Editoriale

La farsa è servita: la metamorfosi da gialloverde a giallorosso, anzi rosso e basta. Ma ci sarà ben poco da ridere.

Il nuovo governo con piena benedizione vaticana. Perchè non nominare Bergoglio premier ad honorem?

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

servono supereroi; dichiara il presidente del consiglio uscente e rientrante (almeno così purtroppo pare) Giuseppe Conte. Ha perfettamente ragione perché quella che sta andando in scena in questi giorni è una sceneggiata di infima qualità, per la quale basta qualche guitto di terz’ordine. Una perfetta nemesi storica, in puro contrappasso dantesco: la repubblica italiana finisce in mano a un comico. C’è solo da sperare che la farsa non si muti in tragedia.

Solo uno sprovveduto – o in mala fede – può ritenere quanto è accaduto e sta accadendo come frutto di un colpo di testa di Matteo Salvini: non serve affatto essere sui fans per questo e d’altra parte, se pur lo si è (ancora non è reato) non si dovrebbe essere così parziali da negare che anche il suo modus operandi non può certo essere esente da critiche. È vero che il servo encomio e il codardo oltraggio sono altre simpaticissime caratteristiche italiche, ma grazie al cielo non su queste pagine.

Una cosa sicuramente va detta, e la dice chi non ha mai avuto la benché minima simpatia o sintonia per i cinque stelle: non serve essere Guicciardini per vedere come essi siano non certo la causa, ma il frutto estremo della degenerazione politica di quest’ultimo periodo. Resta se mai da capire se essi, come vuole qualcuno, siano un fenomeno nato  “in laboratorio” proprio per contenere e imbrigliare il malessere e il senso di nausea di tanti elettori soprattutto di sinistra, che non si riconoscevano più ormai nei loro partiti “ufficiali” e soprattutto nel PD; o se, molto più semplicemente, la degenerazione non sia stata spontanea, dato la scarsa (per non dire nulla) qualità della leadership e l’inebriante profumo del potere, soprattutto se aspirato a pieni polmoni da elementi non certo particolarmente qualificati del corpo sociale. Ma questo è un altro problema. Quando comunque 14 mesi fa nacque il contratto tra lega e cinque stelle, c’era una possibilità su mille - che purtroppo non si è realizzata – di vedere veramente qualcosa di nuovo e di positivo nella politica italiana: se il movimento che si vantava di voler aprire il parlamento come una scatoletta di tonno (espressione tra l’altro che definire grossolana è dire nulla!) e di voler dare una decisa sterzata nei rapporti con l’Europa avesse davvero proseguito con decisione e coerenza in questa direzione, se veramente avesse cercato insieme alla Lega di tagliare del tutto i ponti  con il sistema partitico tradizionale, allora avremmo potuto vedere qualcosa di nuovo e veramente interessante, con uno spiraglio di speranza.

Purtroppo la cosa si è rivelata impossibile, perché i due movimenti esprimono una visione del mondo incompatibile ed inconciliabile.  Facile ricordare la profonda divergenza esplosa all’indomani delle elezioni europee e culminata nell’elezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europea il due luglio scorso; ma ce ne sono altre ancor più significative: ad esempio, la posizione della Lega a favore della famiglia tradizionale culminata nella partecipazione dello stesso Salvini, dileggiata e schernita nel peggiore dei modi da Di Maio e soci. Certo, due alleati possono anche avere visioni divergenti su alcune cose.  E si badi bene che il leader leghista si era limitato ad affermare il diritto di ogni bambino ad avere un padre e un madre e niente di più, dichiarando tra l’altro di non avere intenzione di modificare la legge 194 sull’aborto. Ma è bastato e avanzato …

Salvini può avere sbagliato nei tempi e nei modi e nel non aver tenuto abbastanza conto della natura parlamentare della nostra repubblica, caratterizzata da una costituzione elaborata in un periodo storico completamente diverso da quello attuale. Per questo non ha senso parlare di golpe; da un punto di vista istituzionale la manovra Pd – 5 stelle è ineccepibile. Resta ovviamente il problema etico, per cui si riporta al potere un partito sonoramente bocciato dagli elettori in più di una occasione e che fino al giorno prima era bollato come il male assoluto; ma non serve certo scomodare Machiavelli per una questione che probabilmente avrebbe disgustato lo stesso Depretis, padre del moderno trasformismo. Limitiamoci, con le debite scuse, a scomodare un antico giurista romano, Giulio Paolo (II-III sec d.c.) citato anche nel codex di Giustiniano: non omne quod licet honestum est : sia la morale che il diritto pongono norme e prescrizioni che possono anche entrare in conflitto; a volte dunque si può, o addirittura si deve, porsi il problema della valutazione etica del diritto.

Ma sono solo disquisizioni sui massimi sistemi.  Sarà curioso vedere se il PD diventerà populista e antisistema; proprio quel partito che ormai è lontanissimo dalle tute blu e dai luoghi di lavoro e molto più vicino ai salotti buoni e alla borghesia più sfacciatamente opulenta e che si arroga il diritto di dare patenti di democrazia al prossimo, facendo finta di scordarsi quale ideologia feroce e sanguinaria alligni nel suo DNA, anche se spesso e volentieri la cosa esce fuori sin troppo bene.  Neppure l’ultimo Guareschi, che pure aveva già previsto qualcosa del genere, avrebbe potuto immaginare tanto. E così sarà ovviamente molto più facile vedere come si adeguerà al sistema quello che doveva essere la mina creata per distruggerlo e che si trasforma ora nella sua mosca cocchiera. Come ricorda Marcello Veneziani, l’alleanza tra Lega e 5 stelle era anch’essa tra due soggetti molto diversi ma almeno una linea comune c’era: entrambi erano definiti populisti, anti establishment e critici entrambi – almeno così sembrava – verso gli ukase europei. Solo che l’uno lo è rimasto, l’altro ha cambiato la mimetica rivoluzionaria con la livrea dello scodinzolante lacchè. L’unico collante sembra essere l’amore per la poltrona e l’odio contro la lega e contro Salvini in particolare, e non ci vuole molto a capire il perché.

E per tornare al premier, l’avvocato degli italiani che si è fatto garante del contratto Lega – cinque stelle deve ora essere il perno di una nuova alleanza del tutto antitetica a quella precedente e si troverà sicuramente senza troppi problemi a disfare quanto tessuto con il suo sigillo. Allucinante il discorso che ha fatto per giustificarsi, ricordando che subito dopo le elezioni i cinque stelle avevano già preso in considerazione una alleanza con il PD, dimenticando non solo come era finito il tentativo, ma che lui comunque era stato la figura centrale della soluzione opposta.  Un sofisma, il suo, davvero di piccolo cabotaggio ma dovrebbe essere proprio l’atteggiamento di Conte – che dice di non essere un premier per tutte le stagioni, ma dimostra di esserlo per tutte le casacche – a far riflettere sulla decisione di Salvini di porre fine all’alleanza e alle sue affermazioni sul fatto che il “ribaltone” fosse al fuoco già da tempo. Poi si può non condividere la modalità della rottura e soprattutto a parere di chi scrive il suo inseguire l’infidissimo ormai ex alleato quando questo è emigrato verso lidi più confortevoli sentendo i propri deretani pericolosamente in bilico; tattiche comprensibili per evitare agli italiani la sciagura che sta per piombare loro addosso, ma comunque poco gradevoli e non certo positive per la propria immagine.

E guarda caso, proprio in questi giorni in cui riprende fiato il commercio di carne umana nel Mediterraneo, il buon Bergoglio, che ha sempre ferocemente osteggiato – lui e i suoi cortigiani – il governo ormai caduto e Salvini in particolare, nomina dieci “nuovi” cardinali tutti politicamente “bene orientati”, per i quali più che il rosso della porpora andrebbe bene quello della nota bandiera con falce e martello. L’unico italiano, l’arcivescovo di Bologna Zuppi, è stato accolto con una ovazione di gioia … da Bersani e dal PD! In fondo, potrebbero benissimo fare l’argentino che si è installato sul trono di Pietro premier ad honorem del governo giallorosso; sarebbe la ciliegina!

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da Francesco Pancrazzi il 06/09/2019 19:46:21

    Giusto. Peccato che poi a piangere, sono sempre i soli noti. E non i c.d intellettuali di sinistra che da i salotti buoni della Tv italiana, elargiscono ai comuni mortali perle di saggezza politica

  • Inserito da domenicodelnero il 04/09/2019 21:48:21

    Esatto, tutto verissimo purtroppo. Ma il problema è il prezzo che dovremo pagare noi.

  • Inserito da Francesco Pancrazzi il 04/09/2019 11:43:46

    Questo Governo già etichettato come giallo-rosso (ma sarebbe meglio dire giallo-zozzo), non può, ma deve durare 4 anni. Così le vendite di Repubblica e del Fatto crolleranno definitivamente e "giornalisti" lecchini-voltagabbana come Scalfari e Travaglio andranno dove si meritano di andare. A MaNGIARE ALLA MENSA DELLA CARITAS. Poi cosa vuoi sperare da una coalizione di cui, uno dei capi è terrapiattista dichiarato mentre l'altro, è leader delPartito Bibbiano-Forteto. C'è poco da ridere ma molto da piangere....

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