Ildegarda di Bingen

Santa per acclamazione popolare, mistica per vocazione, musicista per talento

È conservato a Lucca uno splendido codice miniato del suo «Liber divinorum operum»

di Alessandro  Bedini

Santa per acclamazione popolare, mistica per vocazione, musicista per talento

Ildegarda di Bingen

Quella di Ildegarda di Bingen è una figura assolutamente originale nel panorama della mistica medievale. Nata a Rupertsberg nel 1098 (morta nel 1179) da una nobile famiglia originaria della Franconia, fino dall’infanzia fu avviata alla vita monastica. Le sue visioni, che secondo la tradizione agiografica iniziano ad appena otto anni, ne hanno fatto un personaggio discusso e talvolta utilizzato per contrapporre alla chiesa ufficiale, prudente come sempre a fronte di fenomeni soprannaturali, una religione popolare, a tratti fantasiosa.

Non è un caso che della mistica renana si sia “impadronita” in tempi recenti, la new age. Chi sia invece interessato ad approfondire in modo serio e rigoroso la vita e le opere di Ildegarda, può attingere a diverse fonti, tra le quali le biblioteche,dove giacciono tesori di rara bellezza che magari non sono in molti a conoscere e ad apprezzare.

In mezzo a tali ricchezze è da segnalare il manoscritto, finemente miniato,che risale alla prima metà del XIII secolo e contiene il Liber Divinorum Operum attribuito proprio a Ildegarda di Bingen conservato presso la Biblioteca Statale di Lucca.

Non sappiamo esattamente come il celebre manoscritto sia giunto nella biblioteca della città toscana, né si conosce il nome dell’anonimo copista-miniatore che dopo quasi cent’anni dalla morte di Ildegarda raccolse i suoi scritti e li trasformò nell’opera sontuosa che è giunta fino a noi.

Fu un libro di devozione? Un testo raffinatissimo da presentare al papa allo scopo di perorare la causa di beatificazione che la gente della Valle del Reno chiedeva a gran voce? È per questo che la mistica tedesca non è mai stata ufficialmente canonizzata e l’appellativo di “santa” le fu assegnato a furor di popolo. Anche per tale ragione i cultori della religione fai da te si interessano tanto al personaggio Ildegarda, fa loro buon gioco accusare la Chiesa di oscurantismo e di insensibilità verso chi fuoriesce dai “ristretti limiti” dell’ortodossia.

Una eccezione assoluta nel panorama bibliografico dedicato alla mistica renana, è il libro di Régine Pernoud: Storia e visioni di sant’ Ildegarda, pubblicato da Piemme, nel quale la grande studiosa francese ripercorre puntualmente tutte le più importanti tappe umane e teologiche della santa.

Musicista e compositrice, ha scritto più di settanta componimenti musicali, fondatrice del monastero di Rupertsberg, presso Bingen, nella regione della Franconia, Ildegarda è una figura unica nell’ambito della spiritualità medievale.

Intrattenne rapporti epistolari con gli uomini più potenti del suo tempo, siamo nel XII secolo, da San Bernardo di Chiaravalle agli imperatori Corrado III di Hohenstaufen e Federico Barbarossa, nel frattempo si occupava di medicina, astrologia, botanica.

Il Liber Divinorum Operum fu compostotra il 1163 e il 1173.

Esso riferisce e illustra le visioni che nelle estasi mistiche si sono presentate a Ildegarda e il manoscritto conservato a Lucca, è l’unico esemplare originale miniato dell’ importantissima opera.

Due stupende miniature a tutta pagina colpiscono chi ha la fortuna di poter sfogliare e ammirare quelle pagine. La prima raffigura un uomo, in piedi a braccia tese che si stacca da un cerchio che rappresenta il mondo. I colori della figura risplendono come fossero stati posati sulla pergamena da poco tempo, l’elemento essenziale è che in questa immagine l’uomo è posto al centro del mondo, è così che Ildegarda ci rivela la visione del cosmo.

L’altra immagine che apre il Liber è sontuosa: c’è un personaggio, anch’egli in piedi, con quattro ali e tre teste dipinte in tre diversi toni di rosso scarlatto. L’immagine è accompagnata da un commento che ne spiega il significato:

«Io contemplai allora il segreto di Dio, nel cuore degli spazi aerei del mezzogiorno, una meravigliosa figura. Essa aveva apparenza umana. La bellezza, la luce del suo volto erano tali che guardare il sole sarebbe stato più facile che guardare il suo volto».

Il testo di ciascuna visione, riportata nel manoscritto, è accompagnato da una descrizione e da un commento. Tutto procede dalla Trinità e l’insieme è espresso con una vivacità di colori e una percezione della bellezza che lasciano senza fiato.

Ildegarda parla sempre in prima persona esponendo il contenuto dell’apparizione, enumerandone i componenti e indicandone puntualmente la forma. La struttura della decorazione miniata si articola secondo una precisa sequenza: ciascuna visione è corredata da una tavola che ne illustra i contenuti e l’incipit del prologo nelle descrizioni è segnalato da un capolettera splendidamente miniato di medie dimensioni.

Tra le tante illustrazioni contenute nel manoscritto di Lucca, spicca quella relativa alla sesta visione: si ammira una città cinta da una doppia muraglia, le due cornici sono l’una luminosa l’altra scura e simboleggiano la predestinazione divina, fatta di splendore, ma anche di tenebra. È forse questa l’immagine che meglio rappresenta la natura dell’uomo: la luce e l’oscurità che si sovrappongono nella vita quotidiana e che Ildegarda di Bingen aveva“visto” con un anticipo sorprendente fino a carpirne i segreti più nascosti.

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