Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Iolanta © Teatr Wielki Opera Narodowa - photo Krzysztof BieliDski (1).jpg
Tocca a Ciajkowsky la prima opera del 79° Maggio Musicale Fiorentino, inaugurato ufficialmente domenica scorsa con un concerto di Zubin Mehta e del pianista Sir András Schiff: si tratta dell’ultimo melodramma del compositore russo, Jolanta (1892), la cui prima rappresentazione ci sarà stasera alle 20. E’ un titolo poco conosciuto, mai approdato prima in riva d’Arno e in genere piuttosto raro nei cartelloni italiani: il festival ha perciò deciso di programmarlo fedele alla sua linea tradizionale (che era poi la sua ragion d’essere) di proporre titoli anche non del repertorio abituale e soprattutto nel solco di una tradizione consolidata d’attenzione verso l’opera russa. Oltre a Iolanta il cartellone operistico del Festival si completa con altri due titoli: la prima rappresentazione mondiale di Lo Specchio magico di Fabio Vacchi e Albert Herring di Benjamin Britten; non molto, purtroppo, anche se poi vi saranno le proposte estive e comunque numerosi concerti.
Un soggetto insolito per Ciajkowsky. La vicenda di una fanciulla cieca ed inconsapevole, che riacquista la vista grazie all'intervento di un medico ma soprattutto alla conquista della consapevolezza del reale, attraverso il sentimento d'amore, era piuttosto lontano dal quel pessimismo esistenziale che era caratteristico del suo autore, ma consentiva la definizione di un ritratto femminile molto particolare. La fonte letteraria della Iolanta aveva interessato il musicista già da diversi anni: era il dramma Kong Renés Datter (La figlia di re René) del poeta danese Henrik Hertz, ispirato a sua volta ad un racconto di Andersen, rappresentato per la prima volta al teatro reale di Copenhagen nel 1845 e approdato anche in Russia. Il compositore lo lesse nel 1883 e ne rimase subito colpito per la poesia, l’originalità e l’abbondanza dei momenti lirici; ma lo stimolo a trasformarlo in opera venne da una sua rappresentazione al teatro di Mosca nel 1888; fu allora che il musicista lo proposte al direttore dei teatri imperiali, Ivan Vsevoloskij. Dopo il trionfo della Dama di Picche nel 1890, che insieme all’Eugenio Oneghin costituisce senz’altro il massimo capolavoro del suo teatro, Ciaikowsky ebbe la commissione da parte dei teatri imperiali, insieme all’incarico di comporre un nuovo balletto, che sarà il celebre lo Schiaccianoci. Entrambi gli spettacoli sarebbero stati rappresentati nella stessa serata. Librettista per l’opera fu il fratello del compositore, Modest, che aveva già steso il testo della dama di picche; il musicista si dedicò al suo lavoro con grande dedizione, nonostante il gravoso impegno di una tournèe negli Stati Uniti nel 1891. Infine Iolanta e Lo Schiaccianoci andarono in scena al teatro Marijinskij il 6/18 dicembre 1892 , alla presenza dello zar che non risparmiò i complimenti. Tra l’altro, l’opera piacque più del balletto; ma mentre questo diventerà popolarissimo, Jolanta non entrerà in repertorio neppure in Russia e sarà raramente eseguita all’estero. Anche la critica non fu affatto benevola : in particolare Rimsky-Korsakov trovò carente l’orchestrazione . Certo si tratta di un’opera abbastanza anomale nella produzione del compositore: il soggetto non affonda le sue radici nella tradizione nazionale o letteraria russa, come le altre opere; inoltre mancano i grandi squarci melodici propri di altre partiture, sia operistiche che sinfoniche. L’azione è quasi assente e si definisce soprattutto attraverso i percorsi psicologici dei personaggi. Una partitura, insomma, che rientra nel clima culturale del Decadentismo, caratterizzata da un tessuto orchestrale effettivamente anomalo per il compositore e molto curato nei dettagli: Spetta ad esempio proprio all'orchestra il compito di attuare uno dei cardini della drammaturgia dell'opera, la dicotomia Oscurità/Luce.
Per quanto concerne i personaggi, Iolanta, con il suo fraseggio lirico ed attentamente cesellato, non è poi molto distante da eroine tormentate come Tatjana (Evgenij Onegin) oLiza (La dama di picche), sia nella sua aria iniziale che nel suo arioso: è questa la pagina che chiude il grande concertato lento che precede il finale. Gli altri personaggi sono staticamente definiti ciascuno da un'aria. I due cavalieri vengono descritti in netta antitesi (amore carnale contro amore spirituale), con due pagine che si susseguono direttamente: a Robert viene affidata un'aria brillante ed entusiastica, affine alle romanze da salotto, in cui Chaikovsky eccelleva; l'aria di Vaudémont, invece, si mantiene su tinte delicate e suadenti. Il re, dal canto suo, viene definito con la modalità ieratica e lamentosa tipica di tante parti di basso della letteratura russa.
La scena, che il libretto ambienta in un castello di caccia della Provenza di fine ‘400, tra roseti e dame e cavalieri, è stata trasfigurata dallo scenografo Boris Kudlička in una stanza dalle pareti aperte, con appesi i teschi dei cervi uccisi, circondata da un bosco spettrale dove gli alberi sono sradicati: una metafora della condizione di Iolanta, la figlia del re René, che «vive celata in questo luogo con la sua vecchia nutrice [...] quasi dal giorno della sua nascita», come cantano il guardiano del castello e la moglie. Una prigione dorata, un castello inaccessibile se non a persone autorizzate e avvertite che «in sua presenza occorre guardarsi dal menzionare la luce e la bellezza di tutto ciò che vedono i nostri occhi».
A cambiare il mondo di Iolanta la quale non sa di essere cieca e non conosce l’esistenza del senso della vista e che è tenuta letteralmente - è proprio il caso di dirlo - all’oscuro di tutto, è il giovane cavaliere Vaudemont che riesce a entrare di nascosto nelle sue stanze. Chiedendo come pegno d’amore una rosa rossa e ricevendone una bianca, Vaudemont comprende la sua cecità le rivela l’esistenza della luce e dei colori, sconvolgendone la vita. Il re condanna a morte il cavaliere, che si dichiara pronto a sposarne la figlia, mentre un medico arabo cerca di curarla. L’amore per il giovane rende efficaci le cure, donandole la vista e permettendole di sposarlo.
La trama si presta a una serie di intrecci psicologici e interrogativi inquietanti: la segregazione imposta alla giovane con il pretesto di proteggerla dal mondo esterno, la mistificazione della realtà con il pretesto dell’amore, l’alienazione dei rapporti tra padre e figlia sono elementi che vengono approfonditi dalla regia e suggeriti dalla scenografia.
Iolanta(Иоланта) Opera in un atto
Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij
Libretto di Modest Il'ič Čajkovskij tratto dal dramma in versi Kong Renés Datter (La figlia del re René) di Henrik Hertz
Allestimento del Metropolitan Opera House e Teatr Wielki Opera Narodowa
Cantata in russo con sovratitoli in italiano e inglese
Artisti
Direttore Stanislav Kochanovsky
Regia Mariusz Treliński
Scene Boris F. Kudlička
Costumi Marek Adamski
Luci Marc Heinz
Video Bartek Macias
Coreografie Tomasz Wygoda
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Personaggi e Interpreti
Re René Alexei Tanovitksi
Iolanta Victoria Yastrebova
Robert Mikołaj Zalasiński
Vaudemont Vsevolod Grivnov
Marta Mzia Nioradze
Brigitta Maria Stasiak
Laura Irina Zhytynska
Almerique Mateusz Zajdel
Ibn-Hakia Elchin Azizov
Bertrand Federico Sacchi
Date
Giovedì 28 aprile, ore 20:00
Sabato 30 aprile, ore 15:30
Martedì 3 maggio, ore 20:00
Giovedì 5 maggio, ore 20:00
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