UN OMAGGIO A ETTORE SCOLA ALLA PERGOLA DI FIRENZE

Una giornata particolare per il teatro

Un ambiente chiuso, due grandi protagonisti, due storie umane

di Niccolò Andreotti

Una giornata particolare per il teatro

Un Golden Globe per il miglior film straniero e due candidature al Premio Oscar, per il miglior film straniero e per il miglior attore. Questi sono solo alcuni dei riconoscimenti internazionali ricevuti da Una giornata particolare (1977), diretto da Ettore Scola e interpretato, tra gli altri, da Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il film è stato poi inserito nella lista dei cento film italiani da salvare dalle Giornate degli Autori all'interno della Mostra del cinema di Venezia. Memorabile il lunghissimo piano sequenza voluto dal regista proprio all’inizio del film, tra i più complessi e lunghi della storia del cinema italiano.

 

Questo capolavoro cinematografico arriva al teatro della Toscana, per il palcoscenico della Pergola, da martedì 28 febbraio a domenica 5 marzo, interpreto da Giulio Scarpati e Valeria Solarino. L’adattamento è della vedova di Scola, Gigliola Fantoni, la regia è di Nora Venturini. Con il placet del compianto Maestro del cinema, che diede la sua personale benedizione alla nuova coppia, Giulio Scarpati interpreta Gabriele, ex annunciatore dell’EIAR pronto al confino perché omosessuale, Valeria Solarino è Antonietta, madre di sei figli, sposata a un impiegato statale fervente fascista. Fuori la storia arriva solo attraverso l’eco della radio, che trasmette la cronaca dell’incontro a Roma tra Mussolini e Hitler il 6 maggio 1938. In casa, due storie personali, in una giornata particolare per le parole, certo, ma anche per cose molto più piccole, gli sguardi, i gesti, di scontro e comprensione.

 

Una giornata particolare è un film che ho amato molto – afferma Scarpati – personalmente trovo straordinaria la delicatezza con cui Scola racconta l’incontro tra due solitudini, due persone diversissime all’apparenza e in realtà accomunate da un sincero bisogno di amore. A Mastroianni che interpretava il mio ruolo vorrei ‘rubare’ la sua naturalezza assoluta, sembrava non ci fosse niente di precostituito e gli venisse tutto spontaneo. Lo conobbi una volta sola, andai con Scola a salutarlo in camerino dopo una replica del suo ultimo spettacolo: stava già malissimo, mi fece impressione vederlo in quello stato. Pochi mesi dopo ci lasciò”.

 

“Sophia Loren è stata un’Antonietta magistrale, con un’alchimia fantastica con Mastroianni – racconta Solarino – l’unica via era discostarsene. Ho cercato quindi di farla mia, con la benedizione di Ettore Scola. Lui è mancato il secondo giorno delle prove, ma l’avevo incontrato e mi avevano presentato come la nuova Antonietta. Mi guardò con quel suo modo burbero, e mi disse: “Sei giusta”. Di mio ho messo l’origine del Sud (i miei hanno radici siciliane), una connotazione dialettale lontana dalla ‘patina’ napoletana della Loren. E nel carattere la mia Antonietta è una donna umile, ignorante, costretta a una condizione di serva del marito e dei figli che lei stessa accetta. Però lo è con più allegria e un’ingenuità diversa dalla diffidenza verso l’estraneo che c’è nel film”.

 

Finalmente è arrivato chi, superando timori e scrupoli verso il capolavoro cinematografico originale, ha deciso di portare sul palcoscenico la sceneggiatura di Ettore Scola e Ruggero Maccari che nasconde una commedia perfetta. Un ambiente chiuso, due grandi protagonisti, due storie umane che si incontrano in uno spazio comune in cui sono obbligati a restare, prigionieri.

DATE

Martedì 28 febbraio, ore 20.45

Mercoledì 1 marzo, ore 20.45

Giovedì 2 marzo, ore 20.45

Venerdì 3 marzo, ore 20.45

Sabato 4 marzo, ore 20.45

Domenica 5 marzo, ore 15.45

 

DURATA

Un'ora e mezzo, atto unico.

 

CAST

Di: Ettore Scola e Ruggero Maccari

Adattamento: Gigliola Fantoni

Con: Giulio F. Janni, Anna Ferraioli, Matteo Cirillo, Paolo Minnielli, Federica Zacchia

Scene: Luigi Ferrigno

Costumi: Marianna Carbone

Luci: Raffaele Perin

Video e suoni: Marco Schiavoni

Regia: Nora Venturini

Produzione: Compagnia Gli Ipocriti

Foto di scena: Lanzetta Capasso

 

TRAMA

6 maggio del 1938, giorno della visita di Hitler a Roma. In un comprensorio popolare, Antonietta, moglie di un usciere e madre di sei figli, prepara la colazione, sveglia la famiglia, aiuta nei preparativi per la parata. Una volta sola, inavvertitamente, apre la gabbietta del merlo che va a posarsi sul davanzale di un appartamento difronte al suo. Bussa alla porta, ad aprirle è Gabriele, ex annunciatore dell’EIAR che sta preparando la valigia in attesa di andare al confino perché omosessuale. Antonietta, donna ignorante e plagiata dall’affascinante figura di Mussolini, rispecchia in pieno il ruolo di donna del “regime” dedita alla famiglia, succube del marito e “mezzo di produzione” per la macchina bellica. È rapita dal fascino discreto di Gabriele e, inconsapevolmente, tenta di conquistarlo mentre lui è costretto a confessare la sua omosessualità causa anche del suo licenziamento. Mentre la radio continua a trasmettere la radiocronaca dell’incontro tra Hitler e Mussolini, Antonietta e Gabriele si rispecchieranno l’una nell’altro condividendo la solitudine delle loro anime. Gabriele regala ad Antonietta un libro (I tre moschettieri) che rappresenta il simbolo di una speranza ovvero che le donne possano affrancarsi dalla loro condizione di “schiave” in cui erano state relegate dal regime fascista, attraverso la conoscenza e la cultura.

 

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