I libri di totalità

Rassegna di novità librarie luglio-agosto 2019

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna di novità librarie luglio-agosto 2019

Carlo Nordio, La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelenati. Il cittadino tra sfiducia e paura (Guerini e Associati, pagg. 183, Euro 18,50)

La stagione dell’indulgenza è quella del pressapochismo, dell’incompetenza, dell’indifferenza. I suoi frutti avvelenati: sfiducia, insicurezza, corruzione, illegalità diffusa. Dell’una e degli altri sono state ugualmente responsabili (o irresponsabili) destra e sinistra, con l’assecondare gli umori popolari per conquistare elettori, con la proliferazione di leggi dettate dalla cronaca, con l’incapacità di riformare la Giustizia. Le conseguenze sono uno Stato che si delegittima da sé, non assumendosi le sue responsabilità o contestandole, un crescente allarme sociale che va oltre i dati statistici della criminalità, una paralisi difensiva che coinvolge chiunque svolga un lavoro pubblico (dal medico al funzionario). Scrive l’autore: «Essendo uscito – per limiti di età – dalla magistratura, sono più libero di esprimere giudizi che un tempo sarebbero stati impropri. Non ho nessun vincolo se non i miei pregiudizi». Fuori dal coro, pungente e sarcastico secondo il suo stile, Carlo Nordio tratteggia un quadro dei problemi vecchi e nuovi del Paese: dalle politiche sull’immigrazione ai diritti del cittadino, dai temi sulla sicurezza a quelli legati a libertà e giustizia. Ma soprattutto ci invita a ragionare con la testa e non con l’emozione, senza cedere al pessimismo.

Gennaro Malgieri e Silvano Moffa, Sovranità nazionale, sovranità europea (Fergen , pagg. 139, Euro  12,00)

 È possibile un nazionalismo europeo a fronte delle sfide planetarie che minacciano l’identità culturale, politica ed economica del nostro continente? È soprattutto su questo interrogativo che Gennaro Malgieri e Silvano Moffa  si soffermano tentando di dare una risposta. Per i due autori, come si legge nella Premessa“rivendicare la sovranità, almeno per ciò che concerne l’Italia, è quello di ricostituire le membra dello Stato e ricomporre il tessuto nazionale secondo un indirizzo di pensiero fondato sui valori della nostra comunità che non esclude il rapporto ed il confronto con altre comunità .

Soltanto se una sovranità è salda nei suoi principi e negli intenti che si propone di perseguire, è possibile immaginare processi di ‘inclusione’, come è stato in un lontano passato, ed il pensiero corre alla Roma antica ed alla visione di Federico II di Hohenstaufen, senza dover rinunciare alla propria identità che va salvaguardata soltanto con la consapevolezza di appartenere ad una tradizione definita e non scalfibile tanto dalla invasività tecnocratica tendente all’instaurazione di un neo-totalitarismo, quanto dal relativismo etico e culturale”.

Fabio Torriero, La nuova politica. Il tramonto della destra e della sinistra tra la piazza e i social (Historica, pagg. 162, Euro 16,00)

Il primo esecutivo populista italiano è destinato a essere un mero incidente di percorso o un modello da esportare? Il libro di Fabio Torriero tenta di saldare il portato culturale della Lega e dei Cinquestelle per definire la possibilità di una "nuova ideologia italiana" da rendere solida, al di là delle diversità e tattiche governative. Questa nuova ideologia ha come vittima sacrificale la diade "destra e sinistra" e le dicotomie ottocentesche (socialisti-liberali, statalisti-liberisti, cattolici-atei, nazionalisti-europeisti) che hanno legittimato finora i sistemi politici in Italia e in Europa. Ha come protagonisti i new media che oggi condizionano l'offerta politica. La rete sovrana, sostituendo la piazza sovrana o tv, ha cambiato la storia. Il populismo mediatico e politico ha imposto nuove categorie: "alto-basso", "l'istanza antropologica" e il "civismo nazionale".

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Luigi Copertino, Tra ordoliberalismo e sovranismo. 2019: l’Europa al bivio (Il Cerchio, pagg. 168, Euro 24,00)

L’Unione Europea è ormai ad un bivio: o trova una sua struttura politica confederale oppure finirà per disgregarsi più o meno lentamente. L’insorgenza dei sovranismi altro non è che una reazione, in chiaro-oscuro, agli unici due autentici nazionalismi dominanti nello scenario europeo attuale ossia quelli della Germania e della Francia. Mentre l’eurocrazia continua imperterrita sulla strada, riconfermata dal recente “Patto di Aquisgrana” franco-tedesco, intesa a consolidare le asimmetrie economiche a vantaggio dei più forti e delle loro banche, le tensioni tra i popoli europei, innescate dall’impostazione ordoliberista e mercantilista dell’Unione, si radicalizzano, complici i problemi dell’immigrazione, avviando alla deflagrazione il “progetto europeo” nato con il peccato originale dell’impoliticità tecnocratica. L’Europa, quella vera, non ha altra possibilità che ritrovare la via del primato del Politico sull’Economico e dell’economia reale su quella finanziaria, ricercandone le radici nelle precedenti esperienze “imperiali” della sua millenaria storia svoltasi all’insegna dell’universalismo plurale e rispettoso delle identità popolari. 

 

TEMPI MODERNI

Alexandre Del Valle, Il complesso occidentale. Piccolo trattato di decolpevolizzazione(Paesi Edizioni, pagg. 432, Euro15,00)

In questo suo ultimo libro il saggista francese di origini italiane Alexandre Del Valle, specialista di geopolitica e di Medio Oriente, vuole smontare il diffuso senso di colpa dell’Occidente nei confronti soprattutto dell’islam e di quelle terre che furono un tempo colonizzate, per proporci una nuova e originale spiegazione della mancata integrazione sociale e del fallimento del multiculturalismo europeo.

L’idea centrale del saggio si fonda sulla convinzione che la peggior minaccia della società occidentale risieda in un «complesso di colpa» generalizzato, diventato una vera «patologia sociale» di tipo mortale. “È un complesso indecente quanto ingiustificato – scrive Marcello Veneziani nella sua Introduzione – la vergogna di essere quel che noi siamo e figli di quella storia, di quella civiltà, di quel modo d’essere. Una forma di auto-colpevolizzazione a volte grottesca, che poi coincide con il canone occidentale presente, quello che viene definito politically correct e con il dogma umanitario dell’accoglienza, dell’apertura senza limiti ai migranti”.

Dopo aver esaminato la nuova crisi della coscienza europea, l’autore dedica un ampio capitolo alle fonti del terrorismo intellettuale e del politicamente corretto, per poi passare ad una parte propositiva: come vincere i miti fondatori del politicamente corretto e come giungere a una “geopolitica della discolpa” che conduca ad una rinascita dell’Europa.

POLITOLOGIA

Agostino Carrino, La costituzione come decisione. Contro i giusmoralisti  (Mimesis, pagg. 420, Euro 28,00)

Questo saggio indaga criticamente il lento, ma costante processo di ‘moralizzazione’ del diritto costituzionale indotto da una scienza giuridica ‘progressiva’ attraverso l’interpretazione ‘per princìpi’, criterio posto a fondamento della validità stessa (per alcuni del ‘vigore’ materiale) dell’ordinamento giuridico. La dilatazione della retorica dei diritti dell’uomo e lo scivolamento della lotta politica dal suo luogo naturale e classico – l’agorà della polis – alle aule giudiziarie e alle pretese formali proprie del processo stanno determinando un progressivo esaurimento qualitativo del conflitto sociale e di conseguenza l’arretramento, continuo ed inesorabile, della partecipazione politica e della volontà di decisione. Diritti dell’uomo ‘interpretati’ e gestiti dalle corti supreme, pace universale, superamento dello Stato e abrogazione della sovranità e dei princìpi classici della scienza giuridica sono le parole d’ordine che occultano uno spostamento della decisione politica dai popoli storicamente determinati e dai loro rappresentanti a incontrollabili poteri finanziari che agiscono a livello globale, incuranti degli interessi concreti dei singoli e delle nazioni. Il diritto giudiziario e lo Stato dei giudici sono le forme patologiche della trasformazione dello Stato di diritto in dis-ordinamento post-costituzionale e post-nazionale. Nel mentre si diffondono nuove ideologie arbitrarie senza luogo e senza storia, per l’Europa si aggira spavaldo lo spettro dell’uguaglianza priva di sostanza, del diritto privo di volontà e di decisione, della libertà senza le libertà, dei diritti senza i doveri. 

ECONOMIA

Antonio Maria Rinaldi,  La Sovranità appartiene al popolo o allo spread? (Alberti, pagg. 143, Euro 9,90)

Questo libro è scritto da Antonio Maria Rinaldi in collaborazione con gli altri autori del think tank scenarieconomici.it.  Una cospicua parte del libro consiste in contributi (2015-2018) di Paolo Savona sull’euro e sulla nomina dello stesso a ministro del governo Conte. Rinaldi ricorda che “Le scuole economiche italiane, oggi, sono quasi tutte egemonizzate dai bocconiani. Mediocri e ridicoli apprendisti stregoni nel neoliberismo e del rigore. Non dimentichiamoci che questi signori ci hanno regalato Monti e il montismo”; di converso “Questo è un libro al disperato inseguimento della realtà. Disperato, perché in questo Paese sostenere temi economici e politici controcorrente rispetto al main-stream porta a essere bollati con i più svariati epiteti, nessuno dei quali lusinghiero”; malgrado ciò l’obiettivo principale degli autori “è sempre stato quello di vedere veramente attuata la Costituzione in particolare la costituzione economica … Purtroppo l’adesione “distratta” ai Trattati europei da parte di una classe politica che non ha mai compreso in pieno gli effetti di cosa stava facendo in Europa, non ha consentito che quella parte così importante e fondamentale della Carta venisse rispettata”. Poi tutto è cambiato: il pensiero conformista, prono alle élite xenodipendenti (Monti e successori) è stato ridimensionato radicalmente dalle elezioni del 4 marzo. E tesi come quella sostenuta dagli autori sono state sdoganate per decisione popolare.

FILOSOFIA

Diego Fusaro,  La notte del mondo (UTET, pagg. 574, Euro 19,00)

Il rosso e il nero, Karl Marx e Martin Heidegger: due filosofi fondamentali per la storia del pensiero d'Occidente, accusati però entrambi di essere, in qualche modo, parte in causa nelle tragedie peggiori del Novecento, di aver contribuito ideologicamente alle colpe del nazismo e del comunismo. È inevitabile, dunque, che siano pensatori destinati a essere costantemente interpretati, reinterpretati o male interpretati. A seconda del punto di vista, infatti, la critica delle loro opere ha portato a schierarsi con l'uno e contro l'altro, o - peggio - ad assimilarne le riflessioni alle categorie del "precorrimento" o della "filiazione": Marx precursore di Heidegger, Heidegger interprete di Marx. In entrambi i casi, il rischio è di incorrere in un'intollerabile reductio ad unum, in cui si perde la specificità dei rispettivi approcci, e il profilo dell'uno viene sacrificato in favore di quello dell'altro, letto alla sua luce e attraverso categorie che non gli appartengono. Invece, se ci liberiamo da giudizi precostituiti, questi due grandi intellettuali possono dirci ancora tanto, e il loro contributo si rivela imprescindibile per leggere la realtà in cui siamo immersi. «Per mezzo della critica heideggeriana di Marx e della critica marxiana di Heidegger, è possibile non solo comprendere meglio il codice teorico di entrambi i filosofi, ma anche tentare di prendere posizione rispetto allo spirito del nostro tempo, l'epoca della tecnica planetaria e del capitalismo mondializzato.» Ecco perché Diego Fusaro, studioso e critico severo di questo presente tecnocapitalistico, ha deciso di ripartire dai loro testi, guidando il lettore all'interpretazione diretta del pensiero di Marx e Heidegger. Solo superando l'intricata selva degli approcci critici precedenti, infatti, si può ripensare il lascito di questi due fecondi sistemi di pensiero per far emergere, tramite il loro confronto, l'impensato e il non-detto di ciascuno, e per capire fino in fondo le radici della letale inversione tra Soggetto e Oggetto cui siamo di fronte: quando cala La notte del mondo, possiamo sempre interrompere la catena in cui ci ritroviamo «signoreggiati dai prodotti della nostra mano, dalle merci e dagli apparati tecnici» e ritrovare finalmente la nostra vera dimensione di uomini. 

PSICOANALISI

Giancarlo Ricci, Il tempo della postlibertà. Destino e responsabilità in psicoanalisi (Sugarco, pagg. 192,   Euro 16,50)

L'autore, psicoanalista, ha in corso (dal 2016) un Provvedimento Disciplinare da parte dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia per alcune affermazioni pronunciate in una trasmissione televisiva. L'aver detto, tra l'altro, che «la funzione di padre e madre è essenziale e costitutiva alla funzione di crescita» è stato ritenuto discriminatorio verso le famiglie arcobaleno. Nella prima parte, il libro ripercorre le vicende e i risvolti di questa aggressione ideologica che impone con la «rivoluzione gender» la sua visione sulla sessualità, sulla famiglia, sulla differenza tra i sessi. La seconda parte è dedicata alla post libertà: «La libertà di pensiero ce l'abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero». Questo aforisma di Karl Kraus diventa per l'autore l'emblema di un'epoca in cui domina un regime di post libertà: l'adeguamento al pensiero unico, al politicamente corretto, all'obbligo dell'egualitarismo. L'uomo contemporaneo crede di essere libero e di avere a portata di mano qualsiasi scelta. È il carnevale della libertà. Ma quando tutto è possibile la libertà implode, si svuota dal suo interno, la libertà muore di troppa libertà. Nella terza parte il tema della libertà è portato al centro dell'esperienza psicoanalitica. Il lavoro clinico può essere letto come un lavoro di libertà, come il percorso in cui un soggetto prova a ritessere il proprio destino. E a ritrovare il desiderio di progettare una libertà altra che ha il sapore di una conquista perenne.

STORIA

Roberto Guerra, Adesso parlo io. Un Mussolini rivoluzionario, scandaloso e sconveniente  (Armando, pagg. 128, Euro 12,00).

In Italia, ormai, nulla desta più scandalo del Duce e del Fascismo, temi ancora altamente perturbanti per la cultura attuale dominante, politicamente corretta e antifascista. Con stile letterario e giornalistico, ma sulla scia di illustri storici controculturali, Roberto Guerra, che si definisce un "futurista di sinistra", presenta un pamphlet di fantapolitica in cui immagina un Mussolini rivoluzionario postumo scandaloso e sorprendente, estremizzando, tra il serio e il faceto, le revisioni storiografiche di De Felice, Nolte e altri. Un Duce che analizza i propri errori storici e parla di alcuni protagonisti della politica contemporanea fino ai nostri giorni, rivendicando quel che i "compagni" non hanno mai voluto ammettere: che proprio Mussolini a suo tempo realizzò il comunismo in Italia.

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Giancarlo Mazzuca, Quei Patti benedetti. Cosa resta oggi dei Patti Lateranensi tra Mussolini e Pio XI (Mondadori, pagg. 191, Euro 19,00)

Il 1929 viene ricordato per la crisi finanziaria di Wall Street e pei gravi contraccolpi che sconvolsero l’economia americana: il crollo della Borsa colpì il ceto medio statunitense e si diffuse rapidamente in tutti le nazioni industrializzate. Nella penisola, però, l’anno era iniziato nel migliore dei modi: l’11 febbraio, il capo del governo, Mussolini, e il cardinale Gasparri, segretario di Stato di Pio XI, avevano firmato i Patti Lateranensi che ponevano termine a ottant’anni di tensioni fra la Chiesa e l’Italia. Tanti gli episodi che avevano segnato la contesa: dalla Repubblica Romana con la fuga di Pio IX alla restaurazione grazie alle armate di Napoleone III, dalla breccia di Porta Pia al Sillabo, dal Patto Gentiloni alla Marcia su Roma. I Patti Lateranensi si componevano di tre parti: il Trattato, che istituiva la Città del Vaticano; il Concordato, che regolava i rapporti fra la Santa Sede e il Regno; l’accordo economico, che stabiliva un indennizzo a favore della Chiesa. Mentre la stampa e gli intellettuali stranieri criticarono il governo fascista, i giornali italiani esaltavano l’operato del Duce, definito l’“Uomo della Provvidenza” dallo stesso papa. A novant’anni di distanza, Mazzuca analizza gli effetti di quell’accordo, ed esamina le conseguenze della revisione avvenuta nel 1984, con Bettino Craxi presidente del consiglio.

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Don Giovanni Scantamburlo, Il loro nome era “Folgore”  (Settimo Sigillo, pagg. 266, Euro 26,00) 

Don Giovanni Scantamburlo, autore della “Preghiera del paracadutista”, fu il cappellano militare della Folgore durante la seconda guerra militare, accompagnando i soldati italiani nell’epica e tragica battaglia di El Alamein. Stremati per le perdite subite, cessato ogni rifornimento di viveri e munizioni, essi respinsero i ripetuti inviti alla resa del nemico, protraendo la resistenza fino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta, dimostrando così il loro eroismo e l’attaccamento alla Patria. Il racconto di don Giovanni Scantamburlo ha inizio nel 1940 nella Scuola paracadutisti di Tarquinia, dove veniva formata l’élite guerriera italiana. Il cappellano, duro e tetragono, era riuscito a vincere le resistenze delle gerarchie ecclesiastiche e si era presentato volontario alla Scuola, affascinato da quella vita rischiosa e spericolata. La selezione, nel centro di formazione, era severissima: le dure prove di accertamento e di preparazione, della durata di un mese, provocavano anche il 70% di esclusioni dal proseguimento del corso di paracadutismo. La narrazione si conclude con alcune delle più belle e significative parole del diario di don Giovanni: “Alle 16.30, un carro armato e altre autoblindo si fanno sotto con le mitragliere puntate… finalmente ci possono catturare!... la Folgore scompare così nel deserto, ma nessun drappo bianco è stato issato, nessun uomo ha alzato le braccia…”

PERSONAGGI

Sue Prideaux, Io sono dinamite. Vita di Friedrich Nietzsche (Utet, pagg. 524, Euro 30,00)

“Io sono dinamite”  è un’illuminante biografia su Nietzsche, perfettamente calata nel contesto dell’Europa ottocentesca, piena di dettagli, scelti con acume, veri e propri squarci sulla vita straordinaria del filosofo. L’entusiasmo per gli scritti di Schopenhauer e per la musica di Richard Wagner, nei quali il mondo si rifletteva in “terrificante grandiosità”, divennero il rifugio e il conforto del suo animo. Sin dalla tenera età, Nietzsche aveva coltivato l’ambizione di diventare un musicista, ma aveva abbandonato l’idea con riluttanza; al momento dell’incontro con Wagner non era ancora un filosofo, ma solo un laureando in filologia classica. Pochi mesi dopo gli venne offerta la cattedra di filologia classica all’università di Basilea, il più giovane professore mai nominato per quel ruolo. Il suo spirito fu grandemente stimolato dall’energia del luogo, dal fiume Reno, e dalla funzione dell’insegnamento: “Sarei stato molto più volentieri professore a Basilea che Dio”, ebbe a dire in seguito. Negli anni a venire il suo stato di salute generale sarebbe peggiorato velocemente, ma questo non gli impedì di muoversi attraverso i più bei luoghi europei, sulle vette alpine e tra le frastagliate coste francesi e italiane. Il pensatore iconoclasta, pronto a far saltare tutti i dogmi morali e religiosi, a far esplodere gli assetti istituzionali con la sua vitalità intellettuale, era anche un’anima “tragica”, che presentiva il proprio tramonto precoce.

ARTE

Vitaldo Conte - Dalmazio Frau,  I Misteri di Dioniso (Solfanelli, pagg. 124, Euro 11,00)

Dall'esperienza, unica del suo genere, di "Dionysos", la rivista delle Arti, libera da schemi e preconcetti, affermante un modo, nel contempo antico e moderno, di vedere l'invisibile e andare oltre la porta chiusa, nasce questo libro. "I Misteri di Dioniso", altro non sono che l'attuazione di un progetto reale, affettivo, che ha nome Antico Futuro diventato brand culturale. Voluto dalla lungimirante idea del riportare in vita, anche ma non soltanto dal punto di vista artistico e culturale, luoghi carichi di Storia e di Bellezza, da una persona attenta alla realtà nella quale opera e vive da sempre come Lucia Liberati. Un'operazione questa che ha il "coraggio del folle o del santo", seguendo un progetto che trascenda gli angusti limiti della politica, divenendo come il Matto dei Tarocchi che danza, colorato, al limite del Mondo.

MUSICA

Antonello Cresti­ Renzo Cresti, La scomparsa della musica (NovaEuropa, pagg. 148, Euro 15,00)

Qual è il ruolo della musica nel mondo contemporaneo? Sembra che il medium musicale oggi sia onnipresente, eppure mai come oggi, in tempi di industrializzazione progressiva e privatizzazione completa del settore, la musica ha perso le sue fondamentali funzioni di collante sociale, narrazione di gruppo, epica collettiva. La musica non sembra più una sostanza viva, non è più sé stessa. Preda delle spinte uniformanti del mercato e delle norme egemoni della società liberale, la musica è scomparsa per quello che era ed è sempre stata. È in questo contesto che urge una sociologia della musica, nuova e indocile, per ragionare radicalmente sul problema musicale che, in fondo, rappresenta la questione antropologica contemporanea.

TRADIZIONE

Gianna Buti, La casa degli Indoeuropei. Tradizione e archeologia (Ar, pagg. 214, Euro 20,00)

Questo trattato di Gianna Buti studia la casa degli Indeuropei, sia nell’aspetto della sua tecnica edificatoria sia dall’angolo visuale del significato che gli Indeuropei attribuivano a essa. I ritrovamenti archeologici, sommati alle ricerche linguistiche, attestano tre versioni dei luoghi di dimora: la visione di una cavità, che implica lo sfruttamento di ripari sotto roccia o di caverne; il senso di una copertura, che vede abitazioni interrate; infine, case erette sopra il livello del suolo. Espressioni linguistiche varie denotano queste diverse tipologie abitative; variazioni lessicali rivelano tutto un orizzonte culturale e naturale, nel quale la casa sarà l’unità di misura della famiglia e il centro di riferimento del nucleo politico-sociale. L’Europa centrale, dal paesaggio boscoso, si contraddistinse per la tecnica costruttiva delle abitazioni in legno, almeno fino all’epoca romana, quando saranno introdotte costruzioni in muratura e successivamente in mattoni. Tuttavia, anche in seguito, tra Germani, Galli, Britanni e Slavi, la tradizione originaria dell’impiego di legname e di fibre vegetali ai fini architettonici resterà prevalente. Tra questi popoli, le costruzioni domestiche in legno saranno la testimonianza e la manifestazione dell’ambiente naturale, con le grandi foreste e i fitti boschi ad offrire la preziosa materia prima. La vegetazione del luogo farà delle popolazioni nordeuropee delle comunità di esperti falegnami, mentre i popoli sudorientali formeranno validi muratori. La casa sarà il riparo fisico e la prima patria spirituale della famiglia indoeuropea; essa, in quanto santuario domestico, darà un senso alla fisionomia comunitaria e la proteggerà dalle forze infide, oscure e selvagge.

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Mario Polia, Exempla. L’ideale eroico nell’epica greca e romana (Cinabro, pagg. 235, Euro 20,00)

Questo studio antologico è dedicato alle antiche fonti ellenico-romane, da Omero a Virgilio, da Erodoto a Tito Livio, che tratteggiano i valori incarnati dagli eroi: dalla pietas di re e sacerdoti, alla fides di guerrieri e artigiani. La grandezza d’animo che contraddistinse gli eroi e le eroine, l’areté greca e la virtus romana, agirono come forze plasmatrici di quelle comunità, e che Mario Polia pone alla base della civiltà europea. I combattenti spartani delle Termopili dimostrarono quale fosse lo spirito ideale d’una nazione: una koinéspirituale, compatta attorno a valori benedetti dagli dèi e trasmessi dagli avi; valori per i quali era giusti combattere e bello il sacrificarsi. Nella tradizione romana, i personaggi che incarnarono gli archetipi della virtù e dell’eroismo furono “tradotti” storicamente, vale a dire furono trasmessi dalla mitologia ad avvenimenti “reali” della vicenda capitolina. Lucrezia, Orazio Coclite, Muzio Scevola, Cincinnato, Publio Decio Mure, Manio Curio Dentato, Attilio Regolo, offrirono modelli di comportamento sui quali fondare la res publica e lo ius; cardini del mos maiorum, che univa la comunità e orientava il civis Romanus al buono e al giusto.

SPORT

Paolo Bargiggia, I segreti del calciomercato (Altaforte, pagg. 186, Euro 17,00)

Tra la fine fine del 2016 e il 2018 cinque operazioni di compravendita interne al mercato europeo hanno comportato, per le squadre acquirenti, esborsi economici superiori al miliardo e mezzo di euro, quasi quanto l’attuale Governo conta di ricavare dal processo di revisione della spesa pubblica in Italia. Questo è il calciomercato oggi e questo libro ne è la sua narrazione. Uno dei protagonisti assoluti ci precipita in quelle atmosfere. Fra ristoranti e alberghi di lusso, fra telefonate e indiscrezioni, fra inseguimenti e personaggi improbabili, ci troviamo proiettati nel mondo del giornalismo sportivo e delle operazioni di mercato che hanno fatto discutere tutto il mondo del calcio. L’artefice del passaggio dalla carta stampata alla televisione, svela i retroscena di alcuni dei più discussi affari di calciomercato e dei suoi protagonisti. Senza sconti, senza veli né censure. Il tutto condito da un pizzico di amarezza per l’evoluzione che, guidata dalle logiche della rete, ha trasformato il mercato dell’informazione da luogo del confronto/scontro tra professionisti del settore, a grande bazar nel quale chiunque può mettere in vendita le proprie personali convinzioni.

RIVISTERIA

 

CHI DICE UMANITA’

DIORAMA letterario

Nr. 348, marzo-aprile 2019 (Euro 3,00)

Questo numero di Diorama si apre con l’editoriale di Marco Tarchi che affronta la questione dell’“umanità”, con i temi connessi dei diritti umani, dell’umanitarismo e delle guerre umanitarie. Il riferimento all’etica umanitaria è stato spesso usato dalle potenze occidentali per giustificare scelte belliche contro Stati “poco propensi ad accettare” la loro scala di valori e di interessi; l’Iraq di Saddam Hussein e la Jugoslavia di Milosevic sono due esempi di queste “guerre umanitarie”. L’umanitarismo oggi passa attraverso la tutela e la concentrazione degli sforzi a favore dell’immigrazione internazionale e intercontinentale. Lo sradicamento di ingenti masse di individui è conforme all’ideologia cosmopolita, alla visione omologante che abbatte culture e tradizioni etniche millenarie, sostituite da un’unica umanità, meticcia e senza qualità. A chiunque si opponga a tale disegno politico, ad esempio ai sovranisti che interpretano la volontà popolare europea, si riservano le etichette di fascista e xenofobo, mentre la propaganda degli umanitaristi sfrutta le armi della compassione e della commozione. Il fronte degli umanitaristi è ampio e variegato, esso comprende: l’attuale papa; l’arcipelago dei centri sociali e degli anarchici; i neocomunisti e i progressisti di ogni grado; i magistrati che piegano la legge al loro disegno di redenzione del mondo; i plutocrati in cerca di manodopera a basso costo e di nuovi consumatori; gli esponenti intellettuali, snob e radical-chic, dell’assimilazione e dell’integrazione ad ogni costo. I contributi di e le interviste ad Alain de Benoist riguardano la concezione della “democrazia illiberale”, il fenomeno dei gilets gialli e il suo rapporto con il populismo, l’attualità politica francese e le nuove sanzioni economiche stabilite dall’amministrazione Trump contro Venezuela, Russia e Iran.

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