Maggio Musicale Fiorentino

Agli albori del Melodramma: A Palazzo Pitti ritornano gli Intermedi della Pellegrina

Seconda e affascinante tappa di un progetto sulla nascita del melodramma, che vede il ritorno di uno spettacolo che fece epoca in tutta Europa, ma mai più rappresentato in epoca moderna.

di Domenico Del Nero

Agli albori del Melodramma: A Palazzo Pitti ritornano gli Intermedi della Pellegrina

Bozzetti di costumi originali del Buontalenti per lo spettacolo del 1589.

“Addì XXVII di aprile  1589: poiché si debbe havere in ordine la commedia per tutto lunedì, acciò martedì seguente si possa recitare, e Bernardo Buontalenti aveva distolto i pittori (….) il signor Emilio ha revoluto che Bernardo trovi legnaiuoli e pittori lui, avertendo di fare cose necessarie e con risparmio, altrimenti la farà patire al Buontalenti …”[1]

Recitar …litigando. La nascita del melodramma, con tutti i suoi antecedenti e le discussioni della Camerata Fiorentina vengono sovente presentato come un …sinfonico accordo di letterati e musici che dopo alcuni “esperimenti” partorirono nell’ottobre del 1600 l’Euridice firmata da Ottavio Rinuccini e Jacopo Peri. La realtà è molto più complessa e già la preparazione degli Intermedi della Pellegrina  ne sono una chiara testimonianza.   La Pellegrina, commedia di Girolamo Bargagli, commissionata dal granduca Ferdinando I de’ Medici per le sue nozze con Cristina di Lorena, fu rappresentata al teatro Mediceo degli Uffizi il 2 e il 15 maggio 1589; ma più che la commedia, a suscitare interesse e meraviglia furono i sei Intermedi musicali allestiti a cura di Emilio de’ Cavalieri e Bernardo Buontalenti.  Questi Intermedi, a cui lavorarono i musicisti della cosiddetta Camerata Fiorentina o Camerata de’ Bardi, vengono considerati  una tappa fondamentale per la nascita del melodramma; se poi non lo sono stati del tutto sul piano strettamente musicale – ma su questo punto studiosi ed esperti sono in disaccordo – non c’è dubbio che essi lo siano sul piano scenico e spettacolare: Basati su temi allegorici e morali di gusto classicheggiante, i sei Intermedi della Pellegrina prevedevano madrigali a più voci, cori doppi e tripli, brani solistici accompagnati e brani strumentali, inseriti all’interno dell’impressionante e sontuoso allestimento scenico realizzato dal Buontalenti.

Basterebbe – e avanzerebbe – questo per salutare con gioia il ritorno dei mitologici e mitici Intermedi, non nella loro  sede originaria – il teatro mediceo degli Uffizi non esiste più – ma concepito come spettacolo itinerante nella suggestiva cornice di Palazzo Pitti, proprio a partire dalla grotta del Buontalenti. Si tratta della prima esecuzione in scenica in tempi moderni, che prenderà il via domenica 16 giugno alle ore 21,15, con repliche martedì 18 e sabato 22 allo stesso orario. La regia dello spettacolo è stata affidata a Valentino Villa, la direzione musicale al maestro Federico Maria Sardelli che dirigerà l’orchestra Modo Antiquo, con il coro Ricercare Ensemble e la compagnia Dramatodia diretti dal maestro Roberto Allegrezza.

Lo spettacolo della Maestà Medicea

Le nozze di Ferdinando con Cristina di Lorena sigillava l’alleanza tra la casa Medici e la famiglia reale di Francia.  Dal 30 aprile 1589 – data dell’arrivo della principessa a Firenze, sposata per procura a Blois il 20 febbraio – sino al 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, la città intera si fece palcoscenico di festeggiamenti ininterrotti: dal gioco del calcio in piazza Santa Croce alla Naumachia nel cortile di Palazzo Pitti, dai riti religiosi agli spettacoli pirotecnici, ai balli, alla giostre di vario tipo. Ma il cuore dei festeggiamenti erano gli spettacoli teatrali: almeno cinque, tutti rappresentati agli Uffizi alla presenza della corte, del corpo diplomatico e della aristocrazia.  Fra tutte le rappresentazioni messe in scena in quei giorni il primato del successo e della spettacolarità va riconosciuta appunto alla Pellegrina e ai suoi celebri intermedi.

 Gli Intermedi erano spettacoli inseriti come riempitivo tra gli atti e le scene di commedie, soprattutto in occasione di cerimonie solenni ed eventi particolari, spesso legati alla corte.  Le tematiche spaziavano dal mitologico, al pastorale all’allegorico, mentre grande spazio aveva la musica, vocale, strumentale o da ballo. E proprio dei grandi apparati e delle meravigliose macchine sceniche ci sono giunte minuziose descrizioni, mentre sulla musica il destino è stato purtroppo spesso assai più avaro. I più importanti a noi pervenuti sono proprio quelli composti per La Pellegrina, ma il genere era già in voga al tempo di Cosimo I. Proprio in occasione del suo matrimonio, infatti, era stata rappresentata la commedia Il Commodo di Antonio Landi, con sette memorabili intermedi ideati da Giovanbattista Strozzi ; le musiche erano madrigali di Francesco Corteccia, compositore fiorentino (1502-1571) maestro di cappella del duca.[2]   Le nozze  (non proprio felici) di Francesco I, allora erede al trono, con Giovanna d’Austria (1565) videro invece la rappresentazione della Cofanaria  di Francesco D’Ambra, autore favorito da Cosimo, scritta probabilmente tra il 1550 e il 1551, con gli intermedi di Giambattista Cini (1525 circa – 1586) e le invenzioni scenotecniche dello stesso Buontalenti.

Almeno a partire dal Commodo, sono proprio gli intermedi ad attirare maggiormente l’attenzione e l’interesse proprio grazie al loro aspetto spettacolare, sempre più svincolato, almeno in apparenza, da rapporti di tempo, luogo o significato con la trama della commedia con cui condividevano la scena. E’ qui dunque che maggiormente la dinastia riflette la sua immagine, facendone non solo un vero e proprio instrumentum regni, ma anche un mezzo per misurarsi con le corti europee e conservare un ruolo d’avanguardia in campo culturale: “ L’intermezzo pertanto rappresentava il campo spettacolare  entro il quale l’artista poteva mettere al servizio del principe committente la propria esperienza e nel quale il committente  poteva riconoscersi”[3]

Questo vale ovviamente anche per Ferdinando I, che diede un nuovo impulso e un nuovo indirizzo al governo anche in campo culturale. E se il Buontalenti, che nel biennio 1588 -89 aveva risistemato il teatro di corte, fu senz’altro uno degli interpreti più acuti del nuovo gusto del granduca, un uomo chiave nella politica culturale (e non solo) del nuovo sovrano fu senz’altro il romano Emilio de’ Cavalieri (circa 1550 – 1602), una figura tanto quanto affascinante e composita quanto nota quasi esclusivamente per i pur alti meriti musicali. L’allora cardinale Medici aveva conosciuto il Cavalieri a Roma, e dal 1588 lo nominò sovrintendente di tutti gli artisti (con l’eccezione di un orefice e del Giambologna), artigiani e musici, con il considerevole stipendio di 25 scudi mensili e l’uso di un “appartamento” a Pitti. Era pertanto sovrintendente a tutte le arti con i più ampi poteri, ed il granduca ne fece una figura chiave nel suo programma di sviluppo culturale in Toscana. Le fonti lo descrivono come un gentiluomo affabile e squisito, ma ciò non lo salvò dall’attirarsi antipatie feroci. Nei festeggiamenti per le nozze principesche, doveva sovrintendere ai lavori e si trovò in delicati “conflitti di competenza”  con il Buontalenti, a cui tagliò corto con decisione e fermezza. Suo pare dunque essere stato il ruolo principale in questi “festeggiamenti regali”. In ogni caso, non si può certo sottovalutare l’apporto del Buontalenti: il suo ideale artistico sembra stato  “ quello di reiventare la natura, trasformando l’artificio in mimesi del vero e il vero in antagonista dell’artificio, muovendosi in quello spazio notturno in cui si confrontano occultismo e naturalismo, i segreti della filosofia e i prodigi delle macchine”. [4]

Molto significativi sono i nomi degli artisti che lavorarono agli intermezzi. Intanto, essi sono ideati dal conte Giovanni Bardi, e alcuni di essi sono realizzati dal poeta Ottavio Rinuccini (1562 – 1621) futuro autore dei testi della favola di Dafne e dell’Euridice.

Fra i compositori, troviamo Cristofano Malvezzi, Luca Marenzio , Jacopo Peri, Giulio  Caccini e lo stesso Cavalieri;[5] gli ultimi tre, strettamente legati alla creazione della favola pastorale, antenata del melodramma. Ma dal punto di vista musicale? Secondo alcuni non rappresentarono una grande novità: se l’ispirazione e le fonti furono classiche  la musica dei madrigali che li compongono sarebbe ancora in buona parte tradizionale, legata al vecchio stile; al massimo vi si potrebbe trovare una “pseudo monodia” con abbellimenti improvvisati. Ma …

 

Quattro secoli e mezzo (circa) dopo ….

Questo – e tanto altro – l’allestimento originale. E oggi? Lo spettacolo è stato presentato nei giorni scorsi dal maestro Pierangelo Conte, coordinatore artistico del Maggio, dal direttore d’orchestra Sardelli e dal regista Villa.  Il maestro Conte ha ricordato come gli Intermedi siano la seconda tappa di un progetto iniziato lo scorso anno con la Dafne di Marco da Gagliano e che si concluderà il prossimo anno con l’Euridice di Rinuccini e Peri; un vero e proprio viaggio alle origini del melodramma, in cui il maestro Sardelli, celebre specialista di questo repertorio, è una presenza “istituzionale” importante nel Maggio con vari appuntamenti. Un progetto dedicato, ha ribadito Conte, alla “civiltà culturale musicale fiorentina, esplorando quel mondo del recitar cantando che si è sviluppato in varie accademie, tra cui quella famosissima del conte Giovanni Bardi, che ha portato alla nascita dell’opera lirica” La novità, ha proseguito Conte, consiste nella realizzazione “drammaturgica” degli Intermedi, affidata a Valentino Villa : si tratterà tra l’altro di uno spettacolo “itinerante” con tre postazioni gestite all’interno degli spazi di Palazzo Pitti; e così il pubblico avrà la possibilità di “immergersi” non solo nelle musiche, ma anche nel testo che ne è alla base e nell’atmosfera, grazie alla presenza dei bandierai degli Uffizi.

“Considero gli Intermedi della Pellegrina una grande prova generale della nascita dell’opera a Firenze” – ha dichiarato il maestro Sardelli, a cui concorrono i migliori musicisti della fine del Cinquecento, riuniti appositamente dal granduca per un evento che deve essere di portata storica e di livello europeo: un trampolino di lancio della casata medicea verso lo scacchiere politico europeo per cui si organizzano con una sontuosità e una cura tali che portano via ben due anni di preparativi. Basti pensare all’investimento profuso, perché in quel tempo il potere politico si rappresentava attraverso l’arte, tutte le arti. Se non era certo la prima volta che si rappresentavano degli intermedi, è però la prima volta in cui si dà fuoco alle polveri a quello spettacolo multimediale che sarà l’opera. Recitazione, canto, azione, coreografia, pittura, scultura, scenografie ed effetti special, incantevoli ed incantatori: una vera e propria collaborazione fra tutte le arti. Fu uno spettacolo che fece molto parlare di sé e che ha lasciato, cosa insolita, una vera e propria valanga di testimonianze: grazie a questo spettacolo diventa caput mundi. E per chi si occupa di musica antica e barocca è una fortuna rara e insperata avere a disposizione una grande ricchezza di informazioni anche sull’esecuzione musicale, che mi consentono di ricostruire passo per passo come era la strumentazione in quell’anno 1589. Io quindi ne approfitto per ricreare, con qualche piccolissima deroga, esattamente la strumentazione e la disposizione vocale del 1589 - cosa che non è certo consueta, anzi è un lusso incredibile - lavorando con musicisti ed esperti della musica di questo periodo. Straordinaria la complessità delle parti corali – abbiamo addirittura un brano a tenta voci di Malvezzi – testimonianza di un formidabile cantiere musicale mediceo a partire dagli anni trenta-quaranta del Cinquecento non ancora bene esplorato. Nella Pellegrina però ci sono anche i primi brani a canto solo, a basso continuo; una prima prevalenza della voce su tutto il tessuto polifonico, mentre il basso continuo  sintetizza alcune delle voci. Una novità straordinaria, per gli ascoltatori dell’epoca.”

Fedeltà all’originale dunque, per la parte musicale. E per la parte registica? “Mi piacerebbe poter ripetere il lavoro del Buontalenti, ma dovrei avere a disposizione gli stessi fondi … col risultato di prosciugare il Maggio!” scherza il regista Valentino Villa, che ha elaborato un progetto che trova la sua collocazione ideale proprio negli spazi di palazzo Pitti.  “gli intermedi pongono contemporaneamente un problema e una occasione  – dichiara il regista. Da un punto di vista narrativo sono in realtà sei piccole narrazioni molto semplici ed evocative, che non dovevano sovrapporsi alla grande narrazione della commedia in cui si inseriva. Ho dunque immaginato di raccogliere come narrazione di base l’evento da cui gli intermedi provengono: il matrimonio di Ferdinando e Cristina. Il contenitore è quindi un matrimonio, con alcuni luoghi comuni che qui vengono rievocati attraverso un spettacolo itinerante. Nel ripensare lo spazio, meraviglioso ma anche incombente, come nel caso della grotta del Buontalenti, ho pensato di spostare il pubblico in tre postazioni diverse, con il pubblico che sarà accompagnato da alcuni degli artisti dello spettacolo.” E per quanto riguarda la dimensione e l’aspetto storico? “ Io ho immaginato di non sfidare questo tema, quello della ricostruzione; il contesto scenico degli intermedi era fortemente innovativo rispetto a quello tardorinascinementale, sia per quanto riguarda le macchine sceniche per i costumi incredibilmente creativi, tanto che il pubblico dell’epoca sembra non fosse immediatamente in grado di riconoscere le figure e i personaggi che gli venivano proposti. Abbiamo dunque voluto cercare di ricreare, grazie anche al costumista, questo “piacevole stridio”, questa sensazione di meraviglia e di novità che dovette suscitare lo spettacolo all’epoca. Se l’ambientazione è “moderna” e i riferimenti storici e i costumi sono più rivolti al presente,  i bandierai rappresentano comunque un collegamento storico importante e un elemento di rottura da un punto di vista estetico. Abbiamo inoltre sei performer di altissimo livello che lavorano abitualmente tra la recitazione e la danza e daranno un contributo originale, anche nel senso di creare un rapporto con una musica che ha delle regole molto precise di esecuzione, mentre sulla scena c’è una maggiore libertà.

 

Intermedi della Pellegrina

Antonio Archilei, Cristofano Malvezzi, Luca Marenzio, Giulio Caccini,Giovanni de’ Bardi, Jacopo Peri e Emilio de’ Cavalieri

Da Domenica 16 Giugno 2019 a Sabato 22 Giugno 2019

Artisti

Maestro concertatore e direttore
Federico Maria Sardelli

Regia
Valentino Villa
Il regista ringrazia Raffaele Bartoli per la collaborazione

Scene
Saverio Santoliquido

Costumi
Gianluca Sbicca
Il costumista ringrazia Rossana Gea Cavallo per la collaborazione

Luci
Alessandro Tutini

Movimenti coreografici
Marco Angelilli

Grafica pannelli fotografici
Andrea Pizzalis

Soprano
Rossana Bertini

Soprano
Elena Bertuzzi

Contralto
Candida Guida

Tenore
Paolo Fanciullacci

Baritono
Marco Scavazza

Basso
Mauro Borgioni

Orchestra Modo Antiquo

Coro Ricercare Ensemble e la Compagnia Dramatodia

Maestro del coro
Alberto Allegrezza

 

 

 

 



[1]A.TESTAVERDE MATTEINI,  L’officina delle nuvole. Il Teatro Mediceo nel 1589 e gli intermedi del Buontalenti nel memorale di Girolamo Seriacopi, in Musica e teatro. Quaderni degli amici della Scala, 11/12, giugno-ottobre 1991, p. 234.

 

[2] A. SOLERTI,  Musica, Ballo e drammatica alla Corte medicea dal 1600 al 1637, Firenze 1903 (Rist. anast. Bologna 1969) pp. 2-3.

[3]A.TESTAVERDE MATTEINI,  L’officina delle nuvole…cit. p.77

[4] Antonio PAOLUCCI, prefazione a L’officina delle nuvole, cit. p. XVIII.

[5]Cristofano Malvezzi ( 1547-1597)  fu dal 1577maestro di cappella del granduca di Toscana ; fu lui a curare nel 1591 l’edizione delle musiche degli intermedi  del 1589.  Luca Marenzio (1553? – 1599), bresciano, amico di Tasso e Guarini, fu uno dei più importanti esponenti del “petrarchismo musicale” e segna una tappa fondamentale nello sviluppo del madrigale. Fu a Firenze dal 1588 al ’89, e contribuì in modo significativo alle musiche per i festeggiamenti nuziali di Ferdinando. Giulio Caccini, detto il Romano (1550 – 1618) , nato a Roma ma vissuto prevalentemente alla corte toscana,  fu membro della camerata fiorentina e uno dei principali rappresentanti del cosiddetto Recitar cantando, di cui si attribuì polemicamente la paternità. Collaborò con Peri all’Euridice  del 1600 e compose le musiche per un altro spettacolo legato alle nozze di Maria, Il rapimento di Cefalo (perdute). Compose anche lui una sua Euridice, rappresentata nel 1602.  Jacopo Peri (1561-1633) fu uno dei musicisti preferiti di casa Medici (in concorrenza col Cavalieri?)  e fece parte della camerata fiorentina. Al suo nome e a quello del Rinuccini si lega tradizionalmente la nascita del melodramma, grazie alla favola pastorale Dafne  (1598), le cui musiche sono però quasi del tutto perdute, e soprattutto l’ Euridice  dell’ottobre 1600.

 

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da 88952634'`"( il 17/06/2019 07:54:35

    88952634

  • Inserito da 88952634 il 17/06/2019 07:54:30

    88952634

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