Teatro della Toscana

Arlecchino? di Marco Baliani: una commedia dell'arte dei nostri giorni, con uno straordinario Andrea Pennacchi

Il goldoniano servitore di due padroni si trasforma in uno scoppiettante e divertente varietà dei nostri giorni, molto apprezzato dal pubblico della Pergola. Ottimo il cast

di Domenico Del Nero

Arlecchino? di Marco Baliani:  una commedia dell'arte dei nostri giorni, con uno straordinario Andrea Pennacchi

il cast

La commedia dell’arte non piaceva a Goldoni, che come è noto dedicò tutta la sua vita a un teatro che fosse radicalmente diverso dall’improvvisazione. Ma non sempre si può ciò che si vuole, soprattutto se si fa del teatro non solo un’arte ma anche un mestiere, e così più volte anche il commediografo veneziano dovette piegarsi alle maschere, soprattutto nella prima parte della sua attività. Il servitore di due padroni, con al centro la figura di Arlecchino, è un canovaccio scritto nel 1745 per l’attore Antonio Sacco, celebre interprete di questa maschera, trasformato poi in copione nel 1753.

Partendo da questo testo, Marco Baliani presenta il suo Arlecchino? di cui è autore e regista: lo spettacolo è in scena in questi giorni (dal 6 all’11 febbraio)  al teatro fiorentino della Pergola (teatro della Toscana) con Andrea Pennacchi come protagonista in una produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo, in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto.

Baliani è sicuramente riuscito aa attualizzare un genere, quello della commedia dell’arte, basato sulla improvvisazione dell’attore, caratterizzato da lazzi e battute d’ogni genere, con storie appena tracciate ed abbozzate e con le trame un po’ ripetitive; ma la bravura dell’attore stava proprio in questo, nel riuscire a renderle sempre e comunque interessanti. Lo spettacolo di Baliani riprende sicuramente queste caratteristiche con un tocco di divertita ironia: i costumi garbatamente seicenteschi e le scene fluttuanti di Carlo Sala montate e smontare dagli stessi attori, rendono sicuramente l’illusione di recitare …a soggetto. Ma quello che Baliani ci presenta è una versione moderna, caratterizzata dall’incrocio con il varietà, la commedia musicale etc:  “L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della Commedia dell’arte. Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, è goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori che, come lui, sono stati assoldati con misere paghe dall’imprenditore Pantalone, sono, al pari di Arlecchino, debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati. Eppure, tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione, che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi, queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana, in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita. Ed ecco allora che la storia, nonostante tutto, anzi proprio grazie a questo tutto invadente, si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto, che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultra postmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.”

Così l’autore – regista; risultato raggiunto? Assolutamente sì; pubblico entusiasta tra applausi e risate, ad apprezzare uno spettacolo che se vuole dare lidea dell’improvvisazione, tutto è comunque tranne che improvvisato. Gli attori si muovono con grande sicurezza, perfetta sintonia e sincronia; la vicenda canonica dei due amanti separati di cui Arlecchino diventa il servitore all’insaputa l’uno dell’altro, si arricchisce di gags, di battute di sferzante attualità (con qualche concessione al politically correct, forse, ma comunque mai in modo irritante). Andrea Pennacchi è semplicemente straordinario nella parte del titolo, irriverente, graffiante ma anche deliziosamente imbranato e pasticcione;  ma anche gli altri attori non sono da meno, a partire dal simpatico Brighella di Marco Artusi, a Miguel Gobbo Diaz, che si cimenta in modo disinvolto e divertente i tre ruoli diversi; Valerio Mazzucato è un Pantalone tirchio e brontolon come si conviene, e le “siore” Clarice e Smeraldina sono due intriganti  e seducenti Margherita Mannino e Anna Tringali. Da segnalare infine le musiche eseguite dal vivo, con passione e perfetta integrazione nello spettacolo, di Giorgio Gobbo e Riccardo Nicolin.

Decisamente da vedere, ultime repliche, oltre che stasera alle ore 19, venerdì,9 sabato 10 febbraio, ore 21; domenica, ore 16)

 

 

Andrea Pennacchi in

ARLECCHINO?

scritto e diretto da Marco Baliani

con Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzuccato, Anna Tringali

musiche eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo, Riccardo Nicolin

scene e costumi Carlo Sala

luci Luca Barbati

aiuto regista Maria Celeste Carobene

produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo

in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto

 

Personaggi / Interpreti

Arlecchino / Andrea Pennacchi

Beatrice, Federigo Rasponi / Federica Girardello

Brighella, Florindo / Marco Artusi

Clarice / Margherita Mannino

Pantalone / Valerio Mazzucato

Silvio, Facchino, Cameriere / Miguel Gobbo Diaz

Smeraldina / Anna Tringali

 

Durata: 1h e 45’, atto unico.

 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da giovanni il 20/02/2024 21:14:58

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