Editoriale

Tra firme cancellate, vigne sradicate e vescovi in politica: la barca di Pietro sempre più in alto mare

Le ultime amenità ben poco divertenti di Bergoglio & c.

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

chiesa dove ai preti è lecito sposarsi (anche con altri uomini), ma in compenso è vietato anche solo pregare la Madonna e farsi il segno della croce? Per ora è solo un romanzo  ( l’ultima battaglia) ma non è affatto detto che nel futuro non possa diventare realtà. Anche perché l’autore è nientemeno che Aldo Maria Valli, celebre vaticanista che in una intervista a Libero ha dichiarato: “ È una realtà che abbiamo già sotto gli occhi. Oggi abbiamo un papa regnante che usa lo stesso linguaggio del mondo e sostiene le tesi del pensiero dominante. In più di un'occasione il papa ha evitato di impartire in pubblico la benedizione con la formula trinitaria per non urtare la sensibilità di non credenti e appartenenti ad altre confessioni. Tutto ciò è in palese contrasto con il comando evangelico di annunciare il messaggio di salvezza dai tetti. Si tratta di un tradimento della fede”. [1]

Parole forti, senza dubbio, ma purtroppo non eccessive. Del resto, queste settimane vedono tutta una serie di episodi che definire sconcertanti è dire poco, grazie anche (e soprattutto) all’arroganza di un papa che più che il successore di Pietro sembra sempre più un caudillo di second’ordine, oltre che a volte francamente ridicolo in certe manifestazioni di bassa demagogia, salvo poi ritrarsi se e quando l’abbraccio con la folla che lui tanto ama può diventare imbarazzante o troppo insistente. Il caso della donna cinese, che forse avrà ecceduto nella foga, ma che a quanto pare era sicuramente devota e sincera, è sin troppo eclatante.

Ma come direbbe l’Altissimo Poeta (che nel mettere papi arroganti all’inferno non era secondo a nessuno), tutto questo diventa “in apparenza poco e oscuro” se si guarda ad altri episodi di questi ultimi giorni.  Ce n’è uno in particolare la cui carica simbolica è quanto meno impressionante; e in un mondo come quello cattolico, in cui i simboli hanno o dovrebbero avere una certa importanza, la cosa non dovrebbe essere da sottovalutare: la distruzione, proprio in questi giorni, della vigna che Benedetto aveva creato a Castelgandolfo. Coincidenza con la polemica sul libro del cardinale Sarah e sulla “doppia firma” con Benedetto? Forse sarà solo un caso; molti però hanno ricordato le parole di Benedetto appena eletto pontefice, la sua volontà di essere un “operario nella vigna del Signore”. La distruzione di quella vigna vuole essere un modo brutale ed esplicito di ricordare a Ratzinger che il suo magistero è ormai irrimediabilmente finito? Tutto può essere, ma viene in mente anche Manzoni e la vigna di Renzo: quella vigna distrutta dall’incuria e dalla violenza dell’uomo, che il grande scrittore prendeva a simbolo della dissoluzione di un mondo che metteva da parte Dio.

La vicenda del libro del cardinale Sarah (e di Benedetto?) Dal profondo del nostro cuore, con relativo “mistero” della doppia firma, sarebbe persino grottesca se non fosse per il fatto che si profila di una gravità senza precedenti, qualunque sia la verità. Perché è innegabile che qualcuno ha mentito: e il “qualcuno “ in questione può essere un principe della chiesa, (ma nel caso di Sarah è del tutto improbabile), un arcivescovo che è stato stretto collaboratore di un pontefice  ed è tuttora il suo segretario particolare (Georg Gaenswein) …e ci fermiamo qui. Ma su tutto questo aleggia comunque l’ombra di un pontefice che ad onta dell’immagine bonaria e popolare che si è costruito appare sempre più come un personaggio intollerante anche difronte a scelte che sono una pesante rottura con la tradizione della Chiesa, quali la fine del celibato ecclesiastico che certo non è dogma di fede né è sempre stato “canonico”, ma ha una sua profonda ragion d’essere radicata nelle scritture stesse oltre che una secolare e ben motivata continuità. Sia vera o meno la storia della sfuriata di Francesco e del suo pesante intervento nella questione (non sarebbe del resto la prima volta che il “misericordioso” pontefice argentino sembra immerso nel “fumo degli iracondi” di dantesca memoria), la vicenda è altamente rivelatrice del clima che si respira sulla “barca di Pietro” o meglio dei suoi ammiragli, in carica o in disarmo.

Oltre a questo, una gerarchia ecclesiastica sempre più sbilanciata a sinistra, che non si trattiene dal dire la sua nemmeno in occasione delle imminenti elezioni in Emilia Romagna: “Solamente il principio di fraternità che riesce a far stare assieme libertà e uguaglianza. In una società bensì giusta, ma non fraterna, la democrazia prima o poi cede il passo alle tante forme, oggi ritornate di moda, di sovranismi e populismi. Non possiamo tollerare che ciò abbia a realizzarsi nella nostra Emilia-Romagna". [2]

Sovranismi e populismi : non ci vuole certo molto a capire a chi si riferiscano i non troppo reverendi prelati con queste parole.

Ora sappiamo benissimo che la Chiesa cattolica ha sempre cercato di influenzare le elezioni in Italia. Ma se non altro, quando sosteneva la DC (peraltro con la formula vaga della "unità dei cattolici nel voto") aveva l'alibi di sostenere un partito che diceva di rifarsi al cattolicesimo: quanto poi questo fosse vero e non mero pretesto è altro discorso. Poi, soprattutto dopo la svolta della Bolognina (ma parzialmente anche prima) è iniziato il sostegno più o meno strisciante alle formazioni politiche nate dalla decomposizione del Pci, che però se non altro non aveva mai assunto toni “ufficiali”. Ma l’appoggio di oggi alle liste di sinistra, soprattutto in Emilia, non è solo un'aperta e indebita ingerenza: è anche la sconfessione, clamorosa e totale, dei principi cattolici stessi. La stoccata contro "populismi e sovranismi" del documento dei vescovi emiliani, la pelosa e bavosa dichiarazione filoeuropeista, di un Europa che ha coscientemente rinnegato le radici cristiane e poggia sempre di più sul culto della finanza e del più totale materialismo crapulone, vanno chiaramente nella direzione dell'appoggio a forze politiche sin troppo facilmente riconoscibili. Non si dice certo con questo che la Chiesa dovrebbe far votare Lega o qualsiasi altro partito; dovrebbe o tacere o al massimo ricordare all'elettore che i principi cristiani si dovrebbero seguire anche in cabina elettorale. “Nel segreto dell’urna Dio ti vede e Stalin no”, scrisse Guareschi ai tempi delle elezioni “fatali” del 1948. Ma ormai i tempi di Baffone e del “fronte popolare” sono talmente lontani da apparire preistorici. La sinistra di oggi si è spostata dalle fabbriche e dalle piazze ai salotti buoni e nelle anticamere degli eurocrati, e buona parte della gerarchia cattolica le sta al guinzaglio. "Fiamma del ciel su le tue trecce piova" scrisse Petrarca ai tempi di Avignone (da che pulpito, però il sonetto per una volta era ben fatto). C’è forse da augurarsi che avvenga la stessa cosa su Santa Marta e su tante curie, cardinalizie o meno.



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