Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Sappiate che abbian diviso in tre parti il reame, risoluti a sottrar nostra vecchiaia alle cure di stato e ad avviarci senza ingombri al sepolcro. È solo un frammento – purtroppo – di una versione eccezionale di Re Lear che non vide mai la luce: quella di Arrigo Boito che, secondo alcune testimonianze, avrebbe voluto che proprio uno dei più complessi drammi del bardo di Stratford venisse a formare una trilogia eccezionale per Giuseppe Verdi, facendo seguito ad Otello e Falstaff; ma Verdi era ormai troppo anziano. E’ un peccato che Boito stesso, grande anche se poco fecondo compositore oltre che grande poeta e drammaturgo, non abbia voluto lui stesso dare un anima musicale a Re Lear, essendo immerso nei fantasmi del suo Nerone.
Bisognerà aspettare gli anni Settanta del Novecento con il compositore tedesco Aribert Reimann per vedere in Lear sulla scena lirica; ma il capolavoro di Shakespeare non ha certo bisogno della musica di vivere di vita immortale. Al teatro della Pergola torna così il dramma dello sfortunato e ben poco saggio sovrano britanno in una coproduzione della Compagnia Mauri Sturno e Fondazione Teatro della Toscana: diretto da Andrea Baracco, Re Lear è solo L’ultimo risultato di un percorso culturale e drammaturgico tra l teatro della Toscana e la compagnia Mauri – Sturno. E il protagonista è sicuramente un nome d’eccezione: Glauco Mauri, ormai al “suo” terzo Lear, , il primo allestimento nel 1984 e il secondo nel 1999, sue le due regie per un totale di 500 repliche: oggi diretta invece da Baracco, debutta domani venerdì 10 gennaio alla Pergola in prima nazionale, con repliche fino al 19 (feriali ore 20,45, festivi ore 15.45) e poi dal 21 gennaio al 2 febbraio in scena al Teatro Eliseo di Roma. A fianco di Mauri nel ruolo del conte di Gloucester Roberto Sturno, che nelle due precedenti edizioni aveva invece sostenuto il ruolo del Matto. Accanto a Mauri e Sturno, Dario Cantarelli, Enzo Curcurù, Linda Gennari, Paolo Lorimer, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Aurora Peres, Emilia Scarpati Fanetti, Francesco Sferrazza Papa, Aleph Viola. Lo spettacolo si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, delle musiche di Giacomo Vezzani e Riccardo Vanja, delle luci di Umile Vainieri.
Come per re Artù, anche la vicenda di Lear si trova narrata nella Historia Regum Britanniae di Geoffrey of Monmouth (c. 1100–1154) che molto probabilmente servì da fonte anche a Shakespeare. Si tratta con tutta probabilità di un personaggio leggendario, che sarebbe vissuto addirittura nell’VIII secolo a.c., in contemporanea o quasi con la fondazione di Roma. Nel dramma del vecchio re che decide di lasciare il regno alle figlie basandosi più sull’adulazione che sul buon senso si innesta poi quello del conte di Gloucester, altra torbida storia di poco edificanti vicende familiari e lotte per il potere che si completa perfettamente con la vicenda principale dando luogo a un dramma compatto e unitario, anche se certo non rispettoso (per fortuna!) delle famose e famigerate unità aristoteliche. Al centro dell’opera si pone il tema della pazzia di Lear, che arriva a coincidere con la tempesta e lo sconvolgimento della natura, un contesto che sarà assai caro al Romanticismo,.
“Quello che mi ha sempre colpito di questa tragedia, che è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle dell'autore inglese, è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall'ombra la rende così affascinante. Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma, parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile”, dichiara il regista e conclude: “ I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril e Regan, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale. “
Per quanto riguarda Glauco Mauri: “Molti dicono che l’impossibilità di realizzare sulla scena questo grande testo, deriva dal portare alla luce tutte le ambiguità, gli interrogativi, le scoperte tenere e crudeli che in esso si fondono in un’armonia che spesso sfugge, come nella vita, ad una spiegazione razionale. D’altra parte è assurdo rendere razionale la poesia. In Shakespeare solo la comprensione dell’animo umano è di una coerenza assoluta. In questa mia difficile impresa mi accompagna la convinzione che per tentare di interpretare Lear non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte, faticoso cammino.
E non ci sono dubbi che se mettere in scena Re Lear sia un’impresa che fa tremare le vene e i polsi, pochi attori come Glauco Mauri sono in grado di ricavarne una formidabile galleria di emozioni.
Prima nazionale 10 gennaio 2020
Firenze - Teatro della Pergola (fino al 19 gennaio)
al Teatro Eliseo di Roma dal 21 gennaio al 2 febbraio 2020
Glauco Mauri Roberto Sturno
RE LEAR
di William Shakespeare
traduzione Letizia Russo
riduzione e adattamento
Andrea Baracco e Glauco Mauri
con
Glauco Mauri - Re Lear
Linda Gennari - Goneril
Aurora Peres - Regan
Emilia Scarpati Fanetti - Cordelia
Roberto Sturno - Conte di Gloucester
Francesco Sferrazza Papa - Edgar
Aleph Viola - Edmund
Dario Cantarelli - Matto
Enzo Curcurù - Conte di Kent
Laurence Mazzoni - Oswald
Paolo Lorimer - Duca di Albany
Francesco Martucci - Duca di Cornovaglia
regia
Andrea Baracco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Giacomo Vezzani, Riccardo Vanja
luci Umile Vainieri
produzione
Compagnia Mauri Sturno – Fondazione Teatro della Toscana
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