I libri di Totalità

Rassegna di novità librarie: marzo 2018

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna di novità librarie: marzo 2018

 Jonathan Friedman, Politicamente corretto. Il conformismo morale come regime (Meltemi, pagg. 348, Euro 20,00)

La moda del politicamente corretto ha cominciato a dilagare o negli anni Novanta nelle scuole e negli atenei americani. In un libro del 1993, Americani, lo raccontava molto bene Alberto Pasolini Zanelli parlando di un episodio che anticipava le moderne distorsioni operate sulla Carmen di Bizet o la scelta di un attore nero per il ruolo di Achille nella serie americana sulla guerra di Troia. Accadde infatti che al Teatro dell’Opera di Washington fu censurato Il Flauto Magico di Mozart, tagliata la scena in cui due uomini parlano dell’astuzia delle donne (scena sessista) e Monostatos il Moro diventa un bianco che a Papageno parla di uomini “strani” e non “neri” (dialogo altrimenti sospettato di razzismo).

Jonathan Friedman offre  ora  un'analisi originale del politicamente corretto come forma di comunicazione e come riflesso delle profonde trasformazioni all'opera negli ultimi decenni nel contesto delle società occidentali. A partire da una prospettiva originale come quella svedese, e da una serie di situazioni vissute in prima persona,Friedman  analizza il politicamente corretto come una particolare realtà sociale, e come uno strumento politico nelle mani delle nuove élite. Una realtà sintomatica di un insieme di fenomeni (l'immigrazione, il multiculturalismo, la segregazione sociale, il "declino" dello Stato-nazione, etc.) cruciali da comprendere per preservare uno spazio critico razionale e una sfera pubblica in cui sia ancora possibile discutere differenti interpretazioni della realtà. Una critica arguta del contesto moraleggiante in cui viviamo e della sua pretesa di neutralizzare il dibattito stabilendo ciò di cui si può, e ciò di cui non si deve, parlare. 

ITALIA

Lorenzo Fontana ed Ettore Gotti Tedeschi, La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi (Gondolin, pagg. 176, Euro 18,00)

Il destino degli italiani rischia di essere l’estinzione. Complici le politiche poco lungimiranti degli ultimi anni, e la precisa scelta di colmare il gap demografico con i flussi migratori, le famiglie italiane sono progressivamente scomparse dalle priorità politiche e nei fatti, oggi, scoraggiate a fare figli. In questo libro Lorenzo Fontana ed Ettore Gotti Tedeschi spiegano perché il terribile inverno demografico di un popolo cancella il futuro e l’identità rappresentando inoltre la principale causa del declino economico di una nazione. E ciò sta già accadendo, in un vortice che vede invecchiare la popolazione, aumentando i costi fissi di pensioni e sanità, e ridurre la produttività per la mancanza di giovani afflussi al mercato del lavoro, facendo crollare le speranze per il futuro e la voglia di risparmio. Per arrestare questo processo inesorabile serve prima di tutto il coraggio di ripianificare le priorità dell’agenda politica, allargandone il raggio d’azione a investimenti duraturi e strutturali, riattribuendo senso e valore a parole e concetti dimenticati, primo fra tutti: la famiglia.

EUROPA

Autori vari, Indipendetismi nell'Europa di oggi. La Grande Fuga dallo Stato-nazione (Il Cerchio, pagg. 244, Euro 24,00)

Il tema dell'indipendenza dei popoli è tornato recentemente alla ribalta con gli avvenimenti catalani e, con esso, quello dei movimenti indipendentisti che, con varie modalità, agiscono in Europa per la conquista (o la riconquista) della libertà di popoli “minoritari” da stati centralisti e predatori. Gli Indipendentismi nell’Europa d’oggi vuole offrire un’aggiornata ma anche appassionata visione dello stato attuale di questi movimenti grazie all’analisi di numerosi esperti di chiara fama attorno alle “Nazioni negate” e dei movimenti per la loro autonomia e libertà quali Chiara M. Battistoni, Romano Bracalini, Stefano Bruno Galli, Paolo Gulisano, Eva Klotz, Gianluca Marchi, Giovanni Polli, Sergio Salvi, Gianni Sartori.
Oltre al suo intervento, il professor Stefano Bruno Galli firma la prefazione del volume e lo chiude con un importante dialogo-dibattito con il collega professor Alessandro Vitale sul principio di autodeterminazione dei popoli.
 

MONDO

Rosita Di Pieri, Il Libano contemporaneo. Storia, politica, società (Carocci, pagg. 226, Euro 19,00)

 

Questo volume si occupa del Libano contemporaneo, della sua storia antica, dei suoi assetti socio-istituzionali e dei problemi politici che ne derivano. Il Libano è un paese complesso, con una storia millenaria; è uno Stato arabo atipico per la sua composizione sociale e confessionale, caratterizzato dall’esistenza di una nutrita presenza cristiana, che per anni ha governato la comunità nazionale. Fuori dall’ordinario sono pure le vicende storiche e amministrative libanesi, strettamente intrecciate a quelle degli altri paesi della regione. Le invasioni israeliane, l’accoglienza dei profughi palestinesi e della dirigenza dell’OLP, le ingerenze siriane durante la guerra civile: negli anni queste vicende hanno determinato il destino del popolo e dello Stato libanese. La secolare dominazione ottomana si rivelò cruciale per il futuro del Libano, sia per il radicamento delle diverse comunità sul territorio, che per una prima ripartizione del potere in chiave politico-religiosa. L’analisi dell’autrice procede dal sistema del comunitarismo etno-culturale libanese e risale fino al livello politico, a quel sistema di compromesso, che è stato definito “democrazia confessionale”.

STORIA

Anthony Everitt, Roma. Nascita di una grande potenza (Hoepli, pagg. 520, Euro 19,90)

Il periodo di cui si occupa questo volume è quello compreso fra la leggendaria età dei sette re e la conquista dell’Italia, fino all’affermazione della Repubblica romana quale potenza mediterranea. Il racconto si chiude con l’aspra guerra civile fra Silla e Mario, e con l’organizzazione dell’oriente romano da parte di Pompeo Magno. In questa fase, lo Stato romano vive lo stridente contrasto fra il trionfo esterno e i conflitti politici interni, fra le vittorie militari e la crisi delle strutture istituzionali e della costituzione repubblicana. Dominatrice indiscussa sul Mediterraneo, una potenza politico-militare che mette soggezione a tutti i popoli vicini, Roma comincia la sua ascesa da piccolo centro ai piedi dei sette colli, solcati dal Tevere. Mentre il loro dominio si estendeva, i Romani mostravano la loro sapienza nell’arte del costruire strade ed edificare monumenti duraturi; così come si metteva in luce la loro capacità organizzativa, nel campo militare, nella formazione dello Stato e nell’assetto giuridico. I miti di fondazione e le vicende leggendarie dei primi anni, ci rimandano alla concezione che i Romani avevano di sé stessi ed al loro universo spirituale. Questa ricca e preziosa tradizione vive in personaggi straordinari – da Cincinnato a Muzio Scevola, da Scipione l’Africano ai fratelli Gracchi -, così come si riflette nei templi e nelle statue, nei riti e nei simboli del potere. Popolo di guerrieri, i Romani associavano gli eventi storici ai santuari ed alle cerimonie pubbliche, che assolvevano alla funzione di ‘archivio’ della memoria comunitaria, visibile a tutti, nemici compresi.

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Pier Luigi Vercesi, Fiume. L'avventura che cambiò l'Italia (Neri Pozza, pagg. 160, Euro 12,50)

Il 12 settembre 1919 Gabriele d’Annunzio occupa con un migliaio di uomini il porto adriatico di Fiume. In pochi giorni il suo e-sercito di «disertori» si moltiplica. È una sfida al mondo intero: alle potenze alleate che non vogliono riconoscere l’italianità di quella città e al governo italiano che non si sa imporre al tavolo della pace di Versailles. L’occupazione dura quasi sedici mesi e Fiume diventa un laboratorio rivoluzionario politico, sociale, economico ma anche let-terario e teatrale. D’Annunzio governa con un’invenzione al giorno, affinando le sue doti di seduttore e addomesticatore di folle. Fiume diventa la «città di vita», dove tutto è concesso e vissuto fino in fondo: le donne votano, l’omosessualità è tollerata, si può divorziare, l’esercito si democratizza e una Costituzione, La Carta del Carnaro, elaborata dal rivoluzionario Alceste De Ambris e riscritta da d’Annunzio, sovverte le regole borghesi e monarchiche. Pier Luigi Vercesi narra in queste pagine la storia di quest’avventura, dal settembre del 1919 in cui ebbe inizio sino alle giornate di sangue del Natale 1920, quando il governo italiano, dopo aver firmato un accordo con la Jugoslavia, ordinò al generale Caviglia di bombardare dal mare il Palazzo del governo di Fiume. Una straordinaria avventura che il fascismo, di lì a poco, tenterà di fare sua, riproponendo i cerimoniali inventati da d’Annunzio per conquistare le folle.

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Fiorentino Stornajuolo, Senza quartiere. Lotta della CEKA (Edizioni di Ar, pagg. 106, Euro 14,00)

Cento anni fa, attraverso l’insurrezione di ottobre, l’Impero russo dei Romanov assumeva una nuova configurazione politico-ideologica. Due furono i protagonisti principali di questa svolta: Lenin, il teorico che trasformava l’ideologia in direttive; e Feliks Dzersinskij, l’esecutore, colui che traduceva le risoluzioni in fatti. Stratega il primo, tattico il secondo, avevano entrambi una tenacia incomune nel condurre le battaglie ed assicurarsi la vittoria; la rivoluzione bolscevìca fu il riflesso del loro portamento animico: quello del miliziano, dell’uomo che porta le armi per usarle e vincere. Questo rivoluzionario di professione, il ‘proletario giacobino’ Dzerzinskij, fondò la CEKA, come strumento essenziale e necessario per l’affermazione del nuovo regno, quello che avrebbe assicurato la tanto attesa giustizia sociale. Nel drammatico frangente che viveva il popolo russo, impegnato sul fronte di guerra e diviso politicamente all’interno, l’‘uomo di ferro’ della rivoluzione operò senza sosta, con violenza e crudeltà, con l’astuzia e l’intrigo. La sua creatura, la polizia politica, segreta e rivoluzionaria, formò un nuovo tipo umano, impersonalmente dedito alla sua missione, cui lo stesso Mussolini tributò onori e riconobbe il valore. Per onorarne la memoria, alla sua morte, lo Stato sovietico gli elevò una statua nella piazza della Lubjanka, abbattuta nel 1991, quando il nuovo stato russo si lasciò sedurre dal messaggio democratico e dal virus occidentale.

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Mario Avagliano e Marco Palmieri,  1948. Gli italiani nell’anno della svolta (il Mulino, pagg. 435, Euro 25,00)


Le vicende del 1948 hanno sancito la fine della travagliata transizione dal fascismo alla democrazia e l'inizio di una fase politica nuova. Il voto del 18 aprile rappresentò anche una netta scelta di campo nel bipolarismo della guerra fredda, scelta che non fu messa in discussione neppure dalla grave crisi dell'attentato a Togliatti, che in quello stesso anno portò il paese sull'orlo di un'insurrezione e ai una nuova guerra civile. Come vissero gli italiani quel passaggio tumultuoso? Quali ideali li animarono? Quali stati d'animo, passioni e condizionamenti ne indirizzarono l'orientamento politico? Diari, lettere, interviste, relazioni delle autorità e di pubblica sicurezza, carte di partito, documenti internazionali, giornali, volantini permettono di ricostruire il quadro complesso dell'Italia dell'epoca, illuminando anche molte questioni che hanno caratterizzato i decenni successivi, fino ai nostri giorni.

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Pietro Zovatto, Preti perseguitati in Istria. 1945-1956. Storia di una secolarizzazione (Luglio Editore, pagg. 323, Euro 15,00

Il volume   illustra la politica  anti-ecclesiastica e anti-religiosa attuata dagli jugoslavi, coerente con l’ateismo comunista, riportando inoltre una cospicua appendice di documenti, consistenti in promemoria autobiografici, testimonianze, dichiarazioni  giurate e relazioni. Monsignor Zovatto ci fa conoscere i lutti, le violenze e le intimidazioni  che la Chiesa dovette subire in Istria tra il 1945 al 1956, grazie anche  all’atteggiamento passivo di Inglesi e Americani, da Trieste spettatori inerti di fronte a tanta violazione dei diritti umani fondamentali. Agli atti persecutori estremi contro gli uomini di Chiesa, alcuni dei quali pagarono con la vita la loro fede, occorre aggiungere le repressioni e le intimidazioni d’ogni sorta: interrogatori condotti  dall'Ozna, processi popolari, e inoltre provocazioni, vessazioni, minacce, azioni di disturbo  durante le processioni o le messe.
A tutto il popolo venne impedito di esprimere la propria religiosità:  "agli impiegati statali era proibita la professione pubblica della religione (andare a messa, far battezzare o cresimare i figli), pena l'espulsione immediata dal lavoro", in quanto il regime di Tito, ci ricorda monsignor Zovatto, si proponeva “lo smantellamento della civiltà cristiana  della penisola istriana”. Per cinquant’ anni su questa realtà si preferì – per questioni politiche e di “buon vicinato”- tacere, anche dopo la morte di Tito, e l'interesse specifico per la persecuzione subita dal clero in Jugoslavia cominciò ad affiorare "timidamente solo nel 2008, con la beatificazione di don Francesco Bonifacio e di Miroslav Bulesic”.

PERSONAGGI

Giuseppe Quercioli, Il gigante di Sequals. La vita di Primo Carnera (Novantico, pagg. 356, Euro 18,00)

Quando Primo Carnera nacque, nel 1906, la fame incombeva nelle campagne friulane e molti compaesani erano stati costretti ad emigrare per trovare lavoro e aiutare la famiglia; quelle braccia, che voleva vendere come un povero emigrante, di lì a qualche anno lo avrebbero reso leggendario. La gloria pugilistica la raggiunse con la conquista del titolo mondiale, il 29 giugno del 1933 a New York, quando batté il campione in carica Jack Scharkey. Quel giorno non fu solo Carnera a salire sul podio più alto del mondo, ma tutti gli italiani, che ascoltarono la radio cronaca del suo match e si immedesimavano in lui. Dopo aver telegrafato alla madre, il suo secondo pensiero fu per l’Italia ed il Duce, al quale offrì gli omaggi di un devoto fascista, arricchiti dal titolo mondiale. Era riuscito a lasciare il suo nome nella storia della boxe e sentiva con orgoglio la sua appartenenza all’Italia ed al Regime fascista: aveva mantenuto la sua promessa di vittoria. Ricevuto a Palazzo Venezia da Mussolini, per aver tenuto alto il nome della patria, gli furono dati gradi di caporalmaggiore della Milizia. Dopo il trionfo volle far ritorno al suo paese, Sequals, il luogo caro alla sua anima e dove affondavano le sue radici; lì il gigante italiano, che aveva una statura di 205 centimetri per 120 chili di muscoli, tornò nel duro periodo della malattia, che lo portò a morire a soli sessant’anni.

CLASSICI

Moeller van den Bruck, Tramonto dell'Occidente?  (Oask, pagg. 74, Euro 10,00)

Dopo la Prima guerra mondiale e la "guerra fratricida dei bianchi" che ha messo in discussione il primato geopolitico e coloniale dell'Europa, l'Occidente è davvero destinato all'inesorabile tramonto vaticinato da Oswald Spengler? Secondo Moeller van den Bruck assolutamente no. Lo scrittore nazionalrivoluzionario ritiene, invece, che l'Europa possa e debba rinascere grazie una nuova religione politica di carattere egemonico e modernista, capace di parlare ai "popoli giovani" dell'Est e di prefigurare un diverso assetto del globo che rilanci il primato europeo all'unione con il mondo asiatico. Prima edizione italiana, curata e tradotta dal prof. Stefano G. Azzarà, dell'Università di Urbino. Un testo attualissimo, che prefigura una soluzione eurasiatica alla crisi di un occidente atlantico in piena decadenza. 

TRADIZIONE

Riccardo Scarpa, Asceti armati. Spirito marziale, animo cavalleresco ed ordini equestri e premiali, archetipi eterni e storia (Pisa University Press, pagg. 662, Euro 25,50)

L'opera, che nasce da un insegnamento pluriennale di storia degli ordini cavallereschi seguito ad insegnamenti di storia delle dottrine politiche e sociologia dei fenomeni politici in università degli studi differenti, e da una riflessione sulla tradizione familiare, segue il manifestarsi dello “spirito cavalleresco”  nella storia di vari popoli, nel continente antico e "nuovo", e come da questo spirito marziale sia nata l'etica civile. Argomento di stretta attualità, in un epoca nella quale macchine da guerra sempre più sofisticate sembrano togliere ai combattenti la consapevolezza d'una loro responsabilità per l'impatto dei comportamenti su nemici e popolazioni civili, e negli ordinamenti di Stati, federazioni ed alleanze l'interpretazione elettoralistica della democrazia fa degli esseri umani individui senza qualità specifiche, quindi meramente sommabili come numeri. In questo quadro, sistemi premiali pubblici ed associazioni private ispirati da emblemi, decorazioni e rituali dell'antica milizia equestre da cui discendono, od alla quale si riagganciano, rispondono ad esigenze antropologiche profonde, che gli ordinamenti non possono misconoscere o banalizzare. 

FANTASTICO

Laura Miller (a cura di), Atlante dei luoghi letterari (Rizzoli, pagg. 320, Euro 35,00)

La scrittura elegante e le immagini de "l'Atlante dei luoghi letterari" ci guidano in un viaggio attraverso quattromila anni di narrativa - dall'"Epopea di Gilgamesh" a "Due anni, otto mesi e ventiquattro notti" di Salman Rushdie - alla scoperta dei mondi immaginari più amati della letteratura. Laura Miller ha interpellato scrittori, critici e accademici di fama mondiale, che ci accompagnano nell'esplorazione di quasi cento mondi fantastici, in un'antologia che per la prima volta affianca i classici alla letteratura popolare e alla narrativa contemporanea: ci troviamo così a passare dall'"Odissea" ai "Viaggi di Gulliver", dalle "Cronache di Narnia" di C. S. Lewis alle "Città invisibili" di Calvino, da "1984" di Orwell al "Racconto dell'ancella" di Margaret Atwood, dall'America di "Infinite Jest" di David Foster Wallace al Giappone di "1Q84" di Murakami. Per facilitare la consultazione, le opere sono articolate in cinque grandi capitoli, ordinati cronologicamente: "Miti e leggende antiche" (fino al 1700), "Scienza e romanticismo" (1701-1900), "L'epoca d'oro del fantastico" (1901-1945), "Il nuovo ordine del mondo" (1946-1980), "L'era digitale" (1981-presente).

FUMETTI

Emanuele Merlino e Beniamino Delvecchio, Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un’italiana, (Ferrogallico, pagg. 72, Euro 15,00)

Norma Cossetto, studentessa di 23 anni, fu torturata, violentata, infoibata nell’ottobre del 1943 da partigiani comunisti titini. Sono passati più di 70 anni. Le indescrivibili violenze anti-italiane in Istria, che culminarono in due fiammate tremende fatte di deportazioni, uccisioni sommarie, sevizie, annegamenti, infoibamenti – la prima, nei mesi successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943 e la seconda, con la fine della guerra nel 1945 – costarono la vita ad oltre 10.000 italiani. Questa è una storia di frontiera, di confine, di un estremo angolo d’Italia che per anni, per decenni è stata colpevolmente ignorata. Una storia che, oggi, diventa un fumetto. Forse, ci volevano proprio dei disegni per raccontare questa storia senza paura, senza la paura di chiamare con il loro nome gli aguzzini di Norma, gli invasori dell’Istria, gli autori delle disumane, quanto ingiustificate, violenze comuniste sulla popolazione italiana. La storia è lì. È una storia di frontiera, una storia di confine… ed è una storia che parla italiano. I disegni sono firmati da Beniamino Delvecchio, già illustratore storico di Diabolik, la sceneggiatura è di Emanuele Merlino, vicepresidente del Comitato 10 febbraio. Con i contributi extra dei presidenti delle più grandi associazioni di esuli e discendenti istriani e fiumani (C10F – ANVGD Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia – Federesuli).

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