Maggio Musicale Fiorentino

Maggio Musicale: Daniele Gatti conclude il festival con brividi di emozione (nonostante il caldo).

Splendida esecuzione della terza sinfonia di Honegger e dell' Aleksandr Nevskij di Prokof’ev. E buone notizie anche sul fronte finanziario.

di Domenico Del Nero

Maggio Musicale: Daniele Gatti conclude il festival con brividi di emozione (nonostante il caldo).

Nonostante le temperature tropicali, il maestro Daniele Gatti e l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino regalano un brivido d’emozione al pubblico del concerto di mercoledì 27 giugno, che ha chiuso in modo davvero eccellente l’ottantaduesimo festival del Maggio Musicale Fiorentino. Un finale tutto novecentesco, con  sinfonia n.3 H 186 Liturgique di Arthur Honegger, composta nel 1945-46 subito dopo la fine del secondo conflietto mondiale, e la cantata per mezzosoprano, coro e orchestra Aleksandr Nevskij op. 78 di Sergej Prokof’ev.  In entrambi i casi, il direttore riesce a ottenere dall’orchestra del Maggio un suono limpido, un nitore, una brillantezza di colori di effetti davvero straordinari, che aggiungono qualcosa di più a un complesso (anzi due, considerando anche il coro) che di consueto danno sempre prestazioni di alto livello.

Nel primo brano, il maestro riesce a rendere mirabilmente tutte le caratteristiche di una pagina intensa e tormentata. Strutturata in tre movimenti, ciascuno con un titolo di una preghiera in latino (Dies Irae, De profundis clamavi, dona nobis pacem ) la sinfonia evoca sentimenti tra loro contrastanti. Così  Gatti rende nel primo movimento il senso di angoscia e di abbandono che più  dall’ira divina sembra  derivare dall’assenza della divinità; un movimento di cui vengono sottolineate tutte le asprezze e le dissonanze, in netta contrapposizione con l’atmosfera lirica e sognante del secondo tempo.  Bellissimo anche il finale, angoscioso nella prima parte che ricorda “ il nazionalismo, il militarismo, le amministrazioni, le imposte, le dogane, le guerre”, ovvero tutto quanto secondo il compositore frena il libero sviluppo della persona umana e la lunga coda lirica che conclude l’opera, eseguita mettendone in risalto la bellezza struggente.  

Ma se già la prima parte è salutata dal pubblico con entusiasmo, è una vera e propria ovazione che viene tributata al maestro, all’orchestra, al coro e alla mezzosoprano Olesya Petrova al termine dell’Aleksandr Nevskij.  Opera straordinariamente suggestiva ed evocativa (non per nulla era nata come musica per il celebre film di Sergej Ejzentejn, cfr articolo precedente)[1], la cantata è un esempio straordinario di fusione dei due diversi stili del compositore: da un lato  uno dissonante, caratterizzato da ritmi meccanici e stridenti sonorità e che è associato ai crociati; e quello invece tonale e venato di tradizione popolare, che caratterizza i russi.  La cantata risente sicuramente della ricca tradizione russa di Glinka, Borodin e soprattutto Musorgskij.  Ma la cantata di Prokof’ev si distingue proprio per la sua eccezionale dimensione epico – narrativa , che risalta indipendentemente dalla sua origine cinematografica: non per nulla, pur avendo composto musica per altri film, solo dal Nevskij il compositore trasse poi una cantata eseguibile in un concerto.

Ed è proprio questa dimensione epico narrativa che Gatti e l’orchestra e il coro del Maggio hanno reso in modo talmente perfetto che chi conosceva anche solo a grandi linee la vicenda può dire di averla “vista”, oltre che ascoltata: Così il primo movimento dipinge con colori oscuri e un ritmi di desolazione la Russia sollto il gioco mongolo; l’orchestra evoca un paesaggio desolato, mentre nel secondo movimento il coro evoca con movenze epiche le imprese di Aleksandr Nevskij. Ma l’episodio più celebre è sicuramente il quarto, quello della battaglia sul ghiaccio dove l’orchestra in tutta la sua complessità dà vita a una pagina straordinariamente spettacolare: Gatti dirige con mano energica e sicura, partendo dall’adagio iniziale che (come nel primo episodio) descrive una sensazione di gelo e di attesa attraverso i violini ne registro acuto, il tremolo dei violoncelli e i fremiti della viole; poi il corale dei crociati che introduce la battaglia, a cui si contrappone il tema patriottico dei russi che alla fine si impone e soverchia l’altro, fino allo sprofondare dei cavalieri teutonici nel ghiaccio reso in modo realistico dall’orchestra .

Bellissimo anche il penultimo movimento il  campo della morte:  la mezzosoprano Olesya Petrova intona un canto dolente e commosso in onore dei caduti, con un bella voce vibrante e brunita; infine la festosa e trionfante pagina finale.

Conclusione dunque davvero degnamente trionfale, a cui si aggiunge anche una buonissima notizia: il bilancio consuntivo della Fondazione del Maggio per il 2018 si chiude in attivo, il debito si è ridotto e il patrimonio netto è tornato positivo segnando un saldo di  +177.537 Euro a fronte di un saldo negativo di poco meno di 5 milioni nel 2017. “Siamo soddisfatti per i risultati ottenuti anche se rimangono ancora  alcune criticità relative alla posizione finanziaria e patrimoniale” osserva  il sovrintendente Cristiano Chiarot che prosegue: “quest’ultima tuttavia è caratterizzata da una virata in territorio positivo grazie sia agli sforzi dei Soci Fondatori Comune di Firenze e Regione Toscana, che nell’esercizio hanno ricapitalizzato la Fondazione”.  “L’esercizio 2018   - conclude il sovrintendente - fa dunque rilevare una sostanziale inversione di tendenza rispetto al triennio precedente in termini di raggiungimento  dell’equilibrio economico della gestione e per il futuro come ha rilevato il Commissario straordinario, avvocato Sole nella Prima relazione dell’anno 2019 sullo stato di attuazione dei piani di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche sarà necessario consolidare un valore patrimoniale coerente con il livello di indebitamento esistente e con l’attuale volume di affari e dotare la Fondazione del Maggio di ulteriori risorse finanziarie indispensabili a far fronte ai residui debiti netti a breve termine accumulati in passato.”

È stato inoltre approvata la previsione economica del 2020 che consentirà ora al sovrintendente di poter procedere con l’organizzazione della programmazione artistica relativa.



[1] http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9161&categoria=1&sezione=10&rubrica=10

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