Nel segno di Edoardo e di Luca

Questi fantasmi! strega la Pergola

La storia – divertente ma profonda – di una crisi familiare

di Niccolò Andreotti

Questi fantasmi! strega la Pergola

foto Stefano Fortunati

Decisamente convincente la prova della compagnia teatrale Elledieffeche da martedì e fino a domenica è in scena con Questi fantasmi! alla Pergola di Firenze. Non è mai facile portare in scena Eduardo De Filippo; uno dei nostri grandi monumenti del ‘900, conosciuto e rappresentato, insieme a Pirandello, nei teatri di tutto il mondo. Il merito è tutto della compagnia, diretta oggi da Carolina Rosi (che interpreta la moglie Maria), e del regista Marco Tullio Giordana, che si è dimostrato capace di tirare fuori i contenuti più nascosti del testo. Esisteva forse un modo migliore per inviare un messaggio di continuità e di forza ad un anno dalla prematura scomparsa di Luca De Filippo?

 

Eccezionale la prova di Gianfelice Imparato (che interpreta il protagonista Pasquale Lojacono), attore molto diverso da Luca ma che racchiude in sé la straordinaria capacità di mescolare il comico al drammatico in ogni singola battuta. Ecco l’aspetto più avvincente della rappresentazione: il divertente equivoco innesca una riflessione profonda, quella sui fantasmi che ogni uomo genera autonomamente per consolarsi, per limitare la complessità del mondo. D’altronde questo è uno dei temi principali del teatro di Eduardo: così come Luca Cupiello usava il presepe per nascondersi le miserie della vita quotidiana della sua famiglia, così Pasquale Lojacono si serve dei fantasmi per non vedere il tradimento della consorte e il fallimento del proprio matrimonio.

 

La scenografia è asciutta e dominata interamente dal colore bianco che la rende irreale e quasi impalpabile, come un fantasma appunto. Quinte, pareti, mobili, pavimento è come se fossero dilavati del tempo e gli abiti, disegnati da Francesca Sartori, richiamano agli anni ‘40 ma sono completamente re-interpretati. Protagonisti assoluti della scena sono i due balconi; da questi Pasquale parla con il professor Santanna (che non compare mai) ma in realtà si rivolge a se stesso e a tutto il pubblico.

 

Quella di Marco Tullio Giordana, che ha confessato di amare questo testo, è una regia sapiente: l’attenzione è massima sulle emozioni, su ciò che sta dietro ogni parola. Dall’intervista a Carolina Rosi: «Marco Tullio stima talmente tanto gli attori in generale… nel suo modo di procedere ti spiega in dettaglio ciò che vuole tirare fuori da una battuta, ma lascia libero l’attore». Una libertà ben visibile in scena, dove gli attori sentono la responsabilità e ripagano la fiducia con una grande interpretazione.

 

Ieri sera lunghi minuti di applausi hanno accolto la performance: il teatro, purtroppo non in sold out, è rimasto stregato dal fascino senza tempo di un testo straordinariamente attuale. Un testo capace di avvicinarci con il cuore a Pasquale che, con la sua inconcludenza, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, è simile a noi. Repliche fino a domenica pomeriggio.

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