Maggio Musicale Fiorentino

Una Favorite da re: l'opera francese di Donizetti fa il pieno in riva d'Arno.

Ottimo successo di pubblico e critica per l'opera rappresentata per la prima volta nella versione francese. Gradimento particolare per il direttore Fabio Luisi e il baritono Mattia Olivieri

di Domenico Del Nero

Una Favorite da re: l'opera francese di Donizetti fa il pieno in riva d'Arno.

Un successo senza polemiche: Favorite di Donizetti soddisfa tutti, grazie soprattutto alla bacchetta di Fabio Luisi, al suo esordio operistico al teatro del Maggio e a un cast vocale di buon livello. La regia? Un po’anodina e non particolarmente emozionante, ma se non altro non ha provocato conflitti “epocali” in stile Carmen.

Partendo proprio dalla messa in scena, si tratta di una edizione del Liceu di Barcellona, realizzata da Ariel Garcia-Valdès e ripresa da Derek Gimpel : una grande roccia di cartapesta che si trasforma a seconda delle necessità in monastero, isola, palazzo reale.  Sulla scena domina una certa staticità, nonostante la frequente presenza del coro. Belli i costumi di Jean-Pierre Vergier, responsabile anche delle scene: storici e “tradizionali” ma con un tocco di modernità che impedisce il mero antiquariato. Unica nota di “colore” l’ampio sfondo azzurro.

Questo se non altro ha consentito di concentrarsi al massimo sulla musica. Come già scritto nella presentazione, [i]Favorite è solo per certi aspetti ascrivibile al genere del grand – opéra; anzi, secondo Fabio Luisi in realtà non lo sarebbe affatto: “Non sono d’accordo che Favorite sia un grand opéra, sia pure “moderato”, perché non vedo l’opera in linea, ad esempio, con quello che farà in seguito Verdi in Francia. La mancanza del contesto storico e politico in questo senso: abbiamo sì Alphonse XI, un personaggio reale, ma ciò che emerge nell’opera non sono le sue vicende storiche, ma i suoi sentimenti privati”.

Di qui, probabilmente, una lettura che rifugge da ricercare anticipazioni “verdiane” ma che risulta sorprendentemente varia e duttile. una interpretazione davvero “dinamica” che sembra fare da  contraltare alla staticità della scena, che sottolinea accuratamente i momenti lirici e “mistici” della partitura ( come l’inizio del quarto atto) ma anche  (senza mai eccedere) la sonorità dei momenti più “teatrali” quali i concertati; in una sintonia assoluta con i cantanti, senza mia soverchiarli né sottomettere l’orchestra alla voci, e con il coro, che ha dato una splendida prova arrivando in alcuni momenti (come nella drammatica scena del terzo atto, in cui Fernand scopre la verità sulla donna che ha sposato) ad agire come un vero e proprio personaggio. Un bellissimo esordio, dopo quelli concertistici altrettanto notevoli che fa sperare davvero il meglio per il futuro del teatro. E l’orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino, guidato da Lorenzo Fratini, hanno offerto come di consueto una splendida prova.

Come tutte le opere donizettiane e ancor più belliniane, in Favorite le voci fanno la parte del leone. In particolare la protagonista femminile, Léonor è uno dei primi grandi ruoli ottocenteschi per mezzosoprano.  Torna, dopo l’avventura di Carmen,  Veronica Simeoni, che ha bene sottolineato la delicatezza e fragilità del personaggio, più Beatrice Portinari che …. Beatrice Ferrara, la nota cortigiana dei tempi del Magnifico.  Una voce dal timbro non particolarmente scuro e forse non particolarmente corposa, ma con un bel colore e dall’acuto sicuro, con un buon declamato e una morbida dolcezza che risaltava soprattutto nell’aria O mon Fernand.

Buona complessivamente l’arte di Celso Albelo, che ha dato prova di essere un tenore lirico maturo con una voce corposa,  chiara e duttile, dall’acuto sicuro e dalle considerevoli agilità. L’unico neo, almeno alla terza rappresentazione, un dosaggio dei fiati non sempre ben calibrato che lo portava a “chiusure” un po’ brusche e perentorie.

Applausi particolarmente calorosi per il baritono Mattia Olivieri, che ha offerto un’ottima interpretazione del personaggio di Alphonse XI.   Un personaggio, quello dell’opera di Donizetti, che non ha certo la complessità drammatica del Filippo II verdiano, ma che il giovane baritono, dotato di un bel timbro scuro, di un notevole volume, e di una ottima  presenza scenica ha saputo rendere con calore e passione, presentando un personaggio diviso tra le ragioni del cuore e quelle del trono; grazie anche a una notevole eleganza e alla sicurezza del fraseggio.

Dignitoso, anche se non sempre convincente, il Balthazar di Ugo Guagliardo.

Spettacolo decisamente da vedere, anche se purtroppo resta una sola rappresentazione il 3 marzo, con un cast in parte diverso. Vivissimo il gradimento del pubblico che ha riempito il teatro in ogni ordine di posti, arrivando più di una volta al sold- out.

 

 



[i] Cfr http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=8960&categoria=1&sezione=8&rubrica=8

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Angelo il 14/04/2018 21:50:24

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