Teatro

Leggero, sobrio e divertente, La Buena Onda di Rocco Papaleo e Giovanni Esposito travolge la Pergola di Firenze

di Tommaso Nuti

Leggero, sobrio e divertente, La Buena Onda di Rocco Papaleo e Giovanni Esposito travolge la Pergola di Firenze

È proprio vero che quando viene intrapreso un viaggio, che sia di sola andata o che sia compreso il ritorno, si dimentica tutto e si archiviano ricordi e storie passate; si mettono da parte i gli scenari cupi e ci si apre all’avventura, alla scoperta del nuovo.

Proprio l’avventura è il tema centrale dello spettacolo portato in scena e diretto da Valter Lupo, con Rocco Papaleo e Giovanni Esposito punte di diamante di una storia che non necessita di una trama ben precisa, ma fa dell’equilibrio fra sorrisi e parole la sua forza recitativa.

Il pubblico, che per poco non riempie a pieno il teatro fiorentino alla prima di “Buena Onda”, viene comunque messo subito al centro dell’attenzione dagli attori e dalle persone dello staff vestite da marinai, che aprono le porte e si dedicano a far sedere gli ospiti, intrattenerli con foto e qualche battuta.

Entrare in teatro è come salire su una vera e propria nave da crociera, con il comandante Ruggero Chiaromonte (interpretato da Giovanni Esposito) e dal capo del gruppo di intrattenimento della vacanza Gegè Cristofori (Rocco Papaleo). Il pubblico accetta il “mood” della storia, fra malinconia e autoironia dei personaggi e quando si salpa sulla Buena Onda, lo stato d’animo degli attori entra in quello dello spettatore, alternando così un ritmo lento a battute vivaci e frizzanti.

Brandelli del film “Onda su Onda” (uscito recentemente al cinema) sono riportati sul palco teatrale, con addirittura gli stessi nomi dei personaggi.

Sia a cinema che a teatro tutto è molto organizzato – confessa Rocco Papaleo in un intervista rilasciata pochi giorni prima della rappresentazione – ma è l’atteggiamento che chiede libertà, il modo di interagire con chi divide i progetti con me”.

Libertà è il litemotiv di “Buena Onda”: l’interazione con il pubblico riesce perfettamente e fa da motivo conduttore dello spettacolo con attori e musicisti che si dedicano all’intrattenimento e al coinvolgimento di chi li guarda e li ascolta attivamente e con il sorriso stampato sul volto.

Grazie al preziosissimo aiuto dei quattro musicisti (che suonano dal vivo) alle spalle di Papaleo ed Esposito,  Francesco Accardo (chitarra), Jerry Accardo (percussioni), Guerino Rondolone (contrabbasso), Arturo Valiante (pianoforte), viene portato il tema del jazz sul palco: è grazie alla musica che si sviluppano le storie raccontate dal comandante e dal cantante/intrattenitore, storie che si alternano fra motivi di riflessione e testi di artisti (come le canzoni Roxanne dei Police o Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, o San Martino di Giosué Carducci) riadattate in dialetto lucano (stretto, molto stretto con effetto spiritoso).

Il pubblico reagisce molto bene alla sdrammatizzazione dei capolavori in questione e condivide il momento di libertà che gli attori si concedono.

Sulle note ricorrenti di It’s wonderful di Paolo Conte si scioglie il nodo dell’atto recitativo in sé, per dare spazio ad un vero e proprio teatro – canzone che libera parole e musica,

Importante e di affascinante rilievo è il riadattamento della favola “La Cicala e la Formica”: grazie ad una base musicale in stile blues, Gegé Cristofori narra le gesta lavorative della formica e dell’indifferenza della cicala difronte alle intemperie, dedita solo al canto e al divertimento. Quando però l’inverno è alle porte la formica ha di cui nutrirsi e (naturalmente riadattato con un tono semplice e scherzoso in chiave moderna da Rocco Papaleo) ha a disposizione un comodo riscaldamento all’interno della sua tana, mentre la Cicala soffre la nuova stagione secca e gelida; ma ecco che viene stravolta la storia: la formica con un eccesso di sfarzo rimane colpita da un incendio dovuto proprio al riscaldamento e la Cicala si compiace di ciò dall’esterno, un vero e proprio colpo di… fortuna (per usare un eufemismo, in quanto la canzone parlava di altre parti anatomiche).  

È così che gli attori come azione principale si concedono di godersi lo spettacolo mentre il pubblico canticchia il motivetto della canzone.

Ma la scena che più esalta lo spirito di “Buena Onda” è quella finale, quando gli entertainers accompagnati dal comandante Chiaromonte, ripropongono una vecchia canzone di Papaleo, “Foca”: tutto il pubblico si alzae e stornellando il ritornello del giro di basso sullo sfondo, invitato dagli attori, imita la camminata della foca, in un attimo di divertimento e trasgressione teatrale che sfoggia però in una standing ovation.

La canzone della foca è vecchia, ma è molto importante e mi fa bene – sostiene Papaleo alla fine dello spettacolo – perché è sinonimo di felicità, di autoironia. È importante sciogliere la patina di serietà e sgrossarsi, mettendosi su un piano più basso per godersi meglio ciò che ci viene proposto nella nostra vita quotidiana.

Il viaggio del comandante e della nave da crociera Buena Onda finisce in uno scroscio di applausi da parte di un pubblico che ha concretamente aiutato a costruire uno spettacolo leggero, sobrio e  diretto, divertente. Rocco Papaleo e Giovanni Esposito rompono la bottiglia di champagne sulla loro imbarcazione e cavalcano l’onda con ritmo lento ma efficace, spensierato e in fin dei conti, perfettamente centrato.

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