quale egli si era iscritto grazie ai buoni uffici del regista Mario Camerini, aveva conosciuto il futuro fondatore della rivista.
Sul foglio longanesiano scrivevano le migliori penne del giornalismo e della letteratura del Novecento: Alberto Moravia, Dino Buzzati, Mario Praz, Vitaliano Brancati, solo per citarne alcuni. Ma la comune esperienza giornalistica tra Pannunzio e Benedetti passa attraverso il settimanale «Oggi», fondato da Mario, il quale invita subito Arrigo a collaborarvi.
Il libro di Carla Sodini scandaglia un’epoca ricchissima di fermenti culturali, dibattiti politici, riflessioni sul ruolo del giornalismo e della comunicazione. Nello sfogliare le pagine di Amici per sempre, ci coglie una certa malinconia pensando ai tempi che stiamo vivendo e all’omologazione che impedisce di fatto di elevare il dibattito culturale nel nostro paese. Ecco perchè il ricordo di Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio è ancora vivo in alcuni spiriti liberi, in quanto entrambi maestri di vita spesa al servizio delle idee in cui hanno caparbiamente creduto. Merce rara ai tempi nostri.
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