Editoriale

L'ARCOBALENO IN REDAZIONE. Lettera aperta al ministro Salvini.

Cambiano i metodi, ma il modus operandi di certi soggetti rimane lo stesso.

Graziano Davoli

di Graziano Davoli

ilissimo ministro Salvini,

credo lo abbia visto il manifesto lanciato dalla rivista Rolling Stones contro di lei, un manifesto che ha chiamato a raccolta alcuni tra i più noti "artisti", "intellettuali" italiani solo per informare noi comuni mortali che costoro la avversano.

Mi permetta di farle alcuni nomi dei personaggi che hanno aderito a questa iniziativa: Caparezza, Lo Stato Sociale (un termine che farebbe rabbrividire qualsiasi amante della Libertà con la L maiuscola e sostenitore di quella che, secondo Ayn Rand, è la più piccola minoranza esistente al mondo: l'individuo), Elisa, Emma Marrone, Negramaro, Roy Paci, Tommaso Paradiso, Gemitaiz, Tre Allegri Ragazzi Morti.

Per completare il quadro, dunque, la invito a visionare la copertina che fa da sfondo a questo manifesto:  le parole che compongono la frase Noi non stiamo con Salvini sono riportate una su ciascuna banda di un'immancabile bandiera arcobaleno, le prime quattro parole sono scritte in bianco mentre il suo cognome è scritto (e ci mancherebbe altro) in nero. In basso, scritta in caratteri minuscoli, la seguente frase: Da adesso chi tace è complice.

Quale nome migliore si potrebbe conferire all'iniziativa se non "L'arcobaleno in redazione"?

Nel 1991 l'attuale direttore della Gazzetta di Parma, Michele Brambilla, in redazione ci aveva messo l'eskimo. Ma negli anni '70, in mezzo ai padri spirituali dei firmatari di questo manifesto, l'eskimo era un indumento che andava molto di moda. Andava in molto di moda insieme al pollice sollevato e all'indice e il medio uniti per mimare il gesto di una P38. Poi, col passare del tempo e il tramontare della prima repubblica è tramontato anche l'eskimo. Allora hanno cominciato ad andare di moda i girotondi e i vaffaday. Ma adesso, che è tutto un po' più relativo, tutto un po' più friendly e un po' più fluid, in redazione un bell'arcobaleno ci fa la sua figura.

Perché i tempi cambiano, ma la loro pasta rimane la stessa. Sembra di vederli tra le dolci spiagge di Capalbio, mentre rimproverano la domestica filippina (pagata rigorosamente in nero e senza alcuna garanzia) perché ci ha messo troppo a portare la bottiglia di Champagne. Sembra di scorgerli, tra i Navigli, intenti a sorseggiare il loro aperitivo, mentre con un’r moscia ostentata distribuiscono equamente il loro disprezzo (non la loro ricchezza, per loro l’unica ricchezza da distribuire, o meglio da redistribuire, è quella degli altri) su noi comuni mortali che ci permettiamo di non pensarla come loro. Perché si sa, le loro aspirazioni di “una società libera, aperta e solidale” sono tali solo se da loro non si dissente.

Le sfilate di questi borghesucci annoiati oramai non incantano più nessuno. Allora, quando sulle pagine dell’ Espresso comparve quell’orribile manifesto di Lotta continua firmato dall’allora intellighenzia (attori, scrittori, giornalisti) tutta fatta di borghesi che sopra il frack decisero di indossare l’eskimo, manifesto del quale parla appunto Michele Brambilla nel suo bel libro L’Eskimo in redazione. Quando le Brigate Rosse erano “sedicenti”, nel quale si invocava la “giustizia proletaria” contro il commissario Luigi Calabresi, accusato di essere l’assassino del povero Giuseppe Pinelli (volato giù dalla finestra quando il commissario era già uscito dalla questura), allora non solo l’opinione pubblica, ma anche la “società civile” si unì all’appello.

Ora  coloro che compongono la “società civile”: il piccolo imprenditore, l’artigiano, chiunque si alza alla mattina per fare il suo onesto lavoro e dirigere la sua piccola attività, prendono le distanze da questi signori. Ne prendono le distanze perché hanno capito che essi, dalle loro torri d’avorio e totalmente avulsi dai sentimenti del paese reale, sono intenti a sciorinare una retorica vecchia di qualche decennio contro chi ha votato lei, il suo partito o partiti a lei vicini e ad etichettarli come rozzi barbari red neck, razzisti e incivili.

La invito gentilmente a leggere, o se lo ha già fatto a rileggere, il libro di Brambilla e poi mi permetto di segnalarle un bel romanzo si intitola L’ultimo singolo di Lucio Battisti ed è stato scritto da Adriano Angelini Sut.  Il libro (uno dei pochi romanzi veramente interessanti degli ultimi anni) è stato eliminato dalle selezioni del Premio Strega ed è tutt’ora boicottato dalla nostra stampa. Leggendolo capirà il perché!

Con doveroso rispetto

 

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