Stroncature al curaro

DI PAMPHLET E DI FORBICULO . Chiose e considerazioni attuali a proposito di un noto passo di Rabelais

Gargantua disquisisce su una pratica igienica quantomeno discutibile; c'è ben altro materiale a disposizione!

di Dalmazio Frau

DI PAMPHLET E DI FORBICULO . Chiose e considerazioni attuali a proposito di un noto passo di Rabelais

Mi si consenta una lunga digressione - nonché citazione di aulica fonte dal Libro I di Gargantua e Pantagruele di François Rabelais che, come ad ognuno dovrebbe esser noto, insieme a François Villon, Charles Baudelaire e ad Arthur Rimbaud mi garba maggiormente di qualsiasi prodotto paraletterario di Louis-Ferdinand Céline: 

"- Torniamo, disse Grangola, al nostro argomento.

- Quale? Cacare? chiese Gargantua.

- Ma no, rispose Grangola, forbire il culo.

- Siete disposto, chiese Gargantua, a pagare un buon barile di vin bretone se vi metto nel sacco in questa materia?

- Volentieri, rispose Grangola.

- Non è necessario forbir culo, disse Gargantua, se non sia sporco: sporco esser non può se non s'è cacato; conviene dunque primum cacare, e poi forbirsi il culo.

- Oh quanto senno, figliolo mio! esclamò Grangola. Uno di questi giorni ti fo promuovere dottore alla Sorbona ché, per Dio, hai più saviezza che anni. Ma seguita ora, ti prego, l'argomento forbiculativo. E per la mia barba, prometto che non un barile, ma sessanta botti ti dono, di quel buon vin bretone, intendo, che veramente non cresce in Bretagna, ma nella buona terra di Verron.

- Provai poscia, continuò Gargantua, a forbirmi con una parrucca, con un origliere, con una pantofola, con un carniere, con un paniere - Oh l'ingrato forbiculo codesto! - poi coi cappelli. Notate che i cappelli, taluni son lisci, altri pelosi, altri vellutati, altri di seta, altri di raso. Migliori di tutti son quelli col pelo, che astergono in modo perfetto, la materia fecale. Poi mi forbii con una gallina, con un gallo, con un pollastro, con pelle di vitello, con una lepre, con un piccione, con un marangone, con una borsa d'avvocato, con una barbuta, con una cuffia, con un logoro. Ma concludendo, dico e sostengo che non v'ha forbiculo migliore d'un papero di copiosa pelurie, tenendogli però la testa fra le gambe. Lo affermo sull'onor mio, credetemi, voi vi sentite una voluttà mirifica all'orifizio del culo sia per la dolcezza di quella pelurie sia pel tepore del papero che facilmente comunicandosi al budello anale ed agli altri intestini, arriva fino alla regione del cuore e del cervello. Oh, non è a credere che la beatitudine degli eroi e semidei che se la godono nei Campi Elisi, derivi dal loro asfodelo, o dall'ambrosia e del nettare come dicono le nostre vecchierelle. La loro beatitudine viene, a mio avviso, dal forbirsi il culo con un'ochetta. Così la pensa anche mastro Giovanni di Scozia."

Ecco, queste le sapientissime parole di Gargantua, che non posso non sottoscrivere anche se giammai provai simil delizia con il papero, sostengo tuttavia che un utilizzo simile al povero pennuto potrebbe avvenire mediante alcune pagine – forse tutte – di libercoli inutili e supponenti oggidì prodotti in magna copia da stampatori scellerati.

Insomma, se Gargantua ritiene essere un papero il miglior “forbiculo”, io personalmente reputo essere suo immediato e ottimo succedaneo il libro, copertina compresa, di coloro che millantano conoscenze che non hanno e che soprattutto si arrogano il diritto, mai concessogli da nessuno, di urlare attraverso quelle pagine le loro frustrazioni, i loro piagnucolosi piagnistei, i loro verbosi lai con la scusa d’esser un “pamphlet d’invettiva”. L’unico valido utilizzo di simili tomi è appunto quello di immediati sostituti della carta igienica, soprattutto quella da poco prezzo.

Certo, un tempo esisteva il santo uffizio nei giornali dabbene, che si occupava delle stroncature letterarie ed era un’attività meritoria, oggi tuttavia i direttori responsabili e i capiredattori, ancor più timorosi della propria ombra a volte, preferiscono non rischiare l’ira dei sommi scribacchini e scelgono dunque d’ignorare molti tomi, favorendo quindi le sperticate doti di lecchinaggio e, appunto, direbbe Gargantua di “forbiculo” dei vari recensori, che si arrampicano sugli specchi pur di riuscire a trovare un motivo per edificare un panegirico a un libro – sia esso saggio, pamphlet, o romanzo non importa – che meriterebbe nella migliore delle ipotesi, l’oblio e nella più giusta d’esser utilizzato come innesco per il camino.

Pertanto, in un Paese, il nostro dove ognuno s’improvvisa scrittore, dotato della propria prosa originale – orinale verrebbe da dire in linea con Rabelais – con la presuntuosa pretesa di essere “pezzo da novanta”, illuso nella propria eccessiva autoconsiderazione e abuso della sovrastima di sé, inconsapevole di non valere che molto meno del papero utilizzato da Gargantua, non ci resta che compiangere coloro che sono affetti da tale morbo, deformante e purtroppo senz’altra cura che quattro sonori, ben dati, sganassoni.

Il papero sentitamente ringrazia.

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