Calunnie e doppiopetto blu

Il diario di Peter Cummings

Improvvisamente, a questo ragazzo divenuto molto maturo, si spezzò il cuore... (Cap. 30)

di  

Il diario di Peter Cummings

Dal diario di Peter Cummings

 

Una volta c’era un giovane veramente entusiasta della vita. Non lo avrei mai definito felice, ma in certi momenti ci andava molto vicino.

Aveva la vita in pugno e si credeva indistruttibile, a tal punto che amava gettarsi da una pila di mattoni di 10-12 mt di altezza; ne usciva sempre malconcio, ma questa per lui era la dimostrazione della sua invulnerabilità.

 

Una volta c’era un giovane che giocava per strada con gli amici con un pallone bucato e, dopo la prima partita, c’era immantinente la rivincita, dopodiché la bella, e poi la bella della bella; e poi ancora la bella delle belle delle belle. Il giovane arrivava a sera stravolto e senza avere fatto i compiti.

 

Una volta di tanti anni orsono c’era un allegro giovane che sapeva che erano le 5 del pomeriggio perché iniziava alla tv  “Il Mondo incantato di Walt Disney”.

Sapeva che erano le 6pm dalla sigla di Zorro, e le 7pm da quella di Rin tin tin.

Spesso litigava, con Franck Gullikson, su chi fosse il più forte fra Batman e Spiderman; di sicuro erano d’accordo che sopra a tutti c’era Superman.

Con Franck amava suonare ai campanelli e poi scappare, nascondendosi nel parco dietro casa.

 

C’era una volta, un pestifero ragazzo che, se al liceo l’ insegnate gli tirava uno schiaffone, la madre al suo ritorno a casa gliene dava tre.

Spesso per evitare il compito di algebra bucava la scuola dentro il bagno della stessa; con tutti i suoi più fedeli amici che gli portavano il panino, il giornale e lo ragguagliavano sulla posizione del bidello controllore, ma soprattutto lo coprivano al momento dell’uscita.

 

C’era una volta, un ragazzotto, che quando aveva 16 anni le sedicenni flirtavano con i ragazzi del college e quando avevano finalmente 18anni la davano ai figli di papà dei sedicenni. Aveva una sola amica, Ulderica, la mano amica.

Quando doveva usare il telefono, fuori di casa, doveva affidarsi alla cabina telefonica.

Ma era spensierato, sereno, pieno di voglia di vivere e scoprire cose nuove.

 

Una volta di tanti anni fa, c’era un ragazzo che quando tornava a casa con le scarpe rotte, dopo aver giocato a calcio per strada, doveva far finta di essere inciampato per le scale non appena la madre apriva la porta: purtroppo la signora non ci cascava mai… e giù botte!

Ma si sentiva bene, era primavera e tutto risplendeva intorno a lui.

Lui usava il mangiadischi e si emozionava per un bacio sulla guancia. Alle feste di compleanno faceva spesso il gioco della bottiglia seduto per terra; raramente essa indicava l’allegro ragazzotto.

 

C’era una volta, uno scalmanato ragazzo che usava la Polaroid e aspettava che si vedesse la foto. Nelle fotografie delle gite faceva le corna ed era sempre sorridente e contento.
Egli faceva le ricerche grazie all’ enciclopedia e non su yahoo, google, msn…
Il 31 ottobre, ad Halloween, ne combinava di quelle turche e ne prendeva tante dal padre.

Le sue cassette le utilizzava con il mangianastri, e gli toccava riavvolgerle con la Bic.

 

C’era una volta un ragazzo, diventato uomo, che camminava sereno e a testa alta, portandosi con sé qualche problema come tutte le persone, ma che se preso dall’euforia cominciava a danzare nei parcheggi, nei negozi, insomma, dove si trovava. E cantava e urlava la sua gioia verso il mondo, verso la natura, verso il sole, il profumo della terra dopo una violenta pioggia. Si commuoveva al rimirar le vecchie foto e amava le donne come ben pochi.

 

Improvvisamente, a questo ragazzo divenuto molto maturo, si spezzò il cuore; si sbriciolò in milioni di piccole parti che andarono a disperdersi nel cosmo della cattiveria umana.

Lo spezzarsi, ovviamente, non si riferisce al cuore dal punto di vista fisico bensì ad uno stato emozionale che può colpire il benessere fisico tanto quanto altri aspetti della nostra vita.

E quando accade, noi, lo trattiamo come fosse veramente rotto.

Gli mettiamo un po’ di stucco, una coperta protettiva dove niente può penetrarlo.

L'immobilizziamo per un periodo di tempo conveniente, così da attenderne la guarigione.

È importante, in questo periodo, non disturbarlo per evitare traumi maggiore.

 

Quest’uomo, dal cuore a pezzi, una volta si era rotto un braccio, e togliendosi il gesso lo vide brillare: era più magro, e molto rugoso. Era coperto di pelle morta, scolorita ed emanava un odore strano. Lo sentiva più debole per il poco utilizzo dovuto al periodo di immobilizzazione.

Gli occorse una terapia per recuperare completamente la mobilità. E per alcuni anni, il posto della rottura, benché guarito, doleva in alcuni occasioni.

Quando abbiamo un osso rotto, corriamo a cercare assistenza affinché il problema non si complichi ancora di più. Se non lo facciamo, possiamo rimanere con un'incapacità severa che sarà più difficile da correggere nel futuro, causando emorragie ed altri tipi di traumi interni che possono portare a danni maggiormente seri.

 

Se le circostanze che riguardano l'incidente ci causano angoscia, allora sappiamo che ciò che succede è reale. Generalmente, non si muore per un braccio rotto. Un braccio rotto non ci fa sentire vilipesi, imbarazzati, perduti o traditi. E certune persone, tuttavia, sono morte a causa del loro cuore spezzato.

Alcune, altre, sentono che non possono continuare a vivere, in nessun modo, con tanto dolore - e si tolgono la vita.

Altre soccombono a malattie fisiche che si complicano a causa del permanente stress, della pena e dell’ incapacità, o la mancanza di volontà, di dimenticare.

 

C’era una volta, un uomo dal cuore spezzato, e ciò era dovuto alle calunnie e alle cattiverie subite da persone che giorni prima sembravano adorarlo. Questo maturo uomo, non più allegro e sereno, continuava a camminare per la casa da una stanza all’altra, senza fermarsi, così da cercare di non pensare a tutto quanto gli era successo. Era una cosa straziante anche per lui, oltre che per la famiglia.

 

Una volta esisteva un uomo, spiritoso e voglioso di vita, ma che un dì si ruppe il cuore, l’anima, l’interno di se stesso. Egli tentò di ricomporre i pezzi di quell’alma disperata ma il danno reale sofferto era troppo grande; ritrovava un frammento di cuore ma subito dopo ne perdeva di nuovo un altro e il mosaico non si concludeva mai.

 

L’uomo che esisteva tanti anni orsono, raggiante e luminoso, avrebbe preferito rompersi un altro arto, anzi tutti gli arti del suo corpo, al posto della sua anima.

Avrebbe sofferto molto meno e sicuramente sarebbe guarito prima e avrebbe avuto più aiuto per rimettersi.


 


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    9 commenti per questo articolo

  • Inserito da vittoria il 21/03/2012 22:22:01

  • Inserito da elena il 21/03/2012 22:20:05

  • Inserito da Andrea Bertrand il 21/03/2012 14:02:50

  • Inserito da amantedelmondo il 21/03/2012 10:12:38

    Ma che bravo!

  • Inserito da ines giolli il 20/03/2012 21:34:13

    da rapire i sentimenti ed il cuore.bello.

  • Inserito da marla il 20/03/2012 16:23:16

    ottimo davvero

  • Inserito da d.viligardi il 20/03/2012 16:08:20

    Straziante, ma che colpisce in profondità

  • Inserito da a.moscoloni il 20/03/2012 16:06:13

    Veramente bello e spiazzante, inizia in un modo e finisce male.

  • Inserito da Angela Passera il 20/03/2012 15:41:21

    Quanti Peter,il cuore stà andando a mille all ora,se solo qualcuno inventasse un mille chiodi per l anima,forse anche il cuore ne gioverebbe.

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