I libri di Totalita'

Rassegna di novità librarie: ottobre 2017

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna di novità librarie: ottobre 2017

Gianfranco Peroncini e Marcella Colombo, che hanno viaggiato per anni negli Stati Uniti come autori e fotografi delle guide della collana Marlboro Country,  ci presentano il nesso, a prima vista invisibile, che collega Toro Seduto e Cavallo Pazzo alla catastrofe ecologica del Dust Bowl, descritta dallo Steinbeck di Grapes of Wrath scortandoci attraverso Little Bighorn, la Danza del sole di Toro Seduto, il 7th Cavalry e un arcobaleno apocalittico sulla pista di un’altura nel Montana. E il massacro di Sand Creek e il folle volo dei Nez Perces in cerca della libertà.

E poi ferrovie transcontinentali, gold rush e profezie indiane, il Bozeman Trail, Nuvola Rossa, la guerra per le Black Hills, Cochise e Geronimo. Una cavalcata lungo la leggenda e la storia dell’uomo rosso. Per arrivare a Wounded Knee, nel gelido dicembre del 1890, quando il Seventh Cavalry in cerca di una spietata rivincita per la sconfitta di Little Bighorn si trasformò nel Seventh Calvary, il “Settimo Calvario”, per il popolo dell’uomo rosso.

Il racconto si conclude con le vicende, oggi per lo più dimenticate, dell’assedio di Wounded Knee II quando gli skin irriducibili dell’American Indian Movement, nel febbraio del 1973, decisero di lanciare l’ultima sfida inattuale e disperata ai pellebianca che avevano massacrato tradizioni e bisonti prima di fare scempio dei corpi. Come il 29 dicembre 1890, quando una banda macilenta e affamata di Minniconjou, un gruppo di Lakota, venne fatta a pezzi e sventrata dagli shrapnel dei cannoni Hotchkiss che sparavano al ritmo di un colpo al secondo. La storia dell’uomo rosso si concluse cosi, come farfalle trafitte, sulla neve color del sangue…

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Marco Lombardi, Il terrorismo nel nuovo millennio (Vita e Pensiero, pagg. 108, Euro 10,00)

Il terrorismo è tornato. In modo drammatico, amplificato e moltiplicato dalla comunicazione mediatica, è rientrato nella vita degli europei. Possiamo farvi fronte? Siamo pronti a reagire? E soprattutto, siamo in grado di comprenderlo nella sua nuova veste, così simile al passato nella sua ferocia e così diversa nella sua declinazione? 
Sono domande naturali e legittime, ma le risposte non sono affatto semplici, benché sia drammaticamente necessario almeno tentare di avere un quadro più preciso del fenomeno e della scena su cui si muove e agisce. Il breve volume di Marco Lombardi, uno dei maggiori esperti italiani di gestione del rischio e di politiche di sicurezza e terrorismo, va proprio in questa direzione. Il primo passo, egli afferma, è raggiungere la consapevolezza che il terrorismo del nuovo millennio ha caratteristiche ben diverse da quello di fine Novecento: al-Qaeda e lo Stato Islamico non sono le Brigate Rosse o l’Ira irlandese. Una forte discontinuità segna i loro obiettivi e le loro pratiche rispetto alle stagioni passate, e questo genera incertezza nel comprenderli ed elaborare efficaci strumenti normativi e risposte operative coese. Il fatto è che ci troviamo di fronte a gruppi di terrore, come Daesh, che padroneggiano molto bene una nuova forma di conflitto: la cosiddetta ‘guerra ibrida’, quella specie di terza guerra mondiale combattuta ‘a pezzi’, come l’ha efficacemente descritta per primo papa Francesco. Mai come oggi il mondo è travagliato da una quantità di conflitti geograficamente indipendenti eppure tutti correlati tra loro, agiti da gruppi estremamente capaci di sviluppare strategie innovative di combattimento, come la magistralepadronanza delle nuove frontiere comunicative, le campagne di proselitismo che fanno leva sui disagi provocati dalla mancanza di integrazione, l’insistenza programmatica nell’indottrinamento di donne e bambini. Tutti questi temi, dalla cui conoscenza dipenderà la nostra capacità di reazione, vengono affrontati e spiegati da Lombardi, insieme a un’efficace ricostruzione del percorso storico della più forte minaccia del nostro presente, quello Stato Islamico che mostra la sua fisionomia e i suoi intenti già a partire dalla singolare evoluzione del nome che si è scelto. Se l’obiettivo del terrorismo sta anche nel suscitare paura, conoscere meglio certe sue caratteristiche e comprendere le sue strategie e le sue specificità possono aiutarci ad affrontare più lucidamente una minaccia che è parte della modernità e che è destinata ad abitare il nostro prossimo futuro.

ITALIA

Carmelo Abbate e Pietrangelo Buttafuoco, Armatevi e morite. Perché la difesa fai da te è un inganno (e non è di destra) (Sperling & Kupfer, pagg. 189, Euro 17,00)

Anton Cechov diceva che se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari. È un principio fondamentale della narrazione: romanzesca, cinematografica, teatrale. Ma non è affatto un artificio di scena: è semplicemente la realtà. Perché, dati alla mano, nella vita accade esattamente la stessa cosa: se c'è una pistola è assai probabile che sparerà; e molte pistole molto spareranno. Il più delle volte nella direzione meno desiderata. Il mantra della "difesa facile", dei "cittadini con la pistola", non è che illusione e imbroglio, un percorso illogico e irrazionale, che - nella realtà dei fatti e dei numeri, qui esposti in tutta la loro disarmante evidenza - ci rende più nudi, più insicuri, più vittime. Succede in ogni luogo e in ogni ambito in cui la ricetta è stata cucinata. Abbiamo impegnato secoli di civiltà per guadagnare un valore fondante: lo Stato ha il diritto e il dovere di assicurare la difesa dei cittadini e di provvedere alla loro sicurezza. Non si può che esigerlo. Rinunciarci, per propugnare il "fai da te", è tanto una regressione quanto una follia. Lo slogan dispensato con rassegnata leggerezza: "Visto che lo Stato non ci difende" non è che illogica e controproducente calata di braghe. Non possiamo che tornare a sottoscrivere ciò che ancora oggi è scolpito sul cornicione della questura di Lecce: "Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nessuno contro lo Stato". Rifuggendo da illusorie scorciatoie. Chi è di destra, poi, tenga a mente che la difesa "fai da te" non è di destra affatto. E tutti quanti, che una forma compiuta di privatizzazione delle armi gli italiani la conosco già fin troppo bene: si chiama mafia.

ECONOMIA

Walter Ruffinoni, Il codice del futuro. L’Italia e la sfida giapponese dell’innovazione (Marsilio, pagg. 160, Euro

Forte di una sapienza millenaria, il Sol Levante è oggi al primo posto per innovazione e ricerca tecnologica. Alla guida della costola italiana di un gigante delle comunicazioni giapponese, Walter Ruffinoni è da anni a contatto con il rigore sostenibile della cultura nipponica, il fare business con un’attenzione all’essere umano, adottando sempre e comunque una prospettiva di lungo periodo. Da qui nasce l’intuizione che consegna a queste pagine: attraverso la feconda contaminazione fra l’abilità giapponese di pianificare e la «creatività un po’ anarchica» italiana è possibile dare vita a un ibrido vincente. Interrogandosi sui temi della comunicazione, sulle strategie per «fare sistema», sul futuro della leadership e sulla reale portata di tecnologie quali l’Internet delle Cose, la robotica, i big data, il cloud e i social, che consentono di raggiungere risultati fino a pochi anni fa impensabili, Ruffinoni riflette su come combinare con profitto questi elementi nella realtà italiana, creando occupazione e ricchezza. Una capacità di visione che permette di conciliare rivoluzione digitale e saper fare esaltando le caratteristiche delle aziende italiane d’eccellenza in vari settori – automotive, elettronica, macchinari, chimico- farmaceutico, agroalimentare, fashion e design – in cui è radicato il connubio tra tradizione e ricerca che da sempre caratterizza il Made in Italy.

TEMPI MODERNI

Robert Sarah,  La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore (Cantagalli, pagg.288, Euro 22,00)

In un’epoca sempre più rumorosa, in cui tecnica e consumismo irrompono nella nostra vita, è senza dubbio una follia voler scrivere un libro dedicato al silenzio. Eppure, il mondo fa tanto di quel rumore che la ricerca di qualche goccia di silenzio diviene ancora più necessaria. Per il Cardinale Robert Sarah, a forza di respingere il divino, l’uomo moderno si ritrova in una dimensione angosciante e opprimente. Sarah vuole ricordare che la vita è una relazione silenziosa tra la parte più intima dell’uomo e Dio. Il silenzio è indispensabile per l’ascolto del linguaggio divino: la preghiera nasce dal silenzio e senza sosta vi fa ritorno sempre più profondamente. In questo colloquio con Nicolas Diat, il Cardinale s’interroga: gli uomini che non conoscono il silenzio potranno mai raggiungere la verità, la bellezza e l’amore? La risposta è senza appello: tutto ciò che è grande e creato è plasmato nel silenzio. Dio è silenzio. Dopo il successo internazionale di Dio o niente, tradotto in quattordici lingue, il Cardinale Robert Sarah cerca di ridare al silenzio la sua dignità.

STORIA

Franco Franceschi (a cura di), Storia del lavoro in Italia.Il Medioevo. Dalla dipendenza personale al lavoro contratto (Castelvecchi, pag. 606, Euro 47,00)

Il volume fa parte dell’opera complessiva Storia del lavoro in Italia, diretta da Fabio Franchi. Sedici specialisti affrontano il tema secondo un'articolazione cronologica consolidata, ma con un approccio innovativo e attento alla pluralità degli aspetti che lo compongono. Le campagne, il mare, le città dell'Italia medievale sono gli scenari di un'indagine che mira a ricostruire le forme del lavoro manuale e intellettuale, il ruolo economico degli uomini e quello delle donne, l'evoluzione delle tecniche e i meccanismi di trasmissione dei saperi, l'organizzazione del lavoro e i conflitti che ne scaturivano, le gerarchie economiche e quelle di status. Un affresco attento ai più ampi contesti politico-istituzionali e culturali, nella convinzione che la storia del lavoro è storia di realtà concrete e al tempo stesso di non meno vive rappresentazioni. “Il lavoro contrattato” è un punto d’arrivo che consegna all’età moderna nuovi rapporti lavorativi (mezzadria e lavoro salariato) sfatando gli stereotipi dell’ “epoca oscura”.

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Gioachino Lanotte, Mussolini e la sua “orchestra”. Radio e musica nell’Italia fascista (Prospettiva, pagg. 216, Euro 13,00)

È ormai noto come il regime abbia "corteggiato" canzoni e radio per la loro indiscutibile aderenza sociale e come, viceversa, abbia osteggiato con ogni mezzo la diffusione di materiali dal contenuto ideologico alieno ai principi fascisti o disfattista dell'immagine nazionale. Meno conosciuti, invece, sono gli esiti prodotti da queste azioni. Rispetto agli innumerevoli saggi che si sono occupati di accompagnare il lettore attraverso la società del Ventennio, questo libro torna sul tema del "consenso" con alcune peculiarità: l'utilizzo dei materiali dell'intrattenimento interrogati come veri e propri documenti; uno scrupoloso lavoro sulle fonti archivistiche; l'attenzione all'impatto e ai risultati - pur senza trascurare le strategie e le modalità organizzative - di "propaganda cantata" da una parte e censura dall'altra.

PERSONAGGI

Cinzio Violante, Gioacchino Volpe medievista (Morcelliana, pagg. 432, Euro 30,00)

Sono qui raccolti gli scritti che Cinzio Violante ha dedicato dal 1970 al 1997 a Gioacchino Volpe, che idealmente considerava il proprio maestro. Fra i massimi storici della sua generazione, Volpe era stato anche uno degli intellettuali di spicco del regime fascista, e per questo la sua eredità fu un segno di contraddizione nell'Italia degli anni Quaranta e Cinquanta. Nelle sue opere Violante trovò una chiave di lettura del medioevo italiano e mediterraneo, e più in generale della storia intesa come movimento complessivo di cui gli uomini possono anche non essere del tutto consapevoli. Arricchiscono il volume la bibliografia di e su Volpe medievista, oltre all'edizione del carteggio da lui intrattenuto con Violante.

LETTERATURA

Andrea Vannicelli, Il tramonto dei Lumi. Storia della letteratura francese da Chateaubriand a Houellebecq (GOG, pagg. 476, Euro 17,00)

Dimenticatevi la Francia di Diderot e D’Alembert, la Francia culla dell’Illuminismo, patria di Cartesio e di Voltaire, laboratorio delle ossessioni positiviste di Auguste Comte. Da queste pagine si ottiene una vista panoramica su un’altra letteratura francese, che dalle Memorie d’oltretomba di Chateaubriand arriva fino ai romanzieri e ai poeti contemporanei. Una Francia che a Cartesio ha preferito Pascal, al dubbio il salto nell’infinito, al moralismo di Zadig il riso di Gargantua. Una Francia che ha dettato i canoni realisti del romanzo moderno e poi li ha sconfessati con Marcel Proust. È la Francia onirica e surrealista di Breton e Valéry, assenzio ed esotismo di Baudelaire. Una Francia arguta con Bergson, eroica con Bernanos, brillante con Cocteau, trasgressiva con Gide. Aggrappata ai miti illuministi con i suoi intellettuali impegnati, e poi pronta a dissacrarli con i suoi “mostri sacri”, tra i quali gli infrequentabili Brasillach, Céline e Drieu La Rochelle. Umile e provinciale con Alain-Fournier, cattolica e reazionaria con Claudel, snob e vanitosa con gli scrittori parigini che bivaccano al caffè dei Deux Magots, sofferente e stoica con Camus, comunista e engagé con Sartre, fascista e insolente con Nimier, femminista e polemica con Simone de Beauvoir, metafisica e spirituale con Gilson, Marcel e Maritain, mentre balla al ritmo del jazz con lo scanzonato Boris Vian. La Francia della “Nouvelle vague”, del “Nouveau roman” e del postmoderno; che porta pur sempre sulle spalle il peso della sua civiltà plurisecolare. Peso riassunto malinconicamente in un verso di Mallarmé, che potrebbe pronunciare oggi il protagonista di Sottomissione di Houellebecq: «La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri».

ARTE

Cristina Siccardi (a cura di), L' arte di Dio - Sacri pensieri, profane (Cantagalli, pagg. 456, Euro  29,00)

Di fronte ad un'arte che spesso non sa più parlare a Dio e di Dio, per la prima volta viene proposto un Simposio fra intellettuali ed artisti, capace di rispondere a queste sensibili domande: l'arte contemporanea è ancora in grado di dare Gloria a Dio? È capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne? Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto? Bambini e adulti, entrando nelle chiese odierne, trovano ambienti adeguati per il raccoglimento, la preghiera, l'elevazione dell'anima? Com'è possibile che la committenza ecclesiastica chiami ad operare architetti o artisti distanti dai concetti di bellezza e sacralità?

CINEMA

Marco Cucco e Giacomo Manzoli (a cura di) , Il cinema di Stato. Finanziamento pubblico ed economia simbolica nel cinema italiano contemporaneo (Il Mulino, pagg. 273 , Euro 27,00)

L'assetto produttivo del cinema italiano risente di una mutata sensibilità del legislatore e delle istituzioni che sempre più, nell'erogare finanziamenti pubblici, guardano allo sviluppo economico del settore cinematografico e audiovisivo e sempre meno sono interessati ai presupposti ideologici che giustificano tale erogazione. Basato sull'analisi strutturale, morfologica e semantica di un campione rappresentativo di pellicole che hanno goduto del finanziamento, il libro fa il punto sull'assistenza pubblica al nostro cinema descrivendone meccanismi di finanziamento e ricadute economiche e culturali. 

SPORT

Pierluigi Spagnolo,   I ribelli degli stadi. Una storia del movimento ultras italiano (Odoya, pagg. 288, Euro 16,00)

C’è chi li etichetta come teppisti e facinorosi. E chi li dipinge come sostenitori colorati e passionali. Come i padroni violenti del calcio, oppure come gli ultimi romantici in un mondo che ha perso gran parte della sua genuinità. 
Nel bene e nel male, gli ultras degli stadi hanno scritto pagine importanti nella storia del calcio italiano. Rappresentano quasi mezzo secolo di aggregazione e passione, di originalità e folklore. Purtroppo anche di episodi di teppismo e violenza. 
Per cercare di comprendere cosa siano gli ultras, bisognerebbe innanzitutto abbandonare la zavorra dei pregiudizi e considerarli come un’aggregazione spontanea, trasversale ed eterogenea, con una forte connotazione ribelle e antagonista al sistema, che incarna le logiche di una dicotomia forte che filtra il mondo attraverso le lenti della contrapposizione amico/nemico. 
Un multiforme insieme di uomini e donne che amano follemente una squadra e che, insieme alla squadra, amano la città che quella squadra rappresenta, la maglia e i colori che i giocatori portano addosso. Questo volume racconta e spiega il mondo delle curve italiane, mescolando le esperienze dirette con l’analisi di saggi e studi sul movimento ultras, proponendo le autorevoli opinioni di chi ha già studiato il fenomeno e mescolandole con le voci dei protagonisti. Con rigore storico e un pizzico di passione. 

RIVISTERIA

Storia in Rete 143-144

L’assalto globale alla Storia è il tema della lunga inchiesta di Storia in Rete in edicola. Dagli Stati Uniti, dove si abbattono le statue dei sudisti e si punta ora a Cristoforo Colombo (oltre che a Giovanna d’Arco, san Junipero, Giorgio Washington e… Italo Balbo!), alla Spagna, dove è tabula rasa della memoria franchista, compresi i monumenti ai soldati italiani caduti durante la guerra civile spagnola. E poi c’è l’Europa orientale, dove a 30 anni dalla fine del Comunismo monta una nuova marea iconoclasta, la cui origine sembra più legata alle contingenze della politica estera che non alle esigenze della memoria storica… E in Italia? Anche qui tira una brutta aria, anche se i mezzi con cui si vorrebbe fare a pezzi la nostra storia sembrano diversi, e più subdolamente adatti allo spirito del nostro paese.

Ma chi era l’uomo le cui statue sembrano rappresentare il principale obbiettivo della protesta “politicamente corretta” negli USA? Storia in Rete prosegue con un ritratto del generale Robert Lee, il comandante sudista che fu forse il soldato più rispettato e amato, anche dai suoi nemici, nella storia americana.

E quindi, la provocazione. Pino Aprile riflette sulla situazione italiana, e lancia un sasso nello stagno: e se anche nel nostro paese cominciassimo a rivedere toponomastica e monumenti del periodo risorgimentale?

Storia in Rete prosegue poi con il settantesimo della morte in esilio di Vittorio Emanuele III, un re la cui storia è ancora in attesa di un giudizio approfondito – ed equilibrato – da parte degli storici. Poi, storie dalle guerre civili del Novecento: quella in Italia fra “rossi” e “neri” dopo la fine della Grande Guerra, che anticipò per molti aspetti gli Anni di Piombo di mezzo secolo dopo, e quella in Spagna, coi massacri anti-cristiani commessi dalle forze repubblicane, forse la peggiore persecuzione religiosa nell’Occidente da secoli.

E ancora, l’ascesa di Atatürk nella Turchia disfatta e invasa del 1919: un modernizzatore che seppe inventare per il proprio paese una via di sviluppo; Caravaggio e il vizio di attaccar briga, un vizio che lo perse, costringendolo a una fuga da Roma in contumacia, con le mani macchiate di sangue e una condanna a morte sulla testa; Knut Hamsun, il premio nobel norvegese che divenne uno scrittore maledetto per aver dichiarato la propria ammirazione per Adolf Hitler.

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