Editoriale

Lettera aperta ai ragazzi di Gioventù Nazionale

A proposito del Che e di altri miti quantomeno discutibili.

Graziano Davoli

di Graziano Davoli

amici,

Permettete di dirmi che non mi stupisco. Non mi stupisco della foto di Ernesto Che Guevara sulla vostra pagina. Come non mi stupisco della vostra infatuazione per personaggi come Hugo Chavez, Nicolas Maduro, Arafat, Komehini o Luiz Inacio Lula da Silva.

Non avete inventato nulla.

Prima di voi ci fu la Jeune Europe di Jean Thiriart (dove militarono Mario Borghezio, Claudio Mutti e Franco Cardini e persino Renato Curcio, uno degli storici fondatori delle Brigate Rosse, per fare alcuni nomi) che guardò con simpatia ad alcuni "movimenti di liberazione nazionale" tra i quali: l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), le Black Panters e i Vietcong.

Le ragioni di questa scelta le conosciamo entrambi: l'ostilità nei confronti degli Stati Uniti d'America.

Chi scrive non è affatto nemico dello Zio Sam. Anzi agli Stati Uniti non può non essere grato, avendo loro liberato il paese dal guinzaglio nazifascista e avendolo preservato dall’inferno comunista. Tuttavia l’antiamericanismo è comprensibile, per lo meno in ambienti che si richiamano alla destra sociale sovranista, quale è il vostro, per i quali (pur non condividendone le idee) va portato il massimo rispetto.

Tuttavia mi sento di porvi tre domande:

1.      Il nemico del nostro amico è necessariamente nostro amico? Il vostro è un ragionamento pericoloso. Oggi sdoganate Chavez, Maduro, Castro, Che Guevara, Ho Chi Minh, per giunta Mao Zedong. Domani dove arriverete? Sdoganerete l’URSS? O perché no a questo punto, sdoganerete Marx, Engels e Lenin? Direte che sto esagerando, ma io credo di non esagerare affatto. Quando ci si inoltra per queste strade non si sa mai dove si arriva.

2.      Ammesso che arriviate a ciò (come vi arrivò gran parte dello spontaneismo armato nero alla fine degli anni ’70, volendo cercare una collaborazione con l’eversione rossa. O come vi arrivò Franco Freda che, per primo da destra, sdoganò la Cina maoista), siete sicuri che dall’altra parte qualcuno vi ringrazierà? Siete sicuri che dall’altra parte saranno disposti a rapporti di collaborazione con voi? Chi scrive, per ragioni familiare, conosce fin troppo bene quegli ambienti ed è opportuno che per loro sarete sempre (citando testualmente) “i fasci di merda da appendere a testa in giù in piazzale Loreto”. E ad ogni modo, cercare rapporti di intesa con degli avversari naturali è avvilente, significa non riconoscere più l’esistenza di una cultura di riferimento, che c’è ed è vasta.

3.      Forse che la storia non vi offre già una moltitudine di esempi? Penso a Nazario Sauro, Cesare Battisti,  Guglielmo Oberdan, Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Prezzolini, Leopoldo Longanesi, Indro Montanelli, Ardengo Soffici e ad Augusto Del Noce. Con un così vasto patrimonio, è davvero necessario andare a “rubare in casa d’altri”?

Non ci siamo amici miei. Non ci siamo.

Staremo in piedi sui principi o non staremo in piedi affatto” disse Margaret Thatcher.

State in piedi sui vostri principi, sui vostri valori. Senza bisogno di sdoganare il ’68, Che Guevara, o Hugo Chavez.

Non vergognatevi dei vostri valori e non sacrificateli per rocamboleschi salti nel buio.

Con rispetto,

Graziano Davoli.

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