Teatro della Toscana

MISANTROPO: allegro con brio al teatro della Pergola, malgrado il finale.

Meritato successo della commedia di Molière diretta da Nora Venturini con gusto ed eleganza, ottimo Giulio Scarpati

di Domenico Del Nero

MISANTROPO: allegro con brio al teatro della Pergola, malgrado il finale.

È un misantropo davvero coinvolgente, quello andato in scena ieri sera al teatro della Pergola; uno di quegli spettacoli che rendono pienamente giustizia all’autore e al pubblico.[1] Molière viene rappresentato per quel che è, senza stravolgimenti né pedanterie: fresco e attuale  soprattutto con un testo che oggi più che mai può e deve fare riflettere. “ Parodie attualissime dei vizi e dei difetti dell’alta società di oggi e di domani. Nei loro difetti possiamo ritrovarci e riconoscerci, e ne ridiamo, guardandoci allo specchio”. Così la regista Nora Venturini parla dei personaggi del Misantropo, realizzati in effetti, sin nei semplici ma indovinatissimi costumi di Marianna Carbone, come simpatiche parodie settecentesche (a parte quelli dei protagonisti, lei con un conturbante vestito rosso, lui invece in abiti semplici e dimessi). La scena, di Luigi Ferrigno, presenta un salotto con una parete sullo sfondo che al centro un ritratto di Celimene , intercambiabile con uno specchio .  Gradevoli anche le musiche curate da Marco Schiavoni; si parte con una citazione delle Nozze di Figaro per poi alternare musiche mozartiane e settecentesche originali a temi invece rivisitati in chiave moderna.

La regista ha realizzato uno spettacolo gradevolissimo, dove veramente il passato e l’attualità si compendiano senza entrare in rotta di collisione. Misantropo non è certo uno spettacolo “facile”; più amaro e pensoso rispetto alla comicità più acre e corrosiva di un Tartufo o di un Malato Immaginario. Rimane certo, anzi è più presente che mai, la critica alla ipocrisia e al perbenismo tanto incipriato quanto falso della società del suo tempo (adattissima sicuramente anche al nostro ), ma viste attraverso il personaggio di Argante acquistano anche una carica drammatica abbastanza insolita. La regista ha realizzato uno spettacolo in cui  per l’appunto vivacità e satira coesistono con questa componente drammatica, grazie alla recitazione più brillante e arguta dei personaggi minori e quella invece più grave del protagonista. Vivaci anche i movimenti scenici, caratterizzati comunque da una grazia e un buon gusto davvero degni del Settecento, senza eccessi, sbavature o recitazioni “gridate” e sopra le righe.

La Venturini ha diretto infatti una compagnia davvero eccellente, dai protagonisti sino ai comprimari. Bellissima l’interpretazione di Giulio Scarpati, che ha dato vita a un personaggio veramente a tutto tondo, collerico e dolente, impetuoso e riflessivo; un personaggio che alla fine riesce forse ancora più “simpatico” di quanto lo volesse far apparire l’autore, di cui per certi aspetti è comunque l’alter ego. “Alceste è un prototipo, è come se fosse una maschera tragica per certi versi e comica per altri, per costretto dal suo ruolo ad essere sempre così. La società troppe volte ti costringe a mediare e a scendere a compromessi quindi alla fine, anche per reazione, la rappresentazione di un carattere così assoluto riesce a contrastare questo stato di cose”, dichiara Scarpati. E infatti Alceste in questo spettacolo diventa davvero la cartina di tornasole che fa trasparire, in modo ora grottesco e ridicolo, ma a volte persino tragico, il dramma di chi voglia rimanere se stesso in una società di burattini o come direbbe Pirandello, di maschere. Una interpretazione davvero memorabile di un personaggio difficile e affascinante.

Bravissima anche Valeria Solarino nei panni di una Celimene frivola ma anche combattiva, che solo quando il suo gioco è ormai completamente scoperto si arrende all’evidenza ma non so rinunciarvi e vorrebbe un compromesso inaccettabile per Argante: un personaggio ora seducente ora aggressivo, salottiero e superficiale ma in fondo anche lei vittima della frivolezza del suo tempo.  Molto ben calibrate anche le altre parti: Blas Roca Rey è un Filinte “uomo del compromesso”, salottiero quando necessità ma anche amico sincero e generoso di Argante; Anna Ferraioli una Arsinoè infida e ridicola, molto gustosi i “siparietti” dei marchesi Acaste e Clitandro o le apparizioni del borioso Oronte.  Vivissimi gli applausi del pubblico alla fine dello spettacolo; decisamente da non perdere. Repliche fino a domenica (feriali ore 20,45, festivo ore 15,45.)

 



[1]  Per la presentazione dello spettacolo https://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9200&categoria=1&sezione=8&rubrica=8

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