Editoriale

No, senza dubbi né tentennamenti al referendum di ottobre

Le ragioni per non votare sì ad una riforma che sarebbe necessaria ma è malfatta e pericolosa

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

on ho alcun dubbio: voterò No al referendum, non per qualche strano feticismo nei confronti di una Carta costituzionale che considero nata sull'onda dell'emergenza e frutto di un compromesso ideologico, quindi illiberale e causa, inoltre, di quel partitismo che ne è notoriamente conseguito.

Voterò No, perché sono convinto che il combinato disposto "riforma senato-legge elettorale" sposterà il progetto già in essere di post-democrazia renziana, verso una forma di pseudo dittatura postmoderna, ovvero bricoleur, priva di grandezza e senso della storia. Ma lo stesso liberticida.

Ad essere onesto fino in fondo, voterò No, neanche tanto, poi, per difendere quello scampolo di democrazia che abbiamo conservato, che ancora è rimasto nella nostra vita quotidiana, perché  - in sostanza - voterò No, per vedere Renzi andare a casa (che sia la sua o quella presa in affitto con i soldi dal suo altrettanto ambiguo sodale, poco cambia) definitivamente.

Anche se non credo affatto che, in caso di vittoria del fronte del No, le dimissioni di Renzi saranno così automatiche. Chi crede più alle sue parole? Non sarà, anche questa, la solita strategia? Del resto, Veltroni non doveva andare in Africa? D'Alema non doveva occuparsi di politica estera? E Berlusconi quante volte ha annunciato il suo ritiro?

A quelli che, al solito - com'è costume del perbenismo marcio e piccolo borghese di molti italiani da tanti anni a questa parte - hanno intenzione di votare Si, turandosi il naso, posso solo ricordare, non solo che per essere felici ci vuole coraggio, ma che la libertà, ancor prima che un diritto, dovrebbe essere un dovere.

A coloro che, invece, sono convinti di votare Si, davvero ho poco da dire. Soprattutto qui, dove non ho nessuna voglia di insultare nessuno. Mi viene banalmente e laconicamente da dire: peggio per voi.

Peggio per voi se avete una visione così "doppio pesista" della vita e della politica che, dai girotondi in piazza contro Berlusconi e a difesa ottusa della Costituzione, siete passati, con tanta disinvolta naturalezza, all'asservimento passivo di un piccolo sbiadito capo banda che ha assunto (tutto da solo) il ruolo di capo popolo.

Per voi, del resto, non ha più senso neanche la verità, visto che è stata del tutto soppiantata dall’opinione di chi  a voi sembra raccontarla meglio. E giacché non siete in grado di comprendere che le opinioni - in particolar modo una società liquida come la nostra - sono estremamente labili e facilmente orientabili, da queste siete ne totalmente sopraffatti.

Da parte mia voterò No, quindi, pur senza aderire alle sollecitazioni dei Brunetta, dei reduci dell'Ampi, dei ragazzi di “Casa Pound” o dei costituzionalisti duri e puri.

Voterò no, neanche per un'idea astratta di nazione, visto che la parola è talmente degradata da indurre il premier ad accostarla a partito (l’accezione a cui egli fa riferimento, del resto, non è comunità, ma indistinto, non è popolo, ma populismo), ma per la mia idea di Patria e di Libertà. Termini che, in emergenze come questa, credo bisogna togliere dalla naftalina per tornare a dargli senso e lustro.

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