Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
A quindici anni Caterina entrava a far parte del Terz'ordine di S. Domenico (o
Mantellata, per l’abito bianco e il mantello nero), iniziando una vita di
penitenza di estremo rigore.
Entrata nelle Mantellate, condusse una vita di penitenza e di carità verso i
condannati e gli infermi.
Portata al misticismo, ricevette le
stigmate.
Analfabeta, cominciò a dettare a vari amanuensi le sue
lettere, accorate e sapienti, indirizzate a papi, re, condottieri e umile gente
del popolo.
Il suo coraggioso impegno sociale e politico suscitò non poche perplessità tra
i suoi stessi superiori e dovette presentarsi davanti al capitolo generale dei
domenicani, celebrato a Firenze nel maggio del 1377, per rendere conto della
sua condotta.
Entrò in contatto con grandi personalità tra le quali Gregorio XI che convinse
a riportare la sede pontificia da Avignone a Roma e dal quale ottenne diverse
concessioni a favore del proprio Ordine.
Le sue opere più importanti ci offrono una sintesi dell’esperienza domenicana, agostiniana, francescana e mistica con cui entrò in contatto, ravvivata dalla sua mente illuminata dall’intima unione con Dio.
La vita di Santa Caterina da Siena è ricca di fenomeni soprannaturali:
Porta le stimmate, che rimangono invisibili per tutta la vita, per comparire solo al momento del decesso.
È favorita da visioni ed estasi, fino a raggiungere il particolare stato di grazia delle nozze mistiche col divino Sposo.
È capace di leggere i pensieri di chi la circonda.
Il suo corpo conosce la levitazione (= si solleva in aria), e rimane incorruttibile dopo la morte.
Quasi analfabeta, dalla sua penna scaturisce una somma dottrina, tanto da essere proclamata dottore della Chiesa.
Delle sue misteriose capacità, sono numerose le
testimonianze.
Un giorno, ad esempio, un sacerdote la vuole mettere alla prova, offrendole per
la comunione un'ostia non consacrata. Ma lei, furiosa, si alza e lo rimprovera
aspramente.
Nella "Pratica di amar Gesù Cristo", Sant'Alfonso de' Liguori riporta
che «S. Caterina da Siena vide un giorno
in mano d'un sacerdote Gesù sacramentato come un globo di fuoco da cui la santa
si ammirava come da quella fiamma non restassero arsi ed inceneriti tutti i
cuori degli uomini». Nel suo vivere quotidiano, questa creatura non può
fare a meno dell'Eucaristia: «Padre ho
fame! Per amor di Dio, date il cibo all'anima mia».
A Santa Caterina da Siena, la divina voce rivela:
«[ ...] il sacerdote
giunse alla consacrazione, e all'atto della consacrazione tu alzasti gli occhi
su di lui. E mentre egli pronunciava le parole della consacrazione, io mi
manifestai a te; e tu vedesti uscire dal mio petto un lume, come il raggio che
esce dal disco del sole senza tuttavia staccarsene.
Entro quel raggio di luce, strettamente ad esso unita, scendeva una colomba, e
veniva a colpire l'ostia in virtù delle parole della consacrazione pronunciate
dal sacerdote.
Di fronte a ciò il tuo occhio corporeo non bastò a sopportare la luce, ma ti
rimase solo l'occhio dell'intelletto, con il quale vedesti e gustasti l'abisso
della Trinità, tutto me, Dio e uomo, nascosto sotto il velo di quella
bianchezza.
Tuttavia la luce e la presenza del Verbo, che tu vedevi mentalmente sotto
quella specie, non cancellavano la bianchezza del pane, e l'uno non impediva
l'altro: né il vedere me, Dio e uomo, in quel pane, né quel pane era cancellato
da me, perché non gli veniva tolta la bianchezza, né il poterlo toccare e
gustare. [...]
Vedi dunque come i sensi corporei vengono ingannati, ma non è ingannato il
sentimento dell'anima: questa viene assicurata e illuminata in se stessa,
perché l'occhio dell'intelletto ha visto con la pupilla della santissima fede.
E poiché vide, conobbe, e perciò lo tocca anche con la mano dell'amore, poiché
ciò che ha visto ora tocca per amore, con fede. E con il gusto dell'anima,
unito all'ardente desiderio, assapora la mia infuocata carità, l'amore
ineffabile con il quale l'ho fatta degna di ricevere il grande mistero di
questo sacramento e la grazia che in esso vi viene data».
In ogni singola ostia consacrata c'è Cristo 'tutto intero'. Così S. Caterina da Siena, dando voce a Dio, esprime questo concetto: «E come il sole non può dividersi, così nella bianchezza dell'ostia Io sono tutto unito, Dio e uomo. Se l'ostia si spezzasse e fosse possibile farne mille migliaia di frammenti, in ciascuno è tutto Dio e tutto uomo, come ho detto. Come lo specchio può andare in frantumi, e tuttavia non si divide l'immagine che si vede in ogni pezzo, così anche dividendo quest'ostia non vengo diviso Io, tutto Dio e tutto uomo, ma sono tutto in ciascuna parte»
Le parole di Santa Caterina da Siena, che dà voce a Dio, rendono 'visibile' la
relazione tra Eucaristia e grazia: «Nell'anima
permane la grazia, e vi rimane perché essa ha ricevuto questo pane della vita
in stato di grazia; dopo che si è consumata la specie del pane, Io vi lascio
l'impronta della mia grazia, come il sigillo che si imprime sulla cera calda:
quando il sigillo vien tolto, la sua impronta rimane. Nello stesso modo vi
rimane nell'anima la forza di questo sacramento, ossia il calore della mia
divina carità, clemenza dello Spirito Santo. Vi rimane il lume della sapienza
del Figlio mio unigenito, nella quale l'occhio dell'intelletto viene
illuminato. E l'anima rimane fortificata partecipando della mia fortezza e
potenza, che la rende forte e potente contro la propria passione sensibile,
contro i demoni e contro il mondo».
E sul letto di morte, i suoi ultimi sospiri sono: «Sangue, sangue, sangue...».
A Siena, nel raccoglimento della sua cella dettò il Dialogo sulla Divina Provvidenza per sciogliere a Dio il suo ultimo canto d'amore. Rispose quindi all'appello di Urbano VI col quale si era schierata dall'inizio del grande scisma, perché il papa la volle a Roma in quel momento di grave confusione. Qui cadde ammalata e attorniata dai suoi numerosi discepoli, ai quali raccomandò soltanto di amarsi gli uni gli altri, rese la sua anima a Dio. Era il 29 aprile 1380: aveva compiuto da un mese trentatré anni.
Fu canonizzata il 29 aprile 1461.
Nel 1939 venne dichiarata patrona principale d'Italia
insieme con S. Francesco di Assisi.
Il 4 ottobre 1970 Paolo VI l'ha proclamata dottore della Chiesa.
Inserito da Loredana il 25/03/2012 11:04:25
Una figura davvero ardente, Santa Caterina. Penso sia davvero un esempio da seguire, e non solo nella religione. Quando lo spirito umano ha fede, si allarga a congiungersi con l'universo.
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