Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
“Dopo ogni tempesta occorre fare chiarezza dentro di sé, così Prospero ci appare contemporaneamente come il paziente e il medico di se stesso: la tempesta della natura, di cui parla, è la stessa tempesta che ha dentro la sua testa. Prospero, fino in fondo, segue la sua impresa, anche se si rivela rischiosa: arrivare alla tappa finale e scegliere di abbandonare l’isola, uscendo di scena, ma ritrovando la propria anima” .
Parola di Roberto Andò, il regista della Tempesta, ultimo capolavoro di William Shakespeare, in scena in questi giorni al Teatro della Pergola (Teatro della Toscana), da martedì 3 fino a domenica a domenica 8 dicembre. Regista sia cinematografico che teatrale, Andò firma questa produzione del Teatro Biondo di Palermo, con scene di Gianni Carluccio, costumi di Daniela Cernigliaro e musiche originali di Franco Piersanti (con il celebre e bravissimo Roberto Fabbriciani al flauto) dandogli un taglio e una dimensione surreale, che del resto si adatta benissimo alla favola del bardo di Stratford facente parte del gruppo dei romance, cioè delle storie d’amore, avventura e magia che hanno sempre un lieto fine, composte dal drammaturgo al termine della sua carriera: “ La finzione scenica, nel nostro caso, si svolge in una stanza, dove è appena accaduta una catastrofe naturale: è come ci fosse della pioggia o il mare che entrano, gli attori si muovono sull’acqua. L’adattamento registico mostra la famosa scena del naufragio in mezzo alla tempesta: è una soluzione molto concreta, ma anche, allo stesso tempo, astratta. Agli attori ho chiesto di essere estremamente concreti nel loro incedere in scena, però gli spettatori penseranno di ritrovarsi sia nella tempesta, proprio fisicamente, sia nella mente di Prospero”, dichiara il regista. E così la vicenda è collocata in una grande stanza sbrecciata e squinternata, ingombra di enormi volumi che sono la croce e (soprattutto) delizia dell’ex duca spodestato ora signore di un’ isola e di impenitenti spiriti dell’aria e soprattutto perennemente allagata. Alcune vetrate frontali vengono sollevate durante le varie apparizioni, mentre salgono e scendono letti, sedie e tavolini più o meno imbanditi. Anche i costumi sono di varia ispirazione: un po’ elisabettiani, un po’ orientali e un po’ contemporanei (Prospero si congeda dagli spettatori non con veste ducale ma in una borghesissima giacca e cravatta) ma nel complesso gradevoli. La messa in scena complessivamente funziona, anche grazie al gioco di luci di Angelo Linzalata, alla gradevole parte musicale e a un giuoco di movimenti scenici nel complesso ben calibrato, né statico né eccessivo.
La vicenda è nota: Prospero, spodestato duca di Milano per le trame del perfido fratello Antonio con la complicità del re di Napoli Alonso, vive esule in una remota isola deserta …o quasi. Studioso più che politico, Prospero è infatti diventato un esperto di arti magiche e si è circondato di una corte di spiriti dell’aria, i primis il suo …maggiordomo Ariel, che in questa messa in scena indossa infatti gli abiti di un impeccabile servitore vittoriano. Con lui sono inoltre la figlia Miranda e lo schiavo – mostro Calibano. Sull’isola naufraga una nave con a bordo il re di Napoli, Alonzo (Francesco Villano), suo figlio Ferdinando (Paolo Briguglia), il consigliere Gonzalo (Gianni Salvo), il fratello di Prospero, Antonio (Paride Benassai), il duca usurpatore di Milano, e vari cortigiani. La tempesta è stata escogitata da Prospero stesso e non ci sono vittime, ma si mette in moto un gioco raffinato che potrebbe portare Prospero alla vendetta mentre si concluderà con il perdono e con il matrimonio di sua figlia con l’erede al trono di Napoli. Nella visione di Andò “Prospero è un uomo di potere che ha rinunciato al comando, anche se si è lasciato sedurre dal piacere di muovere la sorte degli altri esseri umani. In lui alberga il principio del fallimento: in questo senso è un personaggio che anticipa tanti temi cari al Novecento. Questa prospettiva contiene un grande pensiero politico, morale ed esistenziale: visto sotto un profilo più teatrale, Prospero si potrebbe definire come un regista, pronto a fare i conti con ciò che gli hanno dato il teatro e la vita. Il significato del fallimento, imparare che non è possibile vincere sempre: La tempesta è un’opera capace di trasmettere un lascito emotivo e profondo nei confronti degli spettatori, anche dei più giovani”.
Il ruolo del protagonista è affidato a Renato Carpentieri, che lo interpreta con grande maestria e pacatezza: il suo è un personaggio a cui l’età ha portato saggezza ma non ha spento del tutto le passioni, che comunque riesce a dominare e a ricondurre a una superiore armonia. Dotato di voce profonda e di ottima presenza scenica, Carpentieri dà vita a un personaggio che resta impresso proprio per la sua dimensione quasi “novecentesca”, uno Shakespeare che ammicca a Pirandello.
Di buon livello anche l’ingenua Miranda di Giulia Andò e il gentile Ferdinando di Paolo Briguglia, perfettamente a loro agio nella copia di giovani innamorati tipica di alcun e commedie del Bardo, non fondamentale nella trama a cui aggiunge però un tocco di delicato sentimento; mentre l’Ariel di Filippo Luna ha forse più del servitore vittoriano che dello spirito dell’aria, ma dà comunque vita a un personaggio gradevole e credibile. Francesco Villano e Paride Benassai, che hanno avuto il doppio ruolo dei marinai lestofanti Stefano e Trinculo e del fratello di Prospero (Antonio) e di re Alonzo dovrebbero migliorare un po’ la dizione, non sempre chiarissima. Inoltre l’idea di far parlare Stefano e Trinculo in napoletano non si rivela felicissima, anche perché le battute non sono sempre comprensibili. Discreto il Calibano di Vincenzo Pirrotta.
Nel complesso comunque uno spettacolo gradevole e da vedere, salutato dal pubblico con calorosi applausi.
3 – 8 dicembre 2019
(ore 20:45, domenica ore 15:45)
Teatro Biondo Palermo
Renato Carpentieri
LA TEMPESTA
di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
adattamento Roberto Andò e Nadia Fusini
con (in ordine di apparizione) Giulia Andò, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Paolo Briguglia, Gianni Salvo, Paride Benassai, Francesco Villano
scena Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche originali Franco Piersanti
flautista Roberto Fabbriciani
suono Hubert Westkemper
light designer Angelo Linzalata
collaborazione artistica Alfio Scuderi
scenografi realizzatori Giuseppe Ciaccio, Sebastiana Di Gesù, Carlo Gillè
assistente ai costumi Agnese Rabatti
aiuto regia Luca Bargagna
regia Roberto Andò
Il regista ringrazia per la collaborazione Alex Vella
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