Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
foto Tommaso Le Pera
Siamo ormai in pieno teatro del “grottesco”. Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello era stato scritto in siciliano per Angelo Musco con il titolo ‘A birritta cu ‘i ciancianeddi e debuttò a Roma nel 1917; del 1918 è la prima pubblicazione in italiano, ma il testo in lingua nazionale raggiungerà le scene solo nel 1923. Secondo una prassi abituale, l’autore riprendeva le tematiche affrontate nelle novelle (in questo caso, La Verità e Certi obblighi, del 1912) Nel testo, troviamo alcuni dei temi classici del grande drammaturgo: malgrado la cornice insulare, è soprattutto il teatro borghese italiani ed europeo che Pirandello prende di mira, portando all’assurdità e alla più totale inverosimiglianza determinate situazioni e intrecci. Soprattutto i temi della famiglia, dell’adulterio, dei “triangoli” e quant’altro vengono presentati in una luce del tutto parossistica, che ne mostra il lato comico come “contraltare” di quello tragico, e viceversa.
Il dramma pirandelliano viene riproposto dal Teatro della Toscana presso il palcoscenico della Pergola di Firenze, nella interpretazione di Sebastiano Lo Monaco che ha curato anche la regia e le scene, dal 17 al 22 gennaio. Se per Leonardo Sciascia si tratta della più perfetta commedia di Pirandello, per Gramsci invece, che pure fu recensore non privo di acume del teatro Pirandelliano “in questi due atti il sofisma, il paradosso non acquista pregio nel dialogo, non suscita dramma originale: qualche battuta, qualche piccola scena, la vita è solo nell’interprete in Angelo Museo, che riesce a far superare il tedio delle lunghe parlate non più interessanti spesso di quelle del più melenso scrittore di teatro.”
Giudizio, quest’ultimo, davvero non condivisibile. Se possono senz’altro esserci commedie più “perfette, non ci sono dubbi che anche qui il grande drammaturgo siciliano riesca a mettere a fuoco il dramma che si può celare dietro certe situazioni apparentemente “rispettabili” e dietro il grigiore e l’insignificanza di alcuni personaggi. Il Berretto è la storia di un uomo giovane, poco più di quarant’anni, lo scrivano Ciampa, che, tradito dalla moglie, accetta la condanna e la pena di spartire l’amore della propria donna con un altro uomo, pur di non perderla. Una giovane donna, Beatrice Fiorica, viene a sapere che il marito la tradisce con la moglie di Ciampa, scrivano del proprio consorte d professione banchiere privato e personaggio “rispettabile”; decide pertanto di farsi aiutare dal pur riluttante delegato di polizia Spanò per sorprendere in flagrante i due amanti. Beatrice riesce ad allontanare Ciampa mandandolo a Palermo per sbrigare certe commissioni e poco dopo far scoppiare lo scandalo; ma la soddisfazione di Beatrice ha breve durata poiché dal verbale la prova dell’adulterio non compare
uttavia Ciampa, che era al corrente della relazione tra i due, in città viene tacciato come “cornuto” e dunque non gli resterebbe altro da fare che uccidere i due amanti, ma egli propone – ed impone – una ben diversa soluzione: che la signora Fiorica si faccia credere pazza, giacché solo in questo modo il suo onore e quello del marito potranno essere salvi.
Ancora una volta, la famiglia come "trappola" o stanza della tortura.“ Una commedia ‘nata’ e non ‘scritta’, così Pirandello ha definito il suo Berretto a Sonagli – dichiara Lo Monaco – su questo pensiero ho costruito lo spettacolo: vive e non scritte. Gli attori hanno cercato di essere personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo, alternando pianto e riso durante tutto il dramma”. Questo del resto risponde in pieno alle intenzioni dell’autore, che ha sempre definito i “personaggi” più reali delle “persone” e si è sempre molto preoccupato della fedeltà degli attori non solo e non tanto alla lettera, ma soprattutto alla visione del mondo che intendeva rappresentare. “Quel ‘berretto’ posto in testa al protagonista – prosegue Lo Monaco – è il segno di una rinuncia per la quale il ‘cornuto’ Ciampa accetta, per amore, la pena di condividere un sentimento assoluto con un terzo. Ma a un patto: che lo scandalo resti tra le pareti domestiche. Nel momento in cui, invece, l’adulterio diventa pubblico, per salvare l’onore Ciampa non ha altro modo se non far sembrare pazza colei che lo ha denunciato, ovvero la moglie del suo rivale, ristabilendo così l’ordine e imbiancando a nuovo la facciata della rispettabilità. Un tema drammatico e attuale che si voglia o no!”.
Sicuramente, come lo sono sempre i drammi di Pirandello, che come forse nessuno è riuscito a rappresentare la reale condizione dell’uomo del XX secolo. Non per nulla la commedia, interpretata anche da Edoardo de Filippo è stata cavallo di battaglia di attori del calibro di Turi Ferro, Salvo Randone, Paolo Stoppa.
Lo spettacolo in scena alla Pergola è realizzato da Sicilia Teatro in collaborazione con Fondazione Versiliana, Fondazione Teatro “Luigi Pirandello” – Valle dei Templi Agrigento. Insieme a Lo Monaco Maria Rosaria Carli che interpreta Beatrice Fiorica, Gianna Giachetti (Assunta La Bella), Claudio Mazzenga (Fifì La Bella), Clelia Piscitello (La Saracena), Rosario Petix (Delegato Spanò), Lina Bernardi (Fana), Maria Laura Caselli (Nina Ciampa). Le scene sono di Sebastiano Lo Monaco (costruite da Keiko Shiraishi), i costumi di Cristina Da Rold, le musiche di Mario Incudine, le luci di Nevio Cavina.
Orario spettacoli: da martedì 17 a sabato 21 ore 20,45, domenica 22 ore 16,45.
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