I misfatti del politicamente corretto

Tremate, tremate, le famiglie son tornate! Il congresso di Verona compatta il politically correct

Dal ritiro del patrocinio di Conte all'atteggiamento imbarazzato e defilato della Chiesa: chi ha paura della famiglia tradizionale?

di Domenico Del Nero

Tremate, tremate, le famiglie son tornate! Il congresso di Verona compatta il politically correct

In Italia c’è un grande assente: il senso del ridicolo.  E’ in buona compagnia, si dirà: potremmo aggiungerci quello della decenza, il buon gusto, il minimo sindacale di quoziente intellettivo … e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Ma in questo caso almeno si potrebbe dare la precedenza al primo.

In questi giorni, il politically correct è in festa. C’è infatti un grande imputato da portare alla sbarra, anzi da mettere a tutte le gogne possibili e immaginabili, reali e virtuali: il congresso della Famiglia che si terrà la settimana prossima a Verona. Si sono mobilitati tutti: i movimenti lgbt, femministe,  l’Anpi, Repubblica, pitonesse & befane d’ogni sorta e sesso (compreso il…terzo) hanno di che scatenarsi e azzannare. Fra le “ragioni” quella che veramente è più ridicola l’ha tirata fuori persino il ministro di Maio, personaggio della cui profonda “cultura” non è certo lecito dubitare: questo congresso di Verona vorrebbe sancire l’inferiorità della donna! 

“A Verona non ci andrà mai nessuno del M5S, nessun ministro, perché la considerazione della donna da Medioevo non ci rappresenta”, ha dichiarato l’ineffabile vicepremier, dimostrando tra l’altro che di Medioevo, come di tante altre cose, ne capisce esattamente quanto di congiuntivi. [1]

Si ringrazia comunque Di Maio per averci levato dalla testa gli ultimi dubbi sul fatto che tutto sommato persino un ex bibitaro, in questa repubblica delle bucce di banana, potesse essere un ministro (quasi) decente.

Sono stati proprio i 5 stelle infatti, fedeli in questo alla loro anima più sinistrorsa e sessantottarda, a insistere perché venisse tolto il patrocinio della presidenza del consiglio dei ministri alla manifestazione in difesa della famiglia in programma a Verona il prossimo fine settimana.

Ma naturalmente in questa rassegna al limite tra il grottesco, l’allucinato e il demenziale allo stato puro non poteva mancare la ineffabile senatrice Monica Cirinnà,  che in nome del gay, del gender e del trans sogna un  gigantesco gulag per chiunque si permetta di mettere in discussione questa sua trimurti non precisamente sacra. “ Un congresso delle famiglie dovrebbe parlare di tutte le famiglie – tuona la parlamentare piddina su twitter -  Non si posso (sic) ospitare persone, libri come per esempio sposati e sii sottomessa, anche no”.

A parte il fatto che nel gulag qui ci sono finite per prime l’ortografia e la grammatica (ma sappiamo bene che per la classe politica odierna saper leggere e scrivere è considerato un’eresia, Fedeli docuit), ci sarebbe tra l’altro da chiedere alla Cirinnà come mai non dimostra altrettanto scandalo per quanto concerne ad esempio la posizione della donna islamica, per la quale l’essere sottomessa non è, in moltissimi casi, solo un modo di dire. E l’utero in affitto, se non è puro sfruttamento, che altro è?  Ma la senatrice deve soffrire evidentemente di un discreto “torcicollo ideologico” come quasi tutte le persone del suo genere. Ma fosse solo questo: se la prende con una persona, la bravissima scrittrice Costanza Miriano, che non sarà neppure ospite al congresso e che le ha giustamente ribattuto: “ Se lei può offendere la patria (ma non è reato di vilipendio?) con il suo cartello “Dio patria famiglia, che vita de m….”, mi spiega invece quali cose offensive avrei mai detto io, e contro chi? Perché mai io non dovrei parlare da qualche parte? Dettagli e citazioni, per favore (la sfido perché non credo che troverà mai in nessuno dei miei scritti una parola offensiva contro qualcuno, tanto meno una parolaccia).”[2]

Questo è infatti il “bello” di questa categoria di persone: a loro tutto è concesso, agli altri nulla, neppure la difesa di una istituzione che per secoli è stata l’ossatura della nostra civiltà.

Viene da chiedersi dunque che cosa abbia di così tremendo questo congresso delle famiglie, da aver scatenato tutta una simile canea (per non parlare poi dei cortei “contro” che saranno organizzati per l’occasione.)  Si tratta di un evento che ogni anno si svolge in una diversa località del globo ed è giunto alla XIII edizione, che si terrà per l’appunto a Verona dal 29 al 31 marzo e  ha ottenuto il patrocinio del ministero della Famiglia e della Disabilità (e non più della presidenza del consiglio, grazie alla sinistra faziosità grillina), della Regione Veneto, della Provincia di Verona e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. E’ una iniziativa della Organizzazione Internazionale per la Famiglia (International Organization for the Family, IOF) presieduta dall’americano Brian S. Brown :  dal 2016 IOF organizza l’annuale Congresso Mondiale delle Famiglie, che riunisce migliaia di attivisti da tutto il mondo affinché vengano formati e dotati degli strumenti necessari a difendere la famiglia naturale.

Quel famiglia naturale spiega tutto: ciò che sino a pochi anni fa era un concetto del tutto logico adesso è diventato solo, per dirla con Di Maio, roba da medioevo: in effetti, considerando quale civiltà abbiano prodotto i migliori secoli del Medio Evo verrebbe quasi da dargli ragione, ma ovviamente non è certo questo che può intendere un ex bibitaro da stadio.   Basti pensare che c’è stata persino una petizione di 240 “accademici” contro il patrocinio di Conte che così si è espressa: “  Nonostante l’obiettivo dichiarato del Congresso (la tutela della famiglia tradizionale), il forum riunirà leader che, lungi dall’essere semplicemente interessati alla protezione della famiglia in senso tradizionale, mirano alla revoca di alcuni diritti e conquiste del costituzionalismo democratico occidentale, quali:il diritto all’autodeterminazione delle donne, incluso il diritto all’aborto e l’istituto del divorzio, l’autonomia del ruolo della donna nella società, e in particolare il diritto della donna a svolgere una professione(male cui si attribuisce la recente crisi demografica),il diritto all’integrità fisica delle persone omosessuali.[3]

C’è da chiedersi se tutti questi illustri barbassori abbiamo mai pensato a scrivere una petizione contro la condanna a morte delle persone omosessuali in alcuni paesi islamici, ma sicuramente lo avranno fatto e per distrazione ci sarà sfuggita la cosa. Come sul fatto che l’aborto, le teorie gender etc possano considerarsi una “conquista” ci sarebbe quantomeno da discutere, senza contare poi la posizione delle prime vittime di tutte queste “novità”, cioè i bambini. Ma nel mondo totalitario del pensiero unico la discussione su certi temi è vietata.

Giustamente Marco Tosatti definisce il congresso “ Un test importante per il Paese, perché è la cartina di tornasole della democrazia, che a parole la sinistra e i suoi giornali – i maggiori – dicono di apprezzare e difendere. In realtà l’unica democrazia che nei fatti difendono è la loro; e a chiunque si differenzi dal pensiero unico di cui sono servi felici impongono la mordacchia. Il Congresso è una cartina di tornasole della libertà di pensiero in questo Paese; e i tentativi di delegittimarlo sono partiti subito, con menzogne, calunnie  e fakenews avidamente sparse dai grandi giornali contigui al PD, che nel Congresso ha trovato finalmente un “nemico” su cui coagulare un residuo di appartenenza e di fervore. [4]

Il vero problema per certi ambienti è che la famiglia possa esistere ancora, che la differenza tra uomo e donna (che non significa supremazia o sottomissione, ma pura e semplice diversità di ruoli e di funzioni, come del resto ci dimostra ogni giorno la natura) possa venire ribadita, che l’ordine stesso del mondo, casuale o voluto che lo si voglia intendere, non sia stato ancora totalmente stravolto. Si è potuto accettare come cosa normalissima che scompaiano i termini madre e padre per sostituirli con un asettico genitore, per non offendere la suscettibilità di chi, per sua scelta, quei ruoli non può rivestire: scelta legittima finché investe la propria vita privata, ma del tutto arbitraria quando coinvolge quella di chi ha diritto di avere un padre e una madre secondo natura: concetto che trova perfettamente d’accordo sia credenti che atei di puro buon senso.

Non può che far piacere dunque la presenza annunciata di politici come il ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e Matteo Salvini, segno che la Lega non si è fatta condizionare né tanto meno ricattare da un alleato di governo che si rivela ogni giorno di più imbarazzante e squalificante, anche se purtroppo al momento non si vedono migliori alternative all’orizzonte.  Anche se questo non compensa di quello che Tosatti ha definito “l’imbarazzato silenzio” di una Chiesa che ormai da troppo tempo ha dimenticato cosa sia il si si no no. Per non parlare di certi "preti" alla don Ciotti, che si è permesso di definire l'evento di Verona una vergogna, inutilmente attenderemmo un cenno di saluto o un minimo di considerazione all’Angelus da parte di un pontefice che della natura si ricorda solo quando c’è da inseguire le sinistre anche sul terreno dell’ambientalismo e che di quegli ambienti giornalistici che sono i primi, mortali nemici della famiglia tradizionale ha fatto spesso e volentieri la sua cassa di risonanza preferita. Chiudiamo allora con le parole sull’argomento di un vero uomo di Dio, Don Fortunato Di Noto, che sarà a Verona come relatore:

“ Ho sempre pensato che la vita, la sua difesa fin dal concepimento, deve essere amata e difesa a spada tratta. Ho sempre ritenuto che i piccoli, i deboli e i vulnerabili devono essere difesi, fino a dare la vita per loro. Ho sempre parlato chiaro, senza possibili fraintendimenti o velate ideologie che accompagnano l’azione di tutela dei bambini. Fedele al Vangelo, alla Chiesa e al suo insegnamento, non dimenticando che sono un cittadino (italiano) educato alla legalità, al rispetto delle persone, delle regole nella vita sociale, ai valori della democrazia, e all’esercizio  dei diritti di cittadinanza. (…)  in chi si sta ergendo contro questo Congresso, forse c’è della malafede e una lettura parziale e strumentale dell’evento che ritengo una importante occasione per dire e ribadire che la pedofilia e l’abuso sui minori è un abominio. E solo una famiglia, bella, viva, gioiosa, responsabile può essere l’antidoto a questi abomini che avvengono nell’ambito familiare, anche ecclesiale, e in altri luoghi educativi e aggregativi ma che hanno assunto livelli di sfruttamento criminale. Non possiamo permetterci di avere “tanti bambini orfani con genitori vivi”. [5]



[1] Fonte: ttps://www.ilpost.it/2019/03/24/il-congresso-mondiale-delle-famiglie-verona/

[2] Fonte: https://www.marcotosatti.com/2019/03/23/congresso-delle-famiglie-a-verona-il-test-della-liberta-democratica-nel-paese-dove-e-la-chiesa/

[5] Ibidem

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Alfred Jingle il 27/03/2019 11:41:01

    Come si dice , due pesi due misure. Se le critiche a Giggino Di maio sono se non condivisibli ma quantomeno oggettive, non si vede una buona ragione perchè lo stesso meetodo, non debba essere applicato all'altro Vicepremier. Lo stesso che in vita sua non ha mai lavorato, a parte qualche mese da Burger King ( sia mai lavorare con babbo manager e poi lo dovrebbero chiamare er paninaro). Lo stesso che nel 92 partecipò al "Pranzo è servito" , come l'odiato (in questo caso giustamente) Dentone di Rignano sull'arno. Lo stesso autore di perle di grammatica, come migrante è il gerundio di migrare (il povero Manzoni a quest'ora si starà rivoltando nel sepolcro) Lo stesso che andava allo stadio con la felpa di Casapaound. Lo stesso che invece di fare il Ministro dell'interno pensa a dare concedere cittadinanze a caso, della serie il politicamente coretto non è monopolio esclusivo de e piddini (e del Vaticano). Tutti dettagli su cui l'autore del suddetto editoriale ha pensato bene di glissare, chissà perchè? Forse la risposta è da ricercare in una legge non scritta del giornalismo secondo cui un giornalista non si deve mai schierare contro il proprio santo patrono di rifermento, si che si tratti di un Travaglio,di uno Scalfari,di un Ferrara, di un Feltri o di una Merlino Tra l'altro tutte braccia private all'agricoltura (i campi di barbabietola ne sentono la mancanza)

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