Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il concerto diretto dal maestro Hankyeol Yoon con musiche di Johannes Brahms e Antonín Dvořák comincia in modo inatteso ma doveroso: il responsabile dell’Ufficio Stampa e Media Paolo Klun prende la parola prima che si alzi la bacchetta, proprio per ricordare una bacchetta eccellente recentemente scomparsa: il maestro giapponese Seiji Ozawa, per quasi trent’anni direttore della Boston Symphony Orchestra, una delle più importanti personalità musicali del secondo novecento. Klun ne ha ricordato con viva commozione la personalità artistica e la straordinaria umanità, il suo rapporto di profonda e reciproca stima con il Maggio Musicale Fiorentino che si è concretizzò in alcune produzioni memorabili, come La piccola volpe astuta di Leoš Janáček, andata in scena nel 2009. Un primo, grande applauso è stato dunque tributato al grande maestro scomparso, a cui è stato dedicato il concerto del 9 e 10 febbraio scorsi, in particolare il secondo brano di Brahms, quel Nänie composto in memoria di un amico scomparso [1].
Tratto che ha accomunato il concerto è stata la straordinaria qualità dell’orchestra e del coro del Maggio diretto da Lorenzo Fratini (presente solo nella prima parte con Brahms), che hanno offerto una prova di assoluta compattezza e nitore. Sia il Brahms più “festoso” della ouverture accademica che quello più lirico e intenso dei due brani corali sono stati eseguiti con grande accuratezza e l’attenzione a ogni singolo dettaglio.
Il maestro Hankyeol Yoon è giovane (30 anni) e molto entusiasta, forse a tratti persino troppo e una gestualità talvolta fin troppo …. vigorosa; ma ha trovato nell’orchestra e nel coro del Maggio un valido supporto di una esibizione che ha riscosso un ottimo successo di pubblico, anche se purtroppo c’era qualche “vuoto” in sala (almeno alla prima). Partendo dalla ouverture accademica, il maestro coreano ha offerto una lettura ben calibrata, vivace e scattante, soprattutto nel finale che riprende il tema della celeberrima Gaudeamus igitur, inno della goliardia ma anche degli studenti in generale. Nei due brani successivi sinfonico-corali su testi di Schiller (Nänie op. 82) e di Hölderin (Das Schicksalslied op. 54) Yoon ha evidenziato il lirismo ma anche la purezza “classica” delle sue composizioni, anche se a volte si lascia un po’ prendere la mano quando il suono si innalza; non sempre perfetto inoltre il bilanciamento con il coro, che comunque ha offerto una splendida prestazione, dando prova in questi due brani di grande intensità ed espressività. Non sarebbe però male in casi come questi avere la proiezione del testo, esattamente come avviene nelle opere.
L’ottava sinfonia di Dvorak spicca sicuramente per brio e il carattere “popolare”, ma è comunque una pagina elegante e raffinata. L’impressione è stata quella di una lettura sicuramente vivace, anche se forse a volte un po’ “sopra le righe” negli slanci e nelle impennate degli ottoni e più accurata nei momenti più lenti e riflessivi. Il pubblico, purtroppo non particolarmente numeroso, ha comunque apprezzato ed applaudito con grande entusiasmo. Malgrado alcune discontinuità si è trattato infatti di un concerto di buon livello, come oramai il Maggio ci ha abituati a sentire, ed è senz’altro più che giusto e doveroso dare spazio a giovani direttori che saranno i grandi talenti di domani.
La recensione si riferisce alla serata del 9 febbraio
[1] Per la presentazione del concerto e dei brani in programma cfr https://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9448&categoria=1&sezione=10&rubrica=10
Inserito da giovanni il 20/02/2024 21:09:12
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