Editoriale

Hiroshima, scuse non-scuse, per la bomba che cambiò il mondo

Posto che le scuse per quel che si fatto nella storia passata sono assurde, se il Papa si è scusato per le crociate l'America può ben scusarsi per le atomiche

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

isita in chiaro-scuro quella del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a Hiroshima, la città distrutta dalla bomba atomica, sganciata da un bombardiere statunitense, il 6 agosto del 1945. Obama è stato il primo capo della Casa Bianca in carica a visitare il luogo dove esplose la Bomba, che uccise, spesso polverizzandoli, circa 140.000 civili. E’stato un atto di buona volontà – bisogna riconoscerlo – anche se ancora debole nei contenuti.

Al popolo giapponese che, secondo un sondaggio di “Sputnik.Opinioni”(2015), ritiene al  61% che gli USA debbano chiedere scusa per i bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki, il Presidente americano ha opposto la (sua) ragione di Stato e la (sua) ragione storica, limitandosi a pronunciare un discorso estremamente generico contro la guerra e pervaso da un imbarazzante  fatalismo: “La morte - ha detto - cadde dal cielo, e il mondo cambiò per sempre”.

Le dichiarazioni di Obama sono segnate da un giustificazionismo di fondo, diffuso a piene mani dai mass media, secondo il quale il lancio della Bomba servì ad accelerare la fine della guerra, salvando così milioni  di vite umane.

In realtà, la questione è un po’ più complessa. Intanto perché – documenti alla mano – già dal febbraio 1945, dopo la capitolazione di Manila, la diplomazia giapponese, su indicazione dell’Imperatore Hirohito, si era mossa, attraverso Mosca, per arrivare alla fine del conflitto. Fu Stalin a temporeggiare, pronto a non rinnovare il trattato cino-nippo-sovietico di non aggressione ormai in scadenza, per poi approfittare, dopo la sconfitta della Germania, della debolezza giapponese.  Ma fu anche il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt ad ignorare le aperture del Governo di Tokyo, segnalate dal capo dell’Fbi, John Edgar Hoover, rispondendo a queste “aperture”, ancor prima che il suo successore, Harry Truman, autorizzasse l’uso della Bomba, con una terribile incursione su Tokyo che fece 180.000 vittime.

Dwight Eisenhower nelle sue memorie Gli anni della Casa Bianca confessa: “Nel 1945 il segretario alla guerra Stimson, visitando il mio quartier generale in Germania, mi informò che il nostro governo stava preparandosi a sganciare una bomba atomica sul Giappone.

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