Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
andi temi che
Trump ha bene o male rappresentato, toccano l’amor patrio, la difesa della
famiglia, le tradizioni civili e religiose, il tema della sovranità, l’identità
americana e la protezione economica, civile e culturale del Paese, il rigetto
del politically correct, la preoccupazione per la globalizzazione made in
China. Non possono finire con lui. Una lezione per i sovranisti, i leader
populisti e le destre nostrane.[1]Così Marcello Veneziani, in un articolo dell’otto
gennaio scorso, chiosa la presidenza Trump e i suoi ultimi bagliori, compresi
quelli corruschi dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio che le solite,
solerti prefiche della stampa “bene” allineata paragonano alle peggiori sciagure
immaginabili; manca il diluvio universale e ci siamo. Senza alcun dubbio è un
evento che sconcerta comunque lo si voglia leggere e interpretare, ma ora il
punto non è certo questo. Mentre uno dei presidenti più discussi della storia
degli Stati Uniti fa sia pur malvolentieri e tutt’altro che convinto, le valige
per lasciare la Casa Bianca, in Italia il premier Giuseppe Conte fa di tutto
per rimanere inchiodato a Palazzo Chigi. Certo, i due personaggi sono imparagonabili.
Donald lo si può amare o detestare cordialmente, ma non ci sono dubbi che abbia
fatto la storia; se in positivo o in negativo poi, è un altro discorso che
richiederà tempo anche alla luce dei prossimi sviluppi, sebbene ovviamente la
canea del politically correct abbia già decretato la sua sentenza e
vorrebbe ora aggiungerci anche la damnatio memoriae. Ma per quanto
riguarda Conte c’è poco da attendere, se oggi la cronaca lo santifica, è
quantomeno dubbio che la storia possa porlo su un piedistallo, sia pure da
soldatino di piombo. Certo, ai posteri la davvero ardua e poco invidiabile
sentenza; in fin dei conti, anche Depretis e Badoglio sono passati alla storia.
Il problema magari è il come …
Senza dubbio, oggi e domani per il politically correct sono giornate importanti se non cruciali. Quella poi di domani è addirittura trionfale, santificata da una diretta tg per santificare l’ascesa al sia pur plebeo soglio presidenziale USA del nuovo burattinaio/burattino dell’ intoccabile e intangibile ordine mondiale; con tanto di benedizione papale (o presunta tale) visto che, inutile dirlo, Bergoglio è entusiasta del “cattolico” Biden; che poi il signore in questione sia a favore di aborto, eutanasia, matrimoni lgbt e tutti temi sino a ieri quantomeno indigesti a Santa Madre Chiesa, non ha ovviamente la benché minima importanza, dato il nuovo corso inaugurato anche se mai ufficializzato da Francesco, che da buon gesuita ogni tanto se ne esce con qualche dichiarazione di condanna su questi temi, salvo poi strizzare l’occhio e andare a braccetto con chi se ne dichiara alfiere; vedi ad esempio le sue dichiarazioni a favore di quella pia donna che è Emma Bonino. “Papa Francesco mi ha chiamato, con lui lavoreremo per i poveri, i migranti e il clima” ha dichiarato entusiasta Biden poco dopo la sua contestatissima vittoria elettorale. [2] Forse Biden, come il suo predecessore Obama, si propone di aumentare il numero di poveri e migranti scatenando qualche altro simpatico conflitto pro bono pacis, ovviamente? Sarà interessante, anche se certo poco divertente, stare a vedere; e nel caso Bergoglio benedirà anche questo, o si limiterà a defilarsi con gesuitico silenzio? Per non parlare poi di tutti i paggi e paggetti della sinistra nostrana; Zingaretti, con la sua rutilante fantasia, ha addirittura trovato un altro appellativo per demonizzare i suoi avversari politici: amici di Trump . Davvero un bel coro di uggiolii e latrati ….
C’è da chiedersi cosa ne penserebbe Peppone; forse nemmeno lui sarebbe stato amico di Trump, ma certo nemmeno di Biden, che tra l’altro rappresenta, ben più di Donald, tutto ciò che una vera e autentica sinistra dovrebbe detestare, in primis la totale sinergia e dipendenza dal grande capitale. Senza contare che qualcuno – a destra, a sinistra, a qualsiasi latitudine – farebbe ancora meglio a ricordarsi che essere una provincia dell’impero yankee non è proprio il massimo a cui si possa aspirare, e se non altro Trump, che ora effettivamente anche i suoi ex supporters italiani si sono affrettati a cestinare, secondo il consueto malvezzo italico del salto sul carro del vincitore , era sicuramente molto più sopportabile di tanti suoi predecessori (e c’è da pensare, successori) proprio anche e soprattutto per i motivi che elencava Veneziani; e questo al netto di errori, intemperanze e stramberie del personaggio, che certo non sono mancati. Lo faranno definitivamente a pezzi o avrà ancora in serbo qualche sorpresa? Staremo a vedere, ma intanto addio -o arrivederci - senza entusiasmo (non tanto per lui personalmente, quanto per ciò che rappresenta) ma anche senza rancore e con un briciolo di simpatia: il massimo, per quanto concerne chi scrive, che si possa e si debba concedere a uno yankee ; e già non è poco.
Intanto da noantri si consuma una commedia che, se i tempi e le circostanze fossero diversi, potrebbe persino essere divertente, ma dato il momento riesce solo nauseante: qui più che quella di Guareschi, ci vorrebbe la penna dell’Aretino e forse non basterebbe neppure. Quello che all’inizio si era presentato come alfiere di un governo del cambiamento, passato poi con trasformistica disinvoltura a una maggioranza di segno opposto, oggi va a “mendicare frusto a frusto” un voto di fiducia proprio a quei rappresentanti della vecchia politica che il suo movimento di riferimento, i cinque stelle, avevano dichiarato di voler cancellare per sempre: quelli che volevano aprire il parlamento come una scatola di tonno e adesso invece ci stanno pigiati come sardine (senza nessun riferimento a quegli altri bei tipi, che al momento paiono scomparsi definitivamente …sott’olio) con un solo terrore; di doverne uscire e dover tornare alla loro squallida e anonima mediocrità, e magari, cosa peggiore di tutte, a lavorare. Probabilmente Conte in qualche modo ce la farà, sia perché in Italia certi elementi “galleggiano” sempre, sia perché il cd. centrosinistra ha il puro terrore delle elezioni e forse anche il centrodestra, sebbene affermi il contrario, non ci tiene più di tanto. Senza contare che Conte & soci godono del benevolo appoggio d’Oltretevere, non sia mai che torni il demone Salvini a ostacolare il lucroso movimento di migranti. Il problema è che a affondare rischia di essere proprio l’Italia, con la sua economia bloccata e con buona parte dei ragazzi ridotti a una scuola per la maggior parte dei casi ancora a distanza, anche se almeno in questo campo qualcosa sembra iniziare a muoversi. Ma pensiamo davvero che ai “signori”, “signore” e neutri (così non si dovrebbe offendere nessuno) del governo e dintorni gliene importi qualcosa? Bisogna capirli, tengono famiglia!
[1] Fonte: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/ma-la-storia-non-finisce-con-trump/
[2] Fonte: https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Joe-Biden-papa-Francesco-mi-ha-chiamato-con-lui-lavoreremo-per-i-poveri-i-migranti-e-il-clima-RaiUsa2020-90c5353c-85ab-4641-b8a8-910f3ad06116.html?refresh_ce
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