I misfatti del politicamente corretto

La Messa per Pasqua? Inutile, si può pregare anche in bagno!

Una nuova teologia condivisa da showman televisivi fino ad alti prelati: il manuale del credente fai da te, valido per ogni tempo (sacro o meno) e soprattutto per ogni luogo.

di Domenico Del Nero

La Messa per Pasqua? Inutile, si può pregare anche in bagno!

Ed un Marcel diventa/ ogne villan che parteggiando viene. Sostituiamo parteggiare con “teologizzare” e avremo un perfetto quadro di quando accade in questi giorni: abbiamo il vangelo secondo Fiorello (a proposito di villani) che ci viene insegnando di come si possa pregare “anche in bagno” usando il forbito eloquio che caratterizza imbonitori e saltimbanchi che oggi vanno per la maggiore. Altro che Frate Cipolla di boccacciana, o meglio boccaccesca memoria: confronto a certi personaggi, laici, laidi ed ecclesiastici dei nostri giorni, il baldo falsificatore di reliquie diventa l’aiutante di campo del grande aquinate!

Motivo del contendere: la necessaria, forzata e necessaria chiusura (al dir di tanti ingegni) dei riti pasquali da cui i fedeli vanno rigorosamente esclusi, dovendo contentarsi dei soliti collegamenti virtuali e televisivi. E che si pretende, del resto? In questo clima di emergenza, non si fanno forse online anche le lezioni? Il prode ministro della pubblica istruzione non si è del resto ispirata alla “misericordina” di bergogliana memoria, assolvendo i peccati degli studenti di ogni ordine e grado sin da adesso e garantendo loro in ogni caso la promozione? (senza sei politico, però, si badi bene!) Non sono forse chiusi le estetiste, i barbieri, i saloni di acconciatori per capelli? Se dunque devono rassegnarsi i parrucchieri, facciano altrettanto i parrocchiani, che diamine, anche quei bigottoni che non seguendo il verbo di Fiorello, non capiscono che si può benissimo pregare anche al WC. Pertanto il giorno di Pasqua, tra una abluzione e l’altra, o magari (perché no) tra una evacuazione e l’altra recitino un bel Pater Ave Gloria (rigorosamente in italiano, che non ci sbagliassimo!) e saranno tutti contenti: loro, monsignor Fiorello, papa Bergoglio e si suppone anche il Padreterno; se poi non lo fosse …. Beh, dovrà farsene una ragione! Così impara a non trattenere il virus!

In verità, se è comprensibile che atei, diversamente credenti, laicisti etc . non capiscano assolutamente la necessità di cattolici credenti e praticanti di poter assistere di persona alla Santa Messa almeno per Pasqua, che è la festività e la ricorrenza più importante in assoluto del calendario liturgico e si permettano pure di ironizzarci sopra, lo è un po’ meno che non lo comprendano – o facciano finta – sedicenti cattolici e ancor più sedicenti pastori, anche se magari porporati. E non si parla qui certo del presidente del consiglio che si dichiara devoto di padre Pio, ma che date le sue doti trasformistiche dovrebbe piuttosto rifarsi a qualche diavolastro d’infimo rango (per limitarci a all’aspetto “religioso” del personaggio, e lasciar pietosamente perdere il resto). Il presidente della Cei cardinale Bassetti se ne esce fuori con una espressione di netto sapore luterano  “Dov’è la nostra fede? Nella parola o in un luogo?”; inoltre, sia lui che il cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna, esprimono il grande rammarico di doversi adeguare all’emergenza ma “ Rischiare, però, è pericoloso e le regole vanno rispettate e anche la Chiesa ha il dovere di farlo. Come vescovi abbiamo tanto sperato che le celebrazioni pasquali coincidessero con la fine dell'emergenza: purtroppo non è così” e ancora : “ Non credo che Dio accetti le preghiere solo da chi esce di casa e va in chiesa (…) Le persone che non possono muoversi, altrimenti, resterebbero escluse. “ [1]

Siamo davvero commossi da cotanta sapienza teologica, ma vorremmo sommessamente ricordare a teologi improvvisati e (teoricamente) professionisti che persino un bambino delle elementari allevato a catechismo postconciliare (ci si passi l’espressione che di per sé è quasi ossimorica) sa benissimo che, per il credente beninteso, Dio è ovunque e si può pregarlo in qualsiasi momento e luogo, evitando magari quelli raccomandati dai Fiorello della situazione per una pura e semplice questione di rispetto. Quel che forse lorsignori fanno finta di dimenticare è che la Santa Messa non è una “preghiera” come le altre e che pertanto, a meno di non essere sacerdoti, il faidate almeno in questo caso proprio non è possibile e il virtuale non ne costituisce neppure un pallido surrogato. E se è verissimo, anzi addirittura ovvio, che chi è impossibilitato fisicamente sia esentato, è altrettanto vero che tutti questi signori non si sono neppure posti il problema se un “qualcosa” fosse effettivamente possibile o meno: se dato che si devono fare le code nei supermercati, non fosse possibile, almeno per Pasqua, fare un qualcosa del genere almeno nelle Chiese più grandi -molte delle quali, tra l’altro, restano invece sempre e comunque ermeticamente chiuse, senza consentire neppure a chi ha perso un congiunto o a chi ha qualche persona cara malata di inginocchiarsi per una preghiera (che importa, tanto può dirla benissimo anche a casa sua!). Se non era possibile cioè studiare qualcosa, sicuramente con ingressi contingentati e nel pieno rispetto delle misure di sicurezza, rispettando le distanze e evitando  (si spera definitivamente) ridicole pagliacciate tipo lo scambio del “segno della pace”, porgendo caritatevolmente al vicino la mano con cui si era  magari da poco terminata l’esplorazione del cavo orale o delle fosse nasali.

Ma no figuriamoci, lor signori, laici ed ecclesiastici, non si sono neppure posti il problema, salvo more solito mettere in ridicolo chi – qualsiasi possa essere stata la finalità recondita – se non altro si è degnato di porlo. E la cosa più triste è vedere per l’appunto dotti prelati e cardinaloni liquidare la faccenda come se la Messa fosse “una preghiera come le altre”. Inutile ovviamente richiamare alla memoria certi esempi del passato, quando invece proprio durante le epidemie la Chiesa diventava un baluardo, un conforto, un'avanguardia. Il tempo dei Padri Cristoforo è tramontato, a parte qualche luminoso e a volte drammatico esempio d'eccezione. 

Ai credenti possiamo solo con sommessa umiltà dare un consiglio: consideriamo anche questa una sofferenza da portare sulla croce il Venerdì Santo. Chi ha fede, sa che a quel venerdì seguirà comunque la Domenica, e surrexit Dominus vere. Invece tanti, prelati e non, forse si fermano al venerdì e hanno perduto fede nella Domenica; anche perché, a questo punto, c’è da pensare che l’idea gli faccia paura, soprattutto perché dovranno rendere conto.

 

 



[1] Per le dichiarazioni dei prelati, fonti: https://www.agi.it/cronaca/news/2020-04-06/messa-pasqua-bassetti-salvini-fiorello-8229228/

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