29 marzo 1895

Ernst Jünger, a pochi passi dal regime

Fenomenologia dell'avvicinamento e esperienza psichedelica

di  Totalità

Ernst Jünger, a pochi passi dal regime

Ernst Jünger, al compimento dei suoi 100anni, ringrazia l'artista Sigfrido Bartolini per l'invio del libro Pinocchio.


Ernst Jünger, nasce a Heidelberg, germania, il 29 marzo del 1895.

Figura tra le più complesse e discusse della cultura tedesca del 20° sec., in provocatorio disprezzo della politicizzazione delle lettere si pose come aristocratico anarchico, profetizzando con distacco una catastrofe epocale che coinvolge non solo la società umana ma l'intero pianeta, e dalla quale può salvarsi solo l'individuo in responsabile fuga verso l'interiorizzazione.

È questa la traccia essenziale che può cogliersi nella gran massa di opere, romanzi, racconti, diari, saggi, tutti inconfondibili per lo stile elevato sino alla ricercatezza e per il linguaggio spesso volutamente cifrato che reclama una disagevole decodificazione.

Arruolatosi a 17 anni nella Legione straniera, volontario di guerra nel 1914, ferito 14 volte, talora anche gravemente, rimase nell'esercito fino al 1923, quando all'università di Lipsia e poi a quella di Napoli iniziò lo studio della zoologia e della filosofia. Fino al 1933 fu in contatto con circoli rivoluzionarî d'ispirazione nazionalistica, ma all'avvento del nazismo si tenne in disparte, e anzi rifiutò la nomina all'Accademia prussiana (1934).

Durante la seconda guerra mondiale fu per lungo tempo ufficiale a Parigi, dal 1941 al 1944 presso il quartier generale delle truppe dislocate in Francia, dal quale fu allontanato in seguito alla diffusione del suo scritto Der Friede, utopico appello alla pace indirizzato "alla gioventù d'Europa, alla gioventù del mondo". 

Nei primi libri legati all'esperienza della guerra (In Stahlgewittern, 1920; Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922; Das Wäldchen 125, 1925; Feuer und Blut, 1926) esaltò la lotta e ogni prova di forza dell'uomo professando un "eroico nichilismo". Una seconda fase, non priva di influssi nietzschiani, puntò a un titanismo antiborghese (Das abenteuerliche Herz, 1929; Totale Mobilmachung, 1931; Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt, 1932). Fra il nichilismo e la rivelazione visionaria si situano Blätter und Steine (1934) e Auf den Marmorklippen (1939), quest'ultimo larvata critica al terrorismo tirannico, ribadita in Gärten und Strassen (1942). Inviso, a tale doppio titolo, al regime nazista, tanto più lo divenne per il già ricordato Friede (diffuso clandestinamente nel 1944, pubblicato nel 1948).

Nelle sue opere del dopoguerra si riscontra l'aspirazione a una rigenerazione in spirito di pace e di libertà, con il dominio di un astratto aristocraticismo scarsamente storicizzato (su tale via sono Strahlungen, 1949; il romanzo utopistico-simbolico Heliopolis, 1949; Über die Linie, 1950; Waldgang, 1951; Besuch auf Godenholm, 1952; Der gordische Knoten, 1953; Das Sanduhrbuch, 1954; Rivarol, 1956; Jahre der Okkupation, 1958; Der Weltstaat, 1960; Typus, Name, Gestalt, 1963; Grenzgänge, 1966; Eumesvil, 1980; Die Schere, 1990).

Nessuna delle principali questioni del mondo moderno fu estranea alla trattazione di J. (sul problema dell'Estremo Oriente, Zwei Inseln. Formosa, Ceylon, 1968; sul problema della droga come tentativo di evasione dal mondo meccanizzato, Annäherungen. Drogen und Rausch, 1970). Tra il 1978 e il 2003 sono stati pubblicati 22 volumi di Sämtliche Werke. Una sotterranea analisi dei motivi che spinsero la Germania alla partecipazione alla seconda guerra mondiale contraddistinse parte della produzione dell'ultimo ventennio, di cui fa parte il romanzo Aladin's Problem (1983).

Scrittore singolare ed estremamente affascinante, quale saggista J. si fece stimare fra gli stilisti più nobili di tutta la prosa tedesca; più forzato in veste di narratore, che però gli fu anche assai meno consueta.

Muore a Wilflingen, il 17 febbraio 1998, cinque anni dopo il figlio Alexander, fisico, trovato suicida.


E.J. e la borghesia.

«Meglio essere un delinquente che un borghese» aveva dichiarato lapidariamente il giovane Jünger. Per lui il mondo della borghesia, visto soprattutto come il mondo della mediazione, poteva essere almeno esorcizzato, se non annichilito, dall'azione: azione come allontanamento, come fuga dal noto, immersione in quel magma primario caro alla poesia di Gottfried Benn e allo spirito dissolutivo tipico dell'epoca.
La Legione Straniera, l'arruolamento fra i primi volontari del conflitto mondiale e tutto il periodo del cosiddetto nihilismo eroico possono essere ricondotti a quest'unico impulso: la fuga, l'allontanamento. È la fase negativa del solve alchemico.
L'esperienza della droga, il lavacro delle acque corrosive, non compare però nel momento massimo dell'azione ma in quello successivo: la crisi, il contraccolpo posteriore alla sconfitta, l'arido dopoguerra. È con la delusione e la riflessione, con la presa di coscienza dei funesti limiti che l'azione comporta, che sorge la necessità di trasformare il magma in humus, di far succedere al solve il coagula.
A questa seconda fase del pensiero jungeriano, in cui il centro gravitazionale dell'attenzione si sposta dall'allontanamento all'avvicinamento -resta quindi identico, capovolgendo la prospettiva- appartiene la ricerca dell'Antonio Peri di Heliopolis, «uomo totalmente sedentario...che esplora gli arcipelaghi oltre gli oceani navigabili, servendosi di droghe come veicolo». Anche a Jünger come al suo personaggio «le droghe [...] servivano come chiavi per entrare dentro le cavità e le grotte di questo mondo».

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da pradellipat il 29/03/2012 13:17:11

    molto bello il tuo articolo direi che oltre alla flessibilità quella che appartiene alle Aziende non certo ai lavoratori, anzi anche a loro se si immagina l operaio o altro chinato a 90 gradi.....direi che con questo sistema non solo aiutiamo la globalizzazione ma ci tengono sotto ricatto , quello che non si è ancora capito che la paura ce la fanno venire è quello che vogliono per essere ricattabili

  • Inserito da giovanni il 29/03/2012 09:39:55

    Noto squadrista e mente del III reich... Poi dopo si è redento ma con le mani intrise di sangue italiano e francese

  • Inserito da Loredana il 29/03/2012 09:16:44

    Che figura intensa e senza mezzi termini...molto interessante.

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