fatto ad arte

Gli illustratori che danno forma ai sogni

Le tavole, ancora sapientemente disegnate all’uso “antico” in toni di sanguigna, eseguite da Andrea Piparo e insieme con lui le pregevoli opere di Emanuele Manfredi e di Fabio Porfidia.

di Dalmazio Frau

Gli illustratori che danno forma ai sogni

A. Piparo, Legolas, sanguigna

Mentre Madame Boldrinì si danna l’anima, ancora una volta, scalgliandosi malmostosa e acrimoniosa, contro le vestigia architettoniche dell’esecrato Ventennio, facendo peraltro una non eccelsa figura non soltanto dinanzi a tutti gli Storici dell’Arte di pensiero libero, ma anche davanti alla recente acquisizione da parte dell’Unesco proprio delle architettunere coloniali di Asmara dovute al Fascismo. Ormai è una lotta continua contro l’improntitudine e l’ignoranza, dobbiamo farcene una ragione.

Da questo invece mi piace mostrare come nel nostro paese, esistano ancora delle “eccellenze” in campo artistico, che si distinguono dal ciarpame d’incapaci arroganti di Facebook, proprio per la loro capacità e bravura. Dal momento che in Italia si premia raramente il “merito”, lo studio, il talento, la dedizione, la cura e l’amore anche nel campo dell’Illustrazione, mi assumo il gradito compito di segnalare alcuni ottimi artisti, illustratori e un’illustratrice, degni di plauso, menzione e soprattutto pubblicazione. Lo faccio perché Giustizia vuole che se si critica e si condanna, saggiamente e con ragione, il brutto e l’errore, altrettanto si deve lodare il bello e la capacità di un bravo artista. Segnalo perciò a voi, curiosi lettori dal generoso spirito e dall’intelletto acuto, le ottime tavole, ancora sapientemente disegnate all’uso “antico” in toni di sanguigna, eseguite da Andrea Piparo e insieme con lui le pregevoli opere di Emanuele Manfredi e di Fabio Porfidia. Pulizia, precisione, amore per il dettaglio, conoscenza delle tecniche pittoriche, armonia, luci, ombre e prospettiva… tutto funziona e torna nelle loro illustrazioni, piacevoli alla vista e moventi la nostra immaginazione sulle ali della fantasia e delle fonti letterarie più nobili. Applaudo la forza, la cura storica, il senso del movimento splendidamente rinascimentale dell’ottimo Ferruccio Saverio Ferrara, le cui matite e acquerelli così “düreriani” hanno la meraviglia stessa del XV e del XVI secolo avvampante in loro stessi. Voglio poi ricordare un “vecchio” dell’Illustrazione Fantastica, lo straordinario Enrico Valenza, schivo alle “malebolge” che invece io adoro bazzicare, quanto capace, e poi il meno noto ai più, ma che – ne sono certo, accetto la scommessa – presto si rivelerà essere un dotato e per nulla inferiore a tutti gli altri, illustratore che è Adriano Monti Buzzetti.

Ho volutamente lasciato per ultima l’unica damigella di questo “manipolo di membruti”, perché merita una particolare segnalazione per lo splendido uso della “linea chiara”, con i suoi richiami “art nouveau”, con un uso del disegno e del colore pulito, senza alcuna sporcatura (“sporco”, lo dico per coloro che non lo sapessero, in Arte non mai è un complimento, ma una denigrazione piuttosto pesante), con un tratto del tutto personale, che riesce a staccarsi – come quello di tutti i precedenti nominati sia ben inteso – dalle consuete (e noiosamente ritrite) immagini di elfi sin troppo femminei e fatine da tatuaggi domenicali. Lei è Paola Ramella e ha il mio personalissimo : BRAVA! Ma sono certo che tutti voi vi unirete presto a questo pensiero.

La lezione artistica del passato quindi non è stata dimenticata, semplicemente ha abbandonato le Accademie, le Scuole d’Arte, avendo l’Italia purtroppo perduto le Botteghe, unici luoghi dove per secoli si è trasmesso il sapere da Maestro ad Allievo, a favore di una rinascita apparentemente lasciata al caso che in qualche modo, forse, secondo un disegno superiore, ha fatto sì che l’Arte Fantastica si conservasse in un aspetto conforme al nostro tempo, con l’Illustrazione Fantastica.

Il Mistero infatti fa parte dell’animo umano, e anche adesso che cominciamo a sondare i primi limiti del cosmo fisico, esso ci avvolge. Così è nell’Illustrazione Fantastica. Le tavole di quegli artisti sopra nominati, sono piccole porte che si spalancano soltanto per colui che guarda un oltre fatto di meraviglia, avventura e sogno.

Non sono vie di fuga, ma altri passaggi per realtà alternative e talvolta superiori a quella nostra quotidiana. Quelle immagini ci portano in luoghi dell’anima, in terre mitiche dove le battaglie e gli amori sono ancora splendidi e possenti.

L’Illustrazione del Fantasy o della Fantascienza (termine questo secondo che personalmente aborro) in particolare, è un mezzo ancora più forte d’altre espressioni artistiche per spingere l’uomo verso questo “oltre”. Essa ha, in modo inequivocabile, una funzione psicotropa e quindi d’ampliamento e di motore della mente umana spingendola a superare, come Odisseo, le “colonne d’Ercole” che sono i limiti esistenti tra il nostro mondo sensibile ed uno superiore. Gli “infiniti mondi” da essa presentati sono dunque squarci in altre realtà coesistenti alla nostra, ma non raggiungibili se non mediante un passaggio nel tessuto spazio-temporale creato insieme dall’opera dipinta e dalla nostra volontà. E questa soglia - per usare un termine simbolico - tra i diversi mondi, è data da qualunque forma artistica che sappia essere amplificatrice della nostra coscienza superiore.

Dalla pittura, l’Illustrazione Fantastica prende le tecniche, a volte la creatività naturale, però non ha vita autonoma ma si pone al servizio di un’altra forma d’arte che è quella, appunto, della stampa tipografica e così essa è al tempo stesso: teatro, visione, artificio, effetto, ed è dunque una forma di comunicazione immediata e popolare e raffinata ed elitaria, che, paradossalmente, ha necessità di avere limiti spaziali imposti dall’esterno per poterli così superare mediante l’immaginazione creatrice dell’artista unita con quella dello scrittore. All’illustrazione infatti si pone una “gabbia”, ovvero dei limiti “invisibili” ma reali, entro i quali l’artista deve restare. Tuttavia i limiti così imposti divengono non più confini, ma “linee guida”, direttive primarie lungo le quali condurre la Fantasia di colui che guarda verso un altro luogo che non appartiene al nostro spazio né, a volte, al nostro tempo. Il tempo stesso si muta in spazio per una tavola illustrata, mentre un’opera pittorica li trascende entrambi. L’Illustrazione, soprattutto quella Fantastica, è poi indissolubilmente legata al libro che è l’unico prodotto industriale in cui vi sia un’anima. Il compito odierno dell’illustratore, ovviamente non è più quello di miniare o di abbellire un testo, bensì creare un’immagine che dalla copertina del libro comunichi un messaggio sintetico al possibile lettore e ne favorisca l’acquisizione.

Ecco dunque la parola chiave dell’illustrazione: Sintesi.

L’artista deve in questo caso rendere in modo sintetico ed efficace, in una sola tavola, l’idea, l’atmosfera e il soggetto di ciò che è contenuto nel libro. Non è necessario essere sempre didascalici, però è sempre bene essere fedeli all’autore, almeno nei limiti del possibile, mantenendo una sapiente elasticità. L’unico limite posto a questa peculiare forma d’arte, come abbiamo già scritto, sono la dimensione della tavola ed i tempi di consegna. In questo l’Illustrazione contemporanea ha conservato la medesima prerogativa della più antica forma d’arte pittorica che prevedeva uno spazio delimitato, come poteva essere un muro, e il tempo entro il quale l’opera doveva essere terminata,

L’aggiunta di una valida immagine realizzata “a regola d’arte”, in un libro, ne moltiplica sicuramente il valore, aggiungendo una bellezza visiva esterna a quella della parola scritto al suo interno.

Purtroppo oggi assistiamo al predominio del marketing che sugli aspetti artistici e culturali in primis all’interno delle case editrici e quindi sono sempre meno gli editori che producono libri con la consepevolezza che questi non sono oggetti di consumo, ma creature e appunto, talvolta, opere d’arte.

Il libro è ormai nel supermercato, svilito, decaduto al rango di merce qualsiasi. Stanno incatenando i libri, che sono per la loro essenza intima liberi e liberatori, negli scaffali d’alluminio dei centri commerciali, con immagini stanche, tutte ugualmente realizzate dagli stessi programmi di computer in un inno alla massificazione e all’appiattimento.

L’amore, la conoscenza e il gusto per il bel libro stanno sempre più svanendo a favore di un’esasperata ricerca del facile guadagno e della minor spesa possibile. Perciò, paradossalmente, si sta ritornando a una situazione apparentemente simile a quella del Medio Evo nella quale soltanto pochi cultori possono permettersi di produrre e avere libri validi oltre che nel contenuto anche nella confezione: piccole opere d’arte costose, da curare con amore e rispetto nelle private librerie, in compagnia dei gatti, del vino e delle persone amate.

Libri che sono e restano per sempre nella memoria e nel cuore di chi li legge e li possiede, donando così il piacere sottile e inebriante delle cose belle…

Belle come le illustrazioni degli artisti che vi ho nominato.

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