pasticci italici

Affaire Libia: andiamo in guerra, anzi no, forse sì

Dichiarazioni contrastanti, idee poco chiare ma a quanto pare per ora non invieremo truppe di terra ma forse guideremo 6000 uomini in una missione mista di soldati e droni

di Marika Guerrini

Affaire Libia: andiamo in guerra, anzi no, forse sì

Mentre l'Italia si adopra ad organizzare, il già organizzato da oltre un mese, vedi viaggio di Renzi a Washington seguito da Mattarella, una guerra di "difesa" dal Daesh in Libia, del Daesh in Libia non v'è, o dobbiamo dire v'era, che leggera traccia, sì perché  non ci vuol nulla a creare le tracce. Comunque, secondo l'Onu, le milizie del Daesh nel paese mediterraneo, localizzate solo nelle periferie di Bengasi e Derna, nonché a Sirte, in tutto risulterebbero 3500 unità, mentre secondo il governo locale sarebbero 1500. Ovvio che queste cose l'Onu le sussurri e sempre le accompagni concludendo: così ci è stato riferito..., poi fa il nome di turno e omette. In questo caso l'omissione è che a Derna nel 2015 le milizie locali, senza aiuti stranieri, hanno sconfitto e scacciato le forze del Daesh che da allora non sono più riuscite a tornare. Che poi ci venga propinato ora un terrorista ora un altro, ora qua ora là, ora proveniente dall'Europa ora in procinto di imbarcarsi per l'Europa, è gioco di squadra dei servizi segreti tutti, quel luogo è peggio dell'Istanbul del XIX secolo, ve ne sono di ogni genere e provenienza, nonché dei portavoce di Governi, di governanti e così via, in altri termini manovre e menzogne. Manovre e menzogne che possono anche, e lo fanno, procurare azioni violente, attentati eccetera, a conferma dimostrativa plateale della manovra e della menzogna. 
Quindi ora, per avere un quadro leggermente più reale, scorriamo insieme una breve sintesi di ricognizione a mo' di promemoria. 
24 febbraio 2016, Roma, Roberta Pinotti, ministro alla Difesa, circa il via libera dei droni armati statunitensi da suolo italiano, Sigonella: 

"Riguarda solo profili difensivi del personale, di volta in volta discusso e autorizzato da noi, in coerenza con la strategia italiana che punta al coinvolgimento della popolazione locale della lotta al terrorismo". Matteo Renzi le fa eco.

24, febbraio 2016, Roma, alla Camera dei Deputati, Paolo Gentiloni ministro degli Affari Esteri: 

"La soluzione della crisi libica non è in improbabili missioni militari. L'italia sta coordinando gli sforzi di pianificazione per rispondere alle richieste del nuovo governo libico sul terreno della sicurezza... dobbiamo distinguere le attività contro il terrorismo dalla soluzione della questione libica, sono due terreni distinti". Matteo Renzi gli fa eco.

25 febbraio 2016, Roberta Pinotti: "La Libia può essere stabilizzata solo con l'intervento delle forze locali. Un intervento militare di occupazione del paese sarebbe impensabile". Matteo Renzi le fa eco propagatrice e aggiunge: "Iniziativa contro terroristi e potenziali attentatori dell'Isis" e ancora: " la priorità è la risposta diplomatica, ma se abbiamo prove evidenti che stanno preparando attentati, l'Italia fa la sua parte".
28 febbraio 2016, Libia, Tobruk, il Parlamento si riunisce per appoggiare il nuovo governo, causa mancata presenza in aula, il numero legale non viene raggiunto, il Parlamento fa slittare  il tutto a data da destinarsi. 
29 febbraio 2016, in conferenza stampa riportata dal Military Times e il Wall Street Journal, il gen. Ashton Carter, segretario alla Difesa degli Stati Uniti d'America: " L'Italia essendo così vicina (alla Libia) si è offerta di assumere la guida delle missioni contro l'Isis e noi abbiamo già promesso che la appoggeremo con forza. La coalizione entrerà in campo quando si sarà formato un governo libico, speriamo al più presto" poi a proposito del non risultato di Tobruk: "Gli Stati Uniti potrebbero effettuare bombardamenti mirati, come a Sabratha, se l'intelligence dovesse verificare specifiche minacce da parte del Daesh".
1 marzo 2016, Matteo renzi; "preoccupa lo stallo in Libia".
Intanto mentre i mezzi di informazione italiani focalizzano l'attenzione sulle vicende dei migranti, cuore tragicamente pulsante conseguenza di tutte queste sporche manovre, l'Italia invia a Trapani 4 cacciabombardieri AMX ( 51 Stormo di Istrana-Treviso). Dal Golfo di Suez, sul Mediterraneo la portaerei nucleare Charles De Gaulle è già presente, così la Tahya Misr fregata missilistica egiziana armata di missili antiaereo, siluri e cannoni. Unità speciali di terra francesi, Rafale, sono già presenti da giorni e giorni anche se Parigi nega. La gran Bretagna ha inviato unità di terra sul confine con la Tunisia. Per ora, ma solo per ora, sembra che l'Italia non invii truppe di terra, tranne quelle già presenti a protezione Eni, e qui apriamo una parentesi: l'Eni è attore in tutta questa vicenda, un attore significativo come le lobby delle armi, infatti malgrado tutti i disordini di questi anni, malgrado la fine di Gheddafi, l'Eni non ha mai smesso, a tutt'oggi, di essere il primo operatore internazionale nel settore petrolio e gas libico. 
 Ma torniamo alla funzione Italia a cui certo l'ipocrisia non difetta, sì, non invierà per ora truppe di terra ma in compenso guiderà quest'inferno a cui parteciperanno oltre 6000 uomini, a cui si aggiungeranno i droni statunitensi armati, quelle vili macchine che mai e poi mai sono state e potranno essere di precisione, che abbiamo ben conosciuto in Pakistan e Afghanistan, più che altrove, che nascondono anche la mano che le aziona a migliaia di kilometri di distanza, eccetera eccetera, ne abbiamo trattato molte volte. E ci sono grosse probabilità che quest'inferno stia per scatenarsi a meno che non avvenga un vero e proprio miracolo. L'Italia lo guiderà e il comando, secondo voci, sarà del gen. Paolo Serra, consigliere militare di Martin Kobler, inviato dell'Onu nel paese nord africano, ma già capo missione in Libano e presente in Kosovo e Afghanistan.
Ecco, questa la sintesi di un tutto che non avremmo mai voluto tracciare. Un tutto che non lascia dubbi, che non può non originare un'infinita tristezza anche solo per il fatto che, avendo scelto l'Italia come suolo natio, e conoscendone le potenzialità, non si può non sentirsi responsabili e complici di questi omuncoli a guida del paese. Portare un intero paese a tradire la propria Costituzione, per di più dopo aver giurato su di essa e per essa, portarlo a calpestare la propria Sovranità di Stato, rendere servi e schiavi i suoi cittadini,  minando valori e principi morali collettivi, è quanto di peggiore si possa compiere verso il proprio paese. Una Corte Marziale avrebbe giudicato, in altra epoca, tutto questo in quanto Alto Tradimento, ponendo così fine allo scempio.

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